L’associazione italiana persone down di Potenza in una nota contesta la decisione del Comune di Potenza di interrompere, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, il prezioso lavoro degli assistenti alle autonomie ed alla comunicazione (Aec) che avrebbe dovuto supportare ed integrare la didattica a distanza, anche mediante l’uso di ausilii, la personalizzazione dei software didattici e l’integrazione con il gruppo classe. Di fatto le esigenze degli alunni con disabilità e in particolare quelli con disabilità intellettiva sono state completamente ignorate. Di seguito la nota integrale inviata dalla presidente AIPD Carmela De Vivo.
Quegli alunni lasciati indietro
Quest’anno scolastico si sta svolgendo in maniera nuova per tutti e con tutta probabilità si concluderà anche “a distanza”. Gli alunni con disabilità, più degli altri, risentiranno pesantemente della sospensione delle attività didattiche in presenza, non solo a livello di apprendimenti, ma anche per gli aspetti di socializzazione e di relazioni interpersonali concrete che sono venute a mancare e che sono fondamentali per la crescita delle persone con sindrome di Down.
Durante tutta questa prima fase della piena emergenza, la cosiddetta fase 1, il Comune di Potenza ha scelto di interrompere, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, il prezioso lavoro degli assistenti alle autonomie ed alla comunicazione (Aec) che avrebbe dovuto supportare ed integrare la didattica a distanza, anche mediante l’uso di ausilii, la personalizzazione dei software didattici e l’integrazione con il gruppo classe. Di fatto le esigenze degli alunni con disabilità e in particolare quelli con disabilità intellettiva sono state completamente ignorate.
L’attività degli assistenti alla comunicazione non è solo quella di sostegno alla didattica ma è anche e soprattutto un’attività incentrata sul favorire l’integrazione e la relazione mediando con la famiglia, la scuola, i compagni. Così come indicato da Dario Ianes, Professore di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, in tempi di didattica a distanza “Vedo tre filoni di lavoro, sui tre contesti di apprendimento classici: scuola, compagni e famiglia. Tutti e tre sono contesti in realtà potenziabili anche da remoto: l’Aec può incidere e fare qualcosa su tutti e tre gli ambiti, anche in questa situazione eccezionale.”
Nella nostra realtà comunale, purtroppo, le famiglie sono state lasciate sole, a dover garantire attività di studio, di sostegno, di tempo libero in una situazione di limitata mobilità.
Altre città hanno fatto in modo che il supporto degli Aec fosse mantenuto integro mutando solo la modalità di erogazione.
Alla luce di tutto ciò ci auguriamo che gli assessori competenti diano al più presto risposte adeguate in tal senso, ripristinando fin da subito il servizio.