Coldiretti Basilicata rimanda al mittente (Fai/Cisl , Flai /Cgil e Uila/Uil ) le accuse di “dilettantismo, pressappochismo, superficialità e quant’altro”. Coldiretti conosce benissimo “leggi, regolamenti, contrattualistiche, tipologie occupazionali – evidenzia – e sa benissimo che tipo di attività sono tenuti a svolgere i circa 4 mila e 500 operai forestali nella piccola ( dal punto di vista perimetrale ) regione Basilicata”. La Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti lucana che non soffre della malattia denominata ” sindrome da nanismo culturale ” , in un momento come questo cerca di trovare soluzioni ” straordinarie ” , alla possibile chiusura delle aziende agricole che offrono onestamente lavoro a circa 20 mila braccianti agricoli, salariati fissi e impiegati in agricoltura , “non comprende e stigmatizza il dichiarato nonché la presa di posizione dei rappresentanti sindacali, in un momento dove l’elemento eccezionalità la fa da padrone su tutti i settori produttivi”. La confederazione agricola lucana a questo punto “è costretta a pensare che le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori non hanno ben compreso che questa maledetta pandemia ha cambiato tutto e se qualcuno pensa che nulla sia cambiato e che tutto rimanga tale e quale a qualche mese fa’, ha capito proprio molto poco della vita. È giunta l’ora di avere coraggio e pertanto reiteriamo la richiesta al governatore Bardi di intervenire senza indugio alcuno – continua – su situazioni non più gestibili,onde salvaguardare le aziende agricole e sempre e comunque le giuste posizioni contrattuali e salariali dei lavoratori, nonché il loro benessere personale, affinché l’agricoltura continui ad essere una delle colonne portanti dell’economia lucana”. Coldiretti Basilicata si dice stupita di “come si pensi che l’impresa agricola venga definita una categoria assistita e sostenuta . Si ricorda a chi fa simili dichiarazioni – aggiunge – che esiste una politica comunitaria che sostiene l’agricoltura anche per la sua funzione di tutela e salvaguarda dell’ambiente oltre che per la sua produttività, un impresa agricola che vive quotidianamente i drammi degli eventi atmosferici e che nonostante ciò assicura il lavoro a se stessa e altrui. Pertanto è difficile pensare di poter accettare l’invito delle sigle sindacali a sedersi a un tavolo di lavoro comune, finché non si è veramente impregnati fino al midollo, della drammaticità del momento”. Coldiretti ribadisce “in tempo di guerra – leggi di guerra”.
Apr 21