Cosa c’è dietro l’emergenza Coronavirus? Il gastroenterologo materano Nicola D’Imperio, già primario all’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2014, fa il punto in un nuovo intervento nel quale considera il “Coronavirus al bivio tra salute e profitto”. Di seguito la nota integrale.
In questa enorme messe di informazioni, di commissioni, comitati, task force, è difficile capire, almeno per i non addetti ai lavori, dove sta la verità. Io, come medico e ricercatore clinico, espongo la mia chiave di lettura su tutto ciò che accade, chiave che incomincio ad intravvedere anche in altri che conoscono bene l’argomento di cui stiamo parlando e non mi riferisco solo al campo della virologia o dell’infettivologia o dell’epidemiologia, ma a qualcosa che è alla portata di tutti, non solo degli “scienziati”. So che quanto affermo sarà fortemente negato da molti che hanno i propri interessi da difendere, al contrario di me che sono mosso da un solo interesse, la ricerca della verità.
Le multinazionali farmaceutiche
Da più parti si mormora ormai che in tutto ciò che è avvenuto c’è lo zampino delle multinazionali del farmaco che sono alla ricerca di mercati sempre più redditizi. I farmaci incontrano difficoltà per motivi disparati tra cui la riduzione delle concessioni dell’FDA a causa della crescente tossicità, inoltre è accresciuta la sensibilizzazione e la cultura della gente che prima di assumere dei farmaci vuole ed esige tutte le opportune informazioni sulle indicazioni, le controindicazioni, gli effetti collaterali e via dicendo. Ne parlo per una certa esperienza personale perché ho vissuto la sperimentazione di terzo livello (cioè sui volontari) in Italia di tutti quei farmaci che hanno portato alla quasi scomparsa dell’ulcera gastro-duodenale, che porto solo a mò di esempio, perché lo stesso è successo per tanti altri farmaci usati in altri settori della medicina. Un tempo l’ulcera gastro-duodenale era una malattia molto diffusa e purtroppo a volte si moriva per emorragia o per perforazione o altro ancora. Alla fine degli anni ottanta è stato scoperto l’Helicobacter pylori come causa principe dell’ulcera e sono state studiate numerose terapie che hanno portato a debellarlo, tra cui alcuni antibiotici ei PPI, cioè i farmaci inibitori della pompa protonica, che sono dei farmaci importanti, nonostante ora si definiscano col termine rassicurante di “protettori” gastrici. I progressi della scienza, grazie alla collaborazione dell’industria farmaceutica hanno portato così alla soluzione di un problema che metteva a rischio la vita di milioni di persone.
Ma ora che l’ulcera gastro-duodenale è quasi scomparsa il mercato dei PPI si è ridotto a patologie di minore rilevanza quali la gastrite o il reflusso gastro-esofageo o a semplice “copertura” per l’uso di farmaci potenzialmente gastrolesivi. Questo significa che i profitti sono in calo e quì si parla di mercati a livello mondiale che comportano flussi di decine di miliardi di euro.
Questo è solo un esempio che io ho portato su un campo a me molto vicino, ma lo stesso succede per farmaci che si usano per patologie cardiovascolari o neurologiche o nefrologiche o altro ancora.
Il mercato dei virus
Come sarà noto a molti, i virus, dopo la pressocchè totale scomparsa delle malattie infettive causate da batteri grazie agli antibiotici, sono il nemico più subdolo ed invisibile e per giunta non sono neppure debellabili dagli antibiotici: questo è uno dei principali, se non il principale obiettivo, della industria farmaceutica, il virus. Il mondo scientifico, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, si è mosso in questo campo perché animato dalla ricerca, dai successi e dalle gratificazioni che a livello internazionale questa può dare, ma l’industria farmaceutica ha un altro obiettivo, e ciò è anche giusto perché le aziende non sono delle organizzazioni filantropiche, debbono finanziarsi, debbono pagare la ricerca, i dipendenti, debbono trarne un profitto. Insomma questo campo ancora nuovo, almeno in parte inesplorato, può essere un vero business che può bilanciare le perdite che si stanno ottenendo con i farmaci tradizionali.
I virus possono essere combattuti in due modi: o con farmaci che riescono a distruggerli, appunto i farmaci antiviralispecifici, oppure con vaccini che stimolando il sistema immunitario a formare degli anticorpi specifici impediscano che i virus attecchiscano, proprio così come avviene per i batteri.
E allora le multinazionali del farmaco lavorano alacremente sui farmaci antivirali, con grande successo tanto che fino a 20 anni fa si moriva per AIDS e ora non più, ma ricordo che dietro questi grandi successi scientifici ci sono grandi profitti economici!Non è difficile immaginare, in uno scenario planetario, l’enorme flusso di denaro che tutto questo muove.
I vaccini
Produrre e commercializzare un vaccino comporta meno problemi di un farmaco e anche meno responsabilità, inoltre molti, di comprovata efficacia, sono stati resi obbligatori, insomma un grande business! Allora queste multinazionali si sono messe a lavorare per creare i vacciniche impediscano l’attecchimento di alcuni virus più diffusi. E’ il caso dei coronavirus della SARS del 2003 e della MERS del 2012, che allora avevano provocato focolai ad alta mortalità, in particolare la MERS, che si erano quasi autolimitati. Interesse scientifico sì, ma supportato da un ancora più grande interesse economico! E così, a Wuhan, in un laboratorio di massima sicurezza, nel 2013 è iniziata la ricerca su un vaccino per l’H1N1, prelevato dai cadaveri ibernati in Alaska all’epoca della pandemia della “Spagnola” e nel 2015 su un vaccino per il Coronavirus prelevato dai pipistrelli a ferro di cavallo con cui il virus è in simbiosi.
Il 27-28 marzo veniva diffuso un video realizzato dalla rubrica televisiva Leonardo che sosteneva l’ipotesi che il Covir 19 fosse un prodotto di laboratorio, subito dopo da più parti i virologi assicuravano che il Coronavirus D 19 fosse un virus naturale, io il 29 scrivevo un articolo con le mie considerazioni e concludevo che la logica mi portava a considerarlocreato dall’uomo, un errore di laboratorio. Negli ultimi giorni si sono ripresentate sempre più insistenti le voci che questo sia un prodotto di laboratorio di Wuhan. Sembra che la Cina abbia negato un controllo presso i laboratori, se è vero perché lo ha fatto?Lo stesso Trump lo definisce sempre più spesso, nel suo modo colorito, il “virus cinese”.Guarda caso il primo focolaio di questa grave pandemia è stato proprio a Wuhan!.E’ chiaro come sono andate le cose: c’è stato un errore umano, non c’erano gli adeguati sistemi di sicurezza e conosciamo la qualità di certi laboratoriche non sono certo quelli occidentali, ma non ne avremo mai le prove perché sono state già accuratamente occultate. Voglio escludere completamente l’ipotesi, forse fantascientifica, che il virus mutato per aggressività e contagiosità sia stato volutamente diffuso per rendere indispensabile la vendita di miliardi di dosi di un futuro vaccino che arrecherebbe guadagni astronomici!
Le difese naturali
Alcuni ricercatori sostengono che piuttosto che stimolare le difese immunitarie con vaccini che, in particolare con questi tipi di virus, che mutano spontaneamente e frequentemente, non danno una copertura assoluta, sarebbe meglio stimolarle con metodi naturali che oggi sono quasi obsoleti perché quanto mangiamo, beviamo e respiriamo è quanto ci propinano le leggi del profitto. Io credo che oggi sia un po’ rischioso affidarsi al solo rinforzo della risposta immunitaria da parte dei metodi naturali, perché ormai l’inquinamento è alto, l’alimentazione globalizzata è erronea,le difese immunitarie dell’uomo compromesse, la multinazionale del farmaco ha investito ingenti capitali sui vaccini e li ha resi indispensabili per la gente. Ora, in epoca Coronavirus, chi brevetterà il vaccino ed uscirà per primo non solo realizzerà guadagni enormi, ma verrà anche considerato un benefattore dell’umanità e forse gli daranno il Nobel. Sono uno strenuo sostenitore della Dieta Mediterranea, che nel 2010 è stata riconosciuta patrimonio innaturale dell’Unesco, che si basa, da millenni, sull’olivo, il grano e la vite, e poi sulla frutta, le verdure, il pesce, ricchi di polifenoli, omega 3, acidi grassi polinsaturi, sostanze antiossidanti, vitamine C, D, E, il tutto riscaldato dal sole del mediterraneo. Ma la Dieta Mediterranea non stimola interessi e profitti miliardari, tutt’al più ci sarà l’interesse di qualche coltivatore o produttore di vino italiano, poca roba!
L’uomo, se vuole sopravvivere non può più farlo obbedendo solo alle economie del mercato, deve obbedire anche alle regole che la Natura gli ha dettato.
Chissà se questo grande guaio servirà a renderlo più saggio!