Michele Campanaro e Antonio Santangelo, medici di medicina generale, in rappresentanza della FIMMG di Basilicata fanno il punto sull’emergenza Coronavirus nel nostro Paese partendo dall’immagine del fotografo Fabio Bucciarelli pubblicata sull’ultimo numero del settimanale L’Espresso. Di seguito la nota integrale.
Nel pieno dell’emergenza da coronavirus mi ha profondamente colpito la foto, riportata sopra, tratta dal numero dell’Espresso del 5 aprile, con questa didascalia “il figlio di un anziano sospetto COVID accarezza il padre prima che venga trasportato in ospedale, a Ponte San Pietro (BG)”.
In questa fase l’unità di facciata mostra ogni giorno crepe sempre più evidenti. Sempre dall’articolo dell’Espresso: “L’emergenza si fa burocrazia che indica ai cittadini i metri da percorrere, la compagnia di un bambino o di un cane, in un florilegio di disposizioni, decreti, interpretazioni, spesso in contrasto tra di loro. L’INPS litiga con i cittadini, le regioni litigano con lo Stato centrale, l’Italia litiga con gli altri paesi europei. Il virus distanzia, disgrega e ancor di più lo farà dopo la decisione del governo di prorogare il lockdown.”
In Basilicata, con l’aumento dei numeri dei casi positivi, con l’aumento purtroppo dei decessi, è aumentata oltre misura il livello della polemica con la classica commedia di tutti contro tutti.
E allora ci permettiamo di riflettere a voce alta, cercando di rispondere con i Fatti alle tante, e spesso inutili, Chiacchiere che girano in tutti gli ambienti:
1. Chiacchiere: perché la regione pur avendo avuto oltre 1 mese di tempo dai primi casi di Codogno e Vò non si è preparata adeguatamente? Fatti: la prima necessità per la Basilicata (comune a tutte le regioni del centro-sud) è stata quella di approntare i servizi ospedalieri soprattutto i reparti di terapia intensiva. Ebbene sono stati individuati e potenziati i posti letto della rianimazione dell’Ospedale San Carlo e dell’Ospedale Madonna delle Grazie, sono stati individuati anche gli ospedali COVID per la gestione dei pazienti meno gravi (individuazione che ha sollevato subito critiche da parte di politici vecchi e nuovi). Poi emergendo il dato di una alta percentuale di mortalità rispetto al numero di casi ricoverati, si è riflettuto che forse in Basilicata giungevano in ospedale pazienti già in condizioni critiche e quindi si è deciso di potenziare la capacità di gestione dei pazienti meno gravi sul territorio, come suggerito dalla FIMMG, con l’istituzione delle Unità COVID e la predisposizione di una piattaforma web per la segnalazione dei casi e il monitoraggio delle condizioni cliniche di questi soggetti posti in isolamento. A breve partirà anche un’APP scaricabile sul telefonino o su tablet, forniti in comodato d’uso gratuito dall’ASP, per avviare un sistema di telemedicina per il controllo domiciliare dei pazienti positivi.
2. Chiacchiere: perché non fare tamponi a tappeto? siamo una piccola regione con 560.000 abitanti, che ci vuole? Fatti: in Italia solo il Veneto ha attuato una politica di tamponi a tutti. Questo però è stato possibile grazie all’intuizione del Prof. Crisanti dell’Università di Padova, che davanti alle prime notizie provenienti dalla CINA a fine gennaio (il primo positivo in Italia è datato 21 febbraio) propose al Governatore Zaia (che ha avuto la prontezza di accogliere la proposta) l’acquisto di un enorme quantitativo di tamponi (oltre un milione). La stessa cosa non è successo in Lombardia, ad esempio, dove si è scelto una strada diversa e per certi versi rilevatosi sbagliata, considerato il prezzo pagato in termini di vite umane. Sì in Basilicata si poteva fare diversamente ma ora non è il momento di polemizzare su questo. Oltretutto qualcuno ha provato a fare i calcoli (non economici) sulla possibilità e capacità di effettuare e soprattutto processare un numero enorme di tamponi? In Basilicata dai 50 tamponi giornalieri si è passato ai 250 e forse a breve arriveremo anche a 500 tamponi giornalieri. Orbene, si ha cognizione di quanto tempo occorrerebbe per fare i tamponi a tutti i nostri cittadini? Ebbene 1120 giorni senza contare il numero di tamponi (2 come minimo) necessari per dichiarare guarito un soggetto positivo al COVID-19. Adesso i tamponi, i reagenti sono prodotti richiestissimi non solo in Italia ma in tutto il mondo, per cui l’approvvigionamento non è semplice. Si è in attesa che le sperimentazioni sui test rapidi chiariscano l’attendibilità e l’efficacia degli stessi per poter intercettare soprattutto i pazienti positivi ma asintomatici che, secondo alcuni studi più accreditati, si aggirano intorno al 10 % della popolazione residente (quindi in Basilicata circa 56.000).
3. Chiacchiere: Perché c’è carenza di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per il personale sanitario? Possibile che le Aziende Sanitarie hanno distribuito quantità risibili ai propri medici, dipendenti e convenzionati? Fatti: anche qui vale lo stesso discorso fatto per i tamponi. Nel momento in cui in Italia è la Protezione Civile incaricata dell’approvvigionamento di tutto il materiale necessario è difficile imputare responsabilità oggettive alla Regione e alle Aziende. Il fatto di cronaca del materiale consegnato agli ordini dei medici dalla protezione civile e ritirato immediatamente perché non idoneo la dice lunga sulle difficoltà organizzative. Non ripeto ciò che è facilmente desumibile dalla cronaca nazionale sul fabbisogno di questi dispositivi e sulla reale disponibilità degli stessi. Gli ordini dei medici di Matera e Potenza, la FIMMG (sia nazionale che locale) hanno provveduto a fare acquisti in proprio per dotare i propri medici di un quantitativo minimo di DPI, anche se tutto è sub-judice perché potrebbe succedere che il materiale acquistato (grazie alla sottoscrizione nazionale avviata da FIMMG) potrebbe non passare la dogana ed essere sequestrato dalla Protezione Civile.
In conclusione in questo caos cerchiamo di non perdere la bussola: la regione e le asl facciano ogni sforzo per migliorare la qualità assistenziale ai propri cittadini: le carenze, i ritardi, i disservizi osservati finora siano di sprono per rendere la macchina organizzativa efficiente nel dare risposte ai bisogni dei cittadini; i medici e gli operatori sanitari (con le dovute e necessarie protezioni individuali) facciano fino in fondo il proprio dovere; i cittadini osservino le raccomandazioni delle autorità e la politica faccia la politica, dia gli indirizzi generali, intervenga nella programmazione degli interventi, metta in atto strumenti di controllo e verifica, ma si tenga lontana mille miglia dalla operatività di tutti i giorni, perché foto come quella del fotografo Fabio Bucciarelli dell’Espresso non le vogliamo più vedere.