La riapertura, a partire da oggi, martedì 14 aprile, delle attività – il cui elenco, particolarmente ampio con l’indicazione dei cosiddetti codici Ateco, è contenuto nel DPCM del 10 Aprile con tre allegati (1 commercio al dettaglio. 2 servizi per la persona. 3 agricoltura, pesca, industria, commercio all’ingrosso ,studi professionali) – necessita, innanzitutto, di un’informazione esauriente e quindi non parziale che ingeneri equivoci, insieme ad un’adeguata assistenza ai titolari di quelle attività che hanno la possibilità (non l’obbligo) di riaprire. Lo sottolinea Confcommercio Imprese Italia Potenza evidenziando che restano confermate tutte le misure adottate per evitare il contagio e la diffusione del Covid-19; per garantire le condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione negli ambienti di lavoro restano confermate le misure indicate nel protocollo di regolamentazione condiviso dalle parti sociali sottoscritto il 14 Marzo2020.
Proprio perchè le Regioni in merito all’attuazione del DPCM del 10 Aprile proseguono in ordine sparso con ordinanze diverse tra loro, Confcommercio si è attivata ad approfondire tutti gli aspetti contattando l’assessore regionale alle Attività Produttive Francesco Cupparo. Abbiamo avuto modo di verificare –sostiene il presidente Fausto De Mare – che l’ultima Ordinanza del Presidente Bardi (n. 17, 11 aprile 2020) che “conferma e proroga le ulteriori misure di prevenzione in relazione al rischio sanitario verificatosi nella Regione Basilicata per evitare la diffusione del COVID-19” non contiene misure ostative a quanto previsto dal DPCM del 10 aprile. Questo significa che, allo stato, da parte della Regione, non ci sono misure restrittive per la riapertura di ulteriori attività.
I problemi, che non possono essere scaricati sui titolari specie di piccole imprese, ditte familiari ed individuali, sono altri, tanto più che la riapertura dei piccoli esercizi commerciali e di quelli artigiani – ripetiamo non obbligatoria considerato la limitata circolazione dei residenti – certamente non sarà remunerativa economicamente.Chi riapre lo fa solo per dare un servizio ai cittadini e una presenza di vita urbana. Chiediamo pertanto – dice De Mare – un sostegno economico per garantire le condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione negli ambienti di lavoro nella piena applicazione del protocollo di regolamentazione condiviso dalle parti sociali sottoscritto il 14 Marzo 2020, con al primo posto la sanificazione degli ambienti, la dotazione di dispositivi individuali (guanti, mascherine, ecc.). Inoltre, le riaperture di tutte le attività, in particolare dei piccoli esercizi commerciali o artigianali, vanno accompagnate dal decreto liquidità. Le azioni di sostegno finanziario previste non danno certezza sui tempi di istruttoria della richiesta e di erogazione del credito. In particolare le misure del governo si rivelano utili per una piccola platea di imprenditori, quelli decisi a chiedere prestiti sotto i 25mila euro, ma per tutti gli altri permangono i problemi. Il decreto, infatti, non sembra rilasciare risorse immediate alle imprese italiane. Chi chiederà cifre superiori ai 25mila euro deve fare diversi passaggi e rischia di dover aspettare ancora. Solo oggi il Presidente Abi ha trasmesso alle banche la circolare per regolamentare le garanzie sui prestiti, garanzie che – ricordiamo – si basano principalmente sul fatturato 2019 e sul numero dei dipendenti. Anche se venisse confermata la semplificazione della valutazione del credito da parte del Fondo centrale di garanzia, bisognerà comunque dare il tempo alle banche di svolgere le loro istruttorie. Il che significa ulteriore tempo, visto che anche gli istituti di credito in questo momento hanno problemi di organici. Una situazione che rischia di penalizzare chi ha maggiori problemi di liquidità e un tempo di sopravvivenza residua breve, come le imprese dei pubblici esercizi che hanno già perso oltre 22 miliardi di euro nel 2020. Il limite dei 25.000 € con garanzia automatica al 100% deve essere aumentato. Oltre al danno, però, ecco la beffa: chi riuscirà ad accedere ai prestiti, rischia di dover utilizzare buona parte del credito per pagare le tasse, la cui scadenza è stata prorogata solo fino a maggio. Stiamo assistendo al fallimento di decine di migliaia di imprese. Sono tanti dunque gli argomenti legati alla riapertura delle attivitàsebbene necessarie per arginare la crisi economica e occupazionale. Dall’interlocuzione con l’Assessore Cupparo – conclude De Mare – abbiamo registrato la disponibilità ad affrontare questi problemi, una disponibilità a cui dare corso con iniziative ed azioni concertate sollecitando il sistema camerale di Basilicata in rappresentanza di tutte le associazioni datoriali e dei diversi settori produttivi.
Nella foto una delle librerie di Matera che ha riaperto dal 14 aprile 2020 (foto www.SassiLive.it)