Il Segretario Generale della Feneal Uil di Basilicata, Mino Paolicelli, interviene sulla situazione epidemica del Covid-19 nella Fase 1, scettico della eventuale ripresa delle attività lavorative, ponendo riflessioni e suggerimenti da tenere necessariamente in considerazione, prima che la Comunità Scientifica e il Governo, diano inizio alla Fase 2. In particolare, il Segretario, ribadisce il ritardo della situazione epidemica della Regione Basilicata rispetto a quanto avviene oggi nelle Regioni del Nord, in particolare la Lombardia. Infatti i due poli Ospedalieri della nostra Regione, non possono garantire un numero sufficiente di postazioni in terapia intensiva, se il contagio dovesse assumere proporzioni più estese. Da qui, la necessità di porre attenzione, su quello che potrebbe accadere qualora si dovesse passare all’apertura di siti industriali, senza aver prima raggiunto una condizione di contagi minore nella Regione. Il rischio, sottolinea Paolicelli, è che senza programmazione e valutazione dei rischi, sulle eventuali ripartenze delle attività produttive, si andrebbe incontro ad un peggioramento della contagiosita’ che questo Virus ha dimostrato di saper fare. Tre i punti che devono essere presi in considerazione: il primo è garantire il
contenimento della Pandemia; il secondo è garantire nei luoghi di lavoro il distanziamento sociale tra gli operai, (questo risulta difficile in alcune fasi lavorative dell’industria del salotto); la terza, è legata alla mobilità in itinere, “verso e di ritorno,” dai siti produttivi, alle proprie abitazioni. I Settori che seguiamo, continua il Sindacalista, sono l’edilizia, il Cemento, i Laterizi e le Industrie manifatturiere del mobile imbottito, settori per i quali, senza un’attenta programmazione, si rischierebbe di non poter garantire la salute dei lavoratori interessati e condurre il contagio da Covid-19, a numeri ingestibili ed estesi a moltissimi Comuni della Regione Basilicata nonché delle Regioni Puglia, Campania e Calabria. È noto, infatti, che numerose Imprese Edili provengano dalle Regioni Confinanti alla nostra e che i 2000 lavoratori delle Industrie Natuzzi, risiedano in più di 50 comuni diversi. Si sente forte la voglia di ricominciare a produrre, conclude Paolicelli, ma senza progettazione e valutazione dei rischi, si cadrebbe in un pericoloso peggioramento dell’epidemia, costringendo poi a chiusure ben più gravose rispetto a quelle raggiunte fino ad ora.
Apr 10