Coronavirus, le proposte del gruppo di lavoro Salute di “La Basilicata Possibile”.
Il relativo vantaggio di cui abbiamo potuto godere a seguito del ritardo della comparsa dell’infezione nella nostra regione, rispetto alle regioni del nord, potrebbe essere vanificato da una gestione non sistematica della crisi: non basta fare l’impossibile, bisogna fare di più e, soprattutto, gestire al meglio le risorse e programmare per non farsi trovare impreparati agli avvenimenti che potrebbero intervenire nelle prossime settimane.
Per prima cosa va assicurata la trasparenza e la tempestività delle informazioni da parte della task force regionale, non solo al fine di informare la popolazione, quanto, soprattutto, di infondere sicurezza e fiducia a rinforzo delle raccomandazioni e limitazioni imposte (purtroppo il cittadino è costretto a sopportare una serie di limitazioni alle libertà individuali più elementari e la lontananza delle istituzioni potrebbe innescare comportamenti non consoni alla gravità del momento)
Un punto di forza, per la Basilicata, è dato dal numero limitato di abitanti e dalla relativa bassa prevalenza di soggetti positivi al virus. Inoltre la attuale situazione di isolamento della regione può permettere esclusivamente la circolazione del virus all’interno delle nostra comunità.
Il basso numero degli abitanti permette di intraprendere una politica di diagnosi più estesa con una ricerca degli asintomatici nelle popolazioni a rischio.
Inoltre ciò permette anche di sperimentare modelli originali, a tal proposito proponiamo di affiancare alla task force uno o più epidemiologi che abbiano fatto esperienza in zone endemiche per malattie infettive (e.g. emergency) come hanno fatto molte regioni del nord, o di implementare terapie farmacologiche sperimentali.
A questo proposito, considerato che l’unica terapia (EBM – Emergency based medicine) della COVID-19 è l’assistenza ventilatoria e terapia delle complicanze, ci si chiede quali protocolli farmacologici si stanno mettendo in pratica nella gestione terapeutica dei pazienti sintomatici e se si sta partecipando a protocolli AIFA.
PRESUPPOSTI FONDAMENTALI
1. Approntare, quanto prima, un inventario accurato delle strutture e dei presidi necessari (DPI, tamponi, ventilatori, etc.)
2. Approvvigionamento di DPI sufficienti ed adeguati per tutti (dove sono finiti milioni di mascherine distribuiti alle regioni e quelli acquistati dalle aziende sanitarie?)
3. Elaborare linee guida e protocolli chiari per tutte le categorie (cittadini che stanno a casa, cittadini che lavorano, volontari, operatori sanitari, soggetti positivi asintomatici, soggetti positivi sintomatici)
4. Le azioni proposte dovrebbero venir intraprese gradualmente, man mano che si implementino gli strumenti diagnostici e di protezione individuale
5. Come affermato dai maggiori esperti della materia la battaglia contro il coronavirus si vince sul territorio, operando, con la limitazione dei contatti, la individuazione dei soggetti asintomatici e la gestione ottimale dei pazienti paucisintomatici e dei loro contatti e dei loro conviventi.
6. Informare ma, anche, formare la popolazione relativamente alle corrette azioni di prevenzione e all’uso corretto delle mascherine
7. Assicurare la consegna Porta a porta per gli anziani ed i soggetti fragili
8. Coordinamento del volontariato in un’unica regia
9. Implementare la task force con altre figure professionali e volontariato
INDIVIDUAZIONE DEI PORTATORI
Le basi scientifiche sulle quali dobbiamo lavorare ci provengono dai modelli sud coreani e, in Italia, dall’unico luogo nel quale è stato effettuato uno screening a tappeto, cioè Vo Euganeo. Tali dati dimostrano che i portatori “sani” rappresentano un numero di almeno 5 volte superiore ai sintomatici. Quindi a fronte di circa 100 casi diagnosticati (non dimentichiamo però che numerosi sintomatici non vengono testati) abbiamo almeno 800/1000 positivi, che sono mine vaganti e la cui contagiosità non è ancora dimostrato che sia inferiore ai sintomatici.
PROPOSTA
· ampliare il criterio con il quale vengono effettuati i tamponi.
· individuare (anche tra i privati) altri laboratori
· no tamponi a tutti, indiscriminatamente, ma estendere i tamponi a tutti i sintomatici anche senza anamnesi chiara di contatto e, in caso di positività, a tutti i conviventi e ai contatti, con particolare attenzione ai comuni che hanno evidenziato focolai di infezione;
· tamponare tutte le categorie a rischio (con priorità per tutti i sanitari e gli operatori che con loro vengono a contatto, volontari croce rossa protezione civile etc., farmacisti, operatori addetti al front office)
· i conviventi di positivi, in isolamento anch’essi, saranno sottoposti a tamponi seriali (settimanali o in caso di sintomi)
· i tamponi potranno essere effettuati a domicilio per i pazienti sintomatici, per i loro familiari e per i familiari dei positivi, in strutture apposite per il personale sanitario, i volontari e i lavoratori a rischio (pretriage o altre strutture dedicate)
Dopo aver individuato i portatori bisogna affrontare il problema della quarantena:
1. presso il domicilio: isolamento domiciliare anche dei conviventi che vanno sottoposti a tamponi seriali assicurando gli approvvigionamenti;
2. presso strutture preposte (sono già state individuate?): convenzione con strutture alberghiere e B&B dotati di stanze e/o di miniappartamenti diffusi sul territorio, servite da volontari per l’approvvigionamento del cibo e dei farmaci
PAZIENTI PAUCISINTOMATICI
A seconda della situazione logistica (dimensioni dell’appartamento, convivenza con soggetti ad altissimo rischio, numerosità delle persone che abitano l’appartamento, possibilità di isolamento domiciliare, presenza di un unico bagno) e della scelta volontaria del paziente, potranno soggiornare presso il domicilio o presso le strutture individuate
A DOMICILIO
· Dotare i familiari di DPI
· I paucisintomatici senza fattori di rischio (inferiori a 60 anni, non patologia associata) verranno monitorati telefonicamente con cadenza quotidiana dai medici di famiglia.
· I paucisintomatici con fattori di rischio saranno, in più, dotati di saturimetro e visitati, con cadenza almeno bisettimanale o, al bisogno (dai medici di famiglia e/o dalle US-COVID)
NELLE STRUTTURE
· Se accompagnato da un familiare dotato di DPI verranno sistemati in miniappartamenti
· Se soli saranno sistemati in stanze singole
· L’approvvigionamento di farmaci, alimenti etc. verrà assicurato dai volontari
· I medici di base (in raccordo con le Unità Speciali Covid-19 di recente istituzione) dovranno farsi carico dei pazienti, anche se non sono propri assistiti, con le stesse modalità del domicilio
Sia a domicilio che nelle strutture si potrà prevedere l’accesso di un ecografista esperto per effettuare ecografia polmonare che, anche se meno della TAC, ma molto più della RX dà preziose informazioni sulla insorgenza di polmonite interstiziale.
PAZIENTI CON SINTOMI INGRAVESCENTI O GRAVI
· Ricovero
OSPEDALE
Fondamentale operare perché non accada, come per molti ospedali lombardi, che gli stessi diventino fonte di diffusione e propagazione della infezione. A tal proposito si dovrebbero isolare al meglio i pazienti COVID evitando che i pazienti accedano, per indagini diagnostiche o per trasferimenti dal reparto infettivi alla terapia intensiva, a luoghi frequentati da altri pazienti o da visitatori (corridoi, zone comuni, etc.). L’ideale per operare al meglio in tal senso sarebbe stato individuare ospedali dedicati, esclusivamente, ai pazienti covid oppure dedicare un padiglione solo a questi malati.
Pazienti dimessi non ancora guariti
Dovranno essere sistemati in reparti o in strutture dedicati, prima del rientro al proprio domicilio, che avverrà dopo i due tamponi negativi, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro.