“Presidente Bardi non può consentire tutto ciò. Disorganizzazione, incompetenza del managment della sanità lucana sono ormai evidenti a tutti. Non si può continuare a tenere tutto come prima. Si assumano le determinazioni conseguenti”.
“Le denunce che si stanno susseguendo in questi giorni, tra tamponi negati e ricoveri non disposti, testimoniano il corto circuito che si è insinuato nella sanità lucana e che ha origine non solo nell’oggi, ma anche in scelte passate”. È quanto afferma il segretario generale Cgil Basilicata Angelo summa sull’emergenza Covid 19 in Basilicata. “Quello che sta accadendo nella nostra regione – afferma – è la dimostrazione tangibile che l’azione portata avanti in questi anni dalla Cgil non era un impavido vaneggiare, ma una rivendicazione e una denuncia fondata e ancorata a circostanze e fatti reali.
La verità è che la Regione, a tutti i livelli, pur avendone tutto il tempo, non ha pianificato nulla per tempo rispetto all’emergenza Covid 19 e la disorganizzazione nella gestione sanitaria ha ormai superato i limiti di guardia.
Il dato più emblematico – continua Summa – è quello dei decessi, 11 ad oggi, che rispetto al numero dei contagi e dei ricoveri complessivi è sproporzionato. La nostra regione è, per di più, quella che ha la percentuale più alta di pazienti che finiscono in terapia intensiva. Se la maggior parte di quanti vengono ricoverati evolve negativamente, ciò significa che non ha ricevuto le prime cure e dimostra che non è stata organizzata nessuna rete di monitoraggio e di cura.
Ed in questo emergono tutte le responsabilità di chi dirige le strutture sanitarie lucane, dall’azienda ospedaliera San Carlo, che gestisce ben cinque nosocomi, (Potenza, Melfi, Lagonegro, Villa D’Agri e Pescopagano) alle aziende sanitarie di Potenza e Matera, che non hanno messo in campo alcuna concreta azione, al di là dell’invio di protocolli formali, di gestione dell’emergenza sul territorio attraverso un effettivo monitoraggio domiciliare dei pazienti.
Nessun protocollo sanitario che prevedesse un chiaro raccordo tra i medici di medicina generale e le strutture – denuncia il segretario generale – solo timidi tentativi di ampliare i laboratori per la processazione dei tamponi senza pensare di attivare specifiche convezioni con i laboratori privati per aumentare significativamente il numero dei tamponi da processare, evitando di arrivare allo scempio di dover attendere più di dieci giorni per conoscerne l’esito.
Nessuna mappatura delle figure e delle persone più esposte e fragili a partire dalle case di riposo, al cui interno non sappiamo cosa succede, nulla sulla situazione dei vari operatori, nulla sullo stato dei circa tremila ospiti, come pure nulla emerge e si conosce sulle strutture residenziali convenzionate.
Un grande caos avvolto in un voluto silenzio dettato da una informazione “controllata”, un silenzio scardinato solo dal grido di denuncia di chi vive in prima persona la deriva di questo difficile tempo.
E poi c’è un lunghissimo elenco di responsabilità del direttore generale del San Carlo che partono dall’autorizzazione, in piena emergenza Covid, ai comandi per gli anestesisti, al mancato approvvigionamento di tutti i dpi (mascherine, tute, schermi facciali, camici idrorepellenti, divise monouso) con il risultato – aggiunge Summa – che gli operatori hanno lavorato senza le adeguate protezioni con tutto ciò che ne è conseguito. Basta vedere il caso dell’ospedale di Villa d’Agri in cui il personale si è contagiato per la mancanza di dispositivi di protezione individuali, tant’è che il direttore del San Carlo ha fatto il primo ordine solo successivamente, il 17 marzo, per di più acquistando mascherine a 100 euro cadauna neanche conformi (dispositivi che si utilizzano in verniciatura) come è venuto alla ribalta in questi giorni, in cui pare la direzione stia trattando per rivenderle al corpo dei Vigili del fuoco, mentre ha effettuato l’ordinativo di ventilatori solo il 27 marzo.
Fatti che evidenziano i tratti di una gestione burocratica dell’emergenza da parte della task force e delle direzioni aziendali con gravissime responsabilità del management che sta portando allo sfascio la sanità lucana.
Uno sfascio – riprende il segretario della Cgil Basilicata – frutto di scelte politiche del passato, a partire da una riorganizzazione sbagliata per arrivare a nomine di commissari senza che ve ne fossero i presupposti fino alle nomine fioccate in regime di prorogatio e all’adozione di atti di valenza generale con cui si è intervenuti sulle aziende sanitarie con un ultra-attivismo senza precedenti che ha ipotecato il futuro della sanità lucana. Questi sono i fatti che abbiamo sempre denunciato, pur nel silenzio circostante, e che oggi sono alla radice dei vuoti e delle inadeguatezze di oggi.
Di fronte alla palese illegittimità di quelle nomine avevamo chiesto di dichiararle nulle e procedere al commissariamento, per restituire autorevolezza e credibilità alla sanità lucana. Lo si faccia adesso, si rimuovano tutti i burocrati che hanno già determinato vuoti e guasti enormi di cui dovranno rendere conto alle autorità competent”.
Da qui l’appello al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi: “Serve cambiare ora. Si rafforzi ulteriormente la task force con personalità di comprovata esperienza e competenza, si agisca in nome della trasparenza rendendo pubblici tutti i dati e le informazioni, a partire dai tamponi fatti a personalità pubbliche, dirigenti vari e politici.
Ci dicano a chi e a quale titolo sono stati fatti e chi li ha autorizzati visto che in tanti, comuni mortali hanno atteso invano tamponi per giorni, rispetto a chi anche non avendo alcun sintomo ha avuto il privilegio di averlo subito.
Ci dicano quale è il numero degli operatori sanitari contagiati, si diano direttive chiare ai medici di famiglia su come operare e come effettuare le cure da protocollo domiciliare. Si estendano i tamponi a chiunque si trovi in condizione di sospetto contagio.
Basta con questa politica di austerità dei tamponi – conclude Summa – Si faccia subito una convenzione con tutti i laboratori pubblici e privati ed accreditati affinché si possano processare più tamponi possibili e si attrezzino con immediatezza le strutture sanitarie con le giuste apparecchiature, si richiamino i medici specialisti pneumologi e rianimatori anche in pensione e si facciano subito le nuove assunzioni in deroga. È finito il tempo dei burocrati, i lucani si aspettano risposte concrete e immediate a tutela della loro salute”.
Potenza, 3/4/2020