Riportiamo di seguito l’intervento di Alberto Fragasso, Presidente dell’associazione “Tribunale per i Diritti e i Doveri del Medico” (TDMe) sull’emergenza sanitaria provocata dal Coronavirus. Di seguito la nota integrale.
L’attuale epidemia di Covid-19 pone drammaticamente all’attenzione delle istituzioni e della società civile prioritariamente problematiche in ordine alla tutela della salute. E’ emerso in questi giorni, come peraltro prevedibile, un rischio infettivo particolarmente significativo per alcune categorie professionali, ovvero medici, infermieri, operatori della sanità, forze dell’ordine ed in genere lavoratori che continuano ad operare a contatto con il pubblico. Tale rischio purtroppo in alcuni casi si è tradotto in una patologia ad esito fatale. In tale contesto il rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro è assolutamente necessario. Dai media ma anche dalle stesse istituzioni pervengono quotidianamente segnalazioni di carenza dei dispositivi di protezione individuale (DPI), ovvero mascherine, guanti, occhiali, camici impermeabili, necessari per l’assistenza e le cure di pazienti infetti o sospetti tali. Ne consegue un rischio di contagio fortemente elevato per gli operatori che, a loro volta, possono diventare veicolo di infezione per gli assistiti. In ospedale particolarmente gravi le possibili conseguenze per pazienti fragili, con affezioni onco-ematologiche o comunque immunodepressi. Anche nella nostra realtà si stanno verificando casi di contagio di medici ed infermieri all’interno delle strutture ospedaliere e, contestualmente, si registrano carenze nella disponibilità di DPI. Non mancano problemi per i test diagnostici (i tamponi nasofaringei). Attualmente è in atto un ampio dibattito nella comunità scientifica circa l’opportunità di ampliare la platea dei soggetti da testare. Ricordiamo che secondo le direttive OMS del 16 marzo 2020 vanno testati i contatti sintomatici di casi probabili o accertati di Covid-19 e, solo in un contesto ospedaliero, i contatti del paziente malato anche in assenza di sintomi. Ben vengano, comunque, cento test in più se in grado di evitare anche un solo ricovero in rianimazione; tanto non solo per motivi etici, ma anche di economia sanitaria (1 test costa 12-18 euro, un giorno di ricovero in terapia intensiva anche più di 3000 euro). La nostra associazione, che ha come finalità la tutela degli interessi professionali, morali e giuridici dei medici, sollecita le istituzioni dei nostri ospedali affinché si provveda congruamente alla tutela degli operatori sanitari perché possano lavorare in sicurezza. I medici combattono in trincea; nelle retrovie ci si deve adoperare per procurare le armi e le risorse necessarie.
La nostra associazione seguirà con attenzione l’evolversi degli eventi, sempre pronta ad offrire il proprio contributo. Un abbraccio virtuale a medici, infermieri, forze dell’ordine e a tutti coloro che a vario titolo sono impegnati in questa battaglia.