Sull’isolamento sociale da coronavirus, argomento che sta condizionando la vita di tutti gli italiani, riportiamo di seguito il nuovo intervento del gastroenterologo materano Nicola D’Imperio, già primario all’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2014.
Di seguito la nota integrale.
Coronavirus, Nicola D’Imperio: “L’isolamento sociale per la pandemia è davvero utile? Quanto tempo può durare?”
Nelle prossime righe esprimo il mio parere, come medico e studioso, su quello che è divenuto un messaggio ossessivo: “se volete superare questo contagio dovete stare a casa!”
L’unica pandemia che nel secolo scorso è paragonabile a quella attuale, da cui si può trarre qualche insegnamento pur essendo i tempi molto diversi, è quella denominata Spagnola, dovuta a un virus influenzale N1H1, che fece 500 milioni di contagiati su una popolazione mondiale di 2 miliardi di abitanti e 50 milioni di decessi e durò dal marzo del 2018 sino ai primi del 2020, con ondate di esacerbazioni.
E’ dimostrato sin da allora e ancora prima dalla grande peste nera del 1340 che l’isolamento sociale è utile nel combattere la pandemia; il Decamerone di Boccaccio è una raccolta di novelle narrate da ragazzi che si erano autoisolati nella campagna fiorentina. Anche il Manzoni parla di porte che, durante la peste di Milano del 1630, venivano inchiodate dai decurioni della città per isolare famiglie intere ammalate di peste bubbonica e, sempre il Manzoni, racconta che dopo una grande processione in cui si portarono in giro per Milano le spoglie di San Carlo perché il contagio cessasse, questo, al contrariò, ebbe una ulteriore esacerbazione a causa della moltitudine di gente che si era incontrata nel corso della manifestazione religiosa. L’isolamento sociale è utile perché riduce l’altezza del picco e spalma i casi nel tempo e lo stesso picco si manifesta più tardi e con ammalati meno gravi in modo tale da permettere alle strutture sanitarie di ridurre la pressione e adeguarsi alle esigenze crescenti; questo significa tempi più lunghi della normale evoluzione del contagio.
Per isolamento sociale si intende l’adozione di tutta un serie di provvedimenti che impediscono la diffusione del virus diminuendo i rapporti sociali, quindi: l’isolamento dei pazienti, la ricerca e l’isolamento dei contatti avuti dal paziente, la ricerca degli asintomatici portatori di virus (che sono la fonte più importante di diffusione), l’evitare qualsiasi assembramento e di conseguenza la chiusura di locali pubblici, scuole, l’abolizione di manifestazioni sportive e, ovviamente, se, con un provvedimento a pioggia, tutti se ne stanno a casa, tanto meglio!
Oltre all’isolamento sociale ci sono anche delle rigorose regole igieniche che permettono di contenere il propagarsi dell’infezione:
– lavarsi bene le mani per 1 minuto numerose volte al giorno e tutte le volte dopo aver toccato una qualsiasi superficie (specie le maniglie delle porte, le ringhiere, i passamani, ecc,).
-Evitare di toccare con le mani le possibili vie di ingresso del virus (bocca naso e congiuntiva)
– mantenere una distanza di sicurezza l’un altro non di 1 metro, ma io consiglio di almeno 2 metri.
(Voglio ricordare, a titolo di curiosità, che quando, durante la peste di Milano del 1630, Renzo Tramaglino che era già guarito, si recò da un fornaio per comprare due pagnotte queste gli furono date con delle lunghe pinze e le monete, sempre passate con le pinze, erano state immerse, dal formaio, in un recipiente che conteneva acqua e aceto.)
– Usare mascherine idonee (per la gente normale sono sufficienti quelle chirurgiche fatte di normale cotone spesso a triplo strato) che però debbono essere indossate nel modo giusto per coprire naso, bocca e debbono aderire bene al viso senza lasciare spazi tra mascherina e cute, specie lateralmente. Io consiglio, per la gente comune, quelle di cotone a tre strati, che possono essere costruite facilmente anche in casa e ho diffuso dei whatsupp con le relative istruzioni, inoltre tutte le sere possono essere lavate a 90 gradi con ipoclorito di sodio. Il problema delle mascherine di carta normalmente usate dalla gente è che vengono cambiate di rado, se non addirittura mai, e diventano controproducenti, dei veri e propri terreni di coltura per batteri e virus. Queste di cotone si possono lavare tutte le sere.
-Usare guanti monouso sempre quando si è a contatto col pubblico (casse, farmacie, vendita di generi alimentari, ecc.) e tutte le volte che si esegue un’operazione i guanti vanno cambiati o almeno detersi con soluzione antisettica (basta il normale alcool etilico a 95 gradi). Non solo l’esercente deve indossare i guanti ma anche il cliente perché potrebbe contagiare o essere contagiato nel passaggio dall’esercente a lui.
Purtroppo andando in giro negli uffici, farmacie, negozi di alimentari o mercati coloro che rispettano le regole sono molto pochi, ma non certo per colpa loro, ma perché nessuno gliele ha insegnate. Ho visto di tutto: improbabili mascherine unte e stropicciate usate da chissà quanti giorni senza essere state mai cambiate, mascherine portate in modo da scoprire il naso o addirittura alla gola che lasciano scoperti bocca e naso e sono un semplice simulacro senza alcuna funzione, altre aperte lateralmente, altre toccate in continuazione sulla superficie esterna. Per non parlare dei guanti! Ho visto guanti stinti o divenuti giallo sporco a furia di essere usati; nessuno se li toglie dopo ogni contatto, né tantomeno se li disinfetta.
Basta guardare per le strade o alcuni servizi in televisione che chiaramente si notano assembramenti nei mercati e per le strade, addirittura alla mensa della Charitas a Roma, e per di più molti senza mezzi di protezione individuali.
Costringere la gente a subire una reclusione domiciliare con tutte le conseguenze psicologiche e sociali che questo comporta non serve a nulla se poi quandola gente va fuori per fare la spesa o in farmacia o in banca deve correre il pericolo di contagiarsi.
E poi per quanto tempo i nostri governanti credono che si possano tenere agli arresti domiciliari 60 milioni di persone? Ricordo che, come ho detto prima, l’isolamento sociale serve per appiattire la curva, cioè la pandemia si diluisce nel tempo, diventa meno aggressiva e intanto i presidi sanitari pubblici si preparano, ma questo significa posticipare la completa soluzione del problema. Ci vorrà almeno un anno prima di risolvere completamente la pandemia e ricordiamo che ancora più pericolose sono le ondate di ritorno! Durante la spagnola la seconda ondata dopo che, d’estate, il problema sembrava quasi risolto, si ebbe tra settembre e novembre del 1918 con una quantità di contagi e un tasso di mortalità molto più elevato e questa seconda ondata colpì la fascia più giovane, tra i 15 e i 35 anni.
Un ipotetico futuro vaccino sarà pronto verso la fine dell’anno, dopo bisognerà preparare almeno 2-3 miliardi di dosi, distribuirle, ecc., quindi lo avremo disponibile tra un anno! In tutto questo periodo non si potrà abbassare la guardia!
Ma non penseranno di tenere agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani per un anno, oppure un mese si e uno no, oppure concedere a qualcuno una vacanza premio?
Ci sono studi autorevoli che hanno dimostrato una vera e propria “sindrome da isolamento sociale” che comporta depressione o, al contrario, aggressività, diminuzione delle capacità cognitive, peggioramento o manifestazioni cliniche di Alzheimer (per accumulo di sostanza amiloide nel cervello), aumenta l’incidenza di ictus, di infarti, di malattie metaboliche, obesità, aumenta il consumo di alcol e tabacco con tutte le relative conseguenze.
Per non contare i danni enormi all’economia causati dal blocco di tutte le attività produttive, che, dopo un anno ci avrà fatto tornare indietro di molti decenni!
Qual’ è la soluzione di queste gravi conseguenze dell’isolamento sociale, o almeno cosa può ridurre i danni?
Innanzitutto insegnare a tutti la prevenzione e ripeterlo sino all’esasperazione con video pratici trasmessi decine di volte al giorno per televisione, con spot di tipo igienico sanitario sul: lavarsi le mani almeno 10 volte al giorno per 1 minuto, non toccarsi bocca, occhi e naso, sull’uso corretto della mascherina, insegnare a chi non ce l’ha a farsela in casa, sull’uso corretto dei guanti, sul rispetto delle distanze di almeno 2 metri l’uno con l’altro, sul divieto di assembramento a più di tre persone, sull’obbligo di isolamento sociale per gli ammalati e coloro che sono venuti a contatti con loro, sull’individuazione dei portatori sani. I controlli sul rispetto di tutte e norme (e non solo, come oggi avviene, solo sul non rispetto dell’obbligo di stare a casa) debbono essere eseguiti da tutte le forze dell’ordine, impiegando anche l’esercito, in modo capillare.
Questa sorta di arresti domiciliari per 60 milioni di italiani è il solito provvedimento all’italiana (altro che modello italiano da imitare!), un provvedimento a pioggia, non mirato che stagiàcreando problemi e che non potrà durare a lungo; ma per liberare la gente dalle case è indispensabile che la gente impari le regole e le segua.
Questo è l’ennesimo provvedimento a pioggia effettuato sulla sanità pubblica: negli anni passati, poiché il bilancio regionale veniva assorbito per l’80 % dalla sanità pubblica si sono sempre fatti dei tagli a pioggia con cui si punivano tutti gli operatori sanitari indistintamente, i buoni e i cattivi; perché fare un’analisi dei settori produttivi, o meno, ed operare il taglio dei rami secchi per fare sviluppare quelli buoni costava non solo fatica ma si sarebbe dovuto eliminare chi non si poteva. Negli ultimi giorni sento alcuni politici sprovveduti che, verosimilmente non capiscono nulla di sanità, demagogicamente, affermano che, quando ci sarà la ripresa, la prima cosa da farsi sarà di aumentare i finanziamenti per la Sanità. Per l’amor di Dio l’80% è già eccessivo, non fatelo! Al contrario le direzioni sanitarie costituiscano dei team specialistici di studio che rivedano i criteri attuali di valutazione delle singole strutture sanitarie e che, obiettivamente, senza condizionamenti e clientelismi, promuovano lo sviluppo ulteriore di medici ed infermieri, di unità operative che lavorano e producono una buona sanità ed il benessere del cittadino e sappiano tagliare i molti rami secchi improduttivi.
Io spero che questo appello di libertà per 60 milioni di italiani oraagli arresti domiciliari nelle case che abbia, come controparte,lo studio e il rispetto rigoroso delle altre regole di isolamento sociale, venga accolto al più presto, questo preverrà altri problemi e apporterà qualche sollievo per l’economia del Paese.