Giuseppe Coniglio: “Dagli scavi del Casale di Pisticci riaffiora la città antica”. Di seguito la nota integrale.
Nella sua dotta e illuminata relazione sulla Storia dell’Abbazia del Casale di Pisticci tenuta da don Antonio Di Leo ai giovani della catechesi, sono state riproposte, tra l’altro, le importanti tematiche delle comunità che si sono alternate sul Monte Corno, anticamente Incoronata. Squarci aperti nel sottosuolo hanno riportato alla luce i segreti di una città in cui la vita scorre, senza interruzione, da circa tremila anni. Le scoperte archeologiche del febbraio 2008, (presenti Antonio De Siena, don Leonardo Selvaggi e l’assessore Mimmo D’Alessandro) ampliano la conoscenza dei siti più antichi siti di Pisticci. Nella piazzetta del Casale sono state rinvenute alcune tombe, databili intorno al sec. VI o inizi del V a. C. certamente appartenenti ad un nucleo indigeno, che occupava la sommità del monte in una fase antecedente o comunque parallela alla colonizzazione greca. “Una bella sorpresa -mi riferì all’epoca- il mio carissimo amico prof. Antonio De Siena, direttore del Museo Nazionale di Metaponto, che non escluse altri sviluppi. “L’area infatti è stata da sempre interessata e sconvolta da interventi vari di trasformazione, frane, e quant’altro, ma, nonostante questo, la nostra insistenza è stata premiata e all’interno di una tomba che aveva perso in origine la copertura è stato trovato un ricchissimo corredo databile intorno ai primi anni del V sec. a. C. riferibile quasi certamente ad un giovane guerriero o atleta locale, per la presenza di oggetti relativi alla palestra. Ma il rinvenimento è ancora più interessante per tutto il complesso di oggetti che fa riferimento al simposio ed al banchetto. Oltre ad un cratere figurato, probabilmente attico, la tomba conserva tutti i manufati che servono al consumo collettivo del vino, ed il numero di coppette ed oggetti trovati all’interno della tomba dà in qualche maniera indicazione sullo stato sociale del defunto. Una trentina di coppette che accompagnavano il corredo insieme ad una produzione vascolare utilizzata per il banchetto funebre, che fa riferimento ad un culto dionisiaco che a Pisticci si era ben radicato.” L’area in cui sorgeva il millenario Santuario di S. Maria è molto conosciuta agli studiosi dell’antichità perché sede di varie comunità religiose, di un centro abitato , Casale Pisticci, e di una importante necropoli databile tra il VI e IV sec. a. C., come attestato dal recupero di varie testimonianze storiche, dei primi anni del 1900 sulla strada di accesso al cimitero. Negli anni 1968-69, poi una campagna di scavi ha restituito materiale databile la verso fine del VI o inizio V sec. preso in consegna dalla Guardia di Finanza. “Tutto questo -aggiunse De Siena- conferma la dimensione e l’organizzazione insediativa dell’abitato italico di Pisticci fatto a nuclei. Quello del Casale è di pari importanza agli insediamenti della Terravecchia e di contrada Piro. Un sistema organizzativo, costituito da abitato e necropoli, abbastanza diffuso in tutte le realtà indigene dell’Italia meridionale.”