La febbre “spagnola” a Pisticci, Giuseppe Coniglio: “Oltre duecento le vittime. Il primo dopoguerra tra spagnola, malaria e vaiolo”.
A partire dal settembre 1918 anche Pisticci fu colpita dalla cosiddetta “spagnola” (cosiddetta perché fu un giornale spagnolo ad annunciare la grave epidemia in Europa). Concluso il primo conflitto mondiale, il paese, come tanti altri, cercava con tante difficoltà di risolvere i gravi problemi di ordine economico e sociale e di ricostruire il suo futuro. Pisticci, con una popolazione di 10319 abitanti, aveva pagato il suo tributo di guerra con il sacrificio di 117 militari tra morti e dispersi; 67 tra mutilati ed invalidi. Dodici i decorati al valore: tenenti Antonio Pelazzi, Filippo e Giambattista Lazazzera, Michelangelo Di Tursi, Francesco Paolicelli; sottotenenti Gaetano Giannace; sergente magg. Luigi Di Maggio; sergenti Giovanni Viggiani e Angelo Barbalinardo; aiutante di batteria Giambattista Romano; soldati Francesco Marrese e Francesco Schiuma. Di molti soldati non si conoceva ancora la sorte e i rientri negli anni seguenti erano sempre più rari. Il sindaco Bruni e le Congregazioni di Carità istituirono vari comitati, presieduti dalla pia donna Teresa Grandi, per soccorrere le famiglie più bisognose. Al loro rientro i giovani reduci non riuscirono più ad inserirsi nel mondo del lavoro e per questo formarono associazione di categoria per rivendicare i loro diritti. Con il sostegno delle loro famiglie e di gruppi politici interessati manifestarono più volte con assalti al municipio, protestando anche per l’impiego di soldati austrio-ungarici nel settore agricolo chesottraeva ad essi il lavoro. Disoccupazione, crisi dell’agricoltura, analfabetismo e carestia completavano un quadro generale estremamente preoccupante.Spinto dalla fame il popolo prese d’assalto il granaio comunale, anche per impedire che il grano fosse trasportato altrove. E durante alcuni scontri con la polizia persero la vita due persone. Ad aggravare ulteriormente la situazione il diffondersi in paese della pandemia Spagnola cheprovocò la morte di circa duecento persone, con una punta massima nel mese di ottobre 1918, di cui 81 donne e 69 uomini. Per fronteggiare l’emergenza e rendere più efficiente il servizio sanitario, il comune affiancò ai medici pisticcesi Rogges, Napoli, Di Tursi e D’Alessandro (da poco rientrato dalla guerra) gli specialisti Caldone e Romano. Ma non era ancora finita: nel 1919 vaiolo e febbri malariche causarono altre 32 vittime.