Quando l’emergenza Coronavirus sarà superata rischiano di non riaprire quelle che le istituzioni classificano come microimprese, tra cui compaiono anche le scuole per l’infanzia, casa e luogo di crescita dei bambini. A lanciare l’allarme è Donne in Campo, l’Associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani, preoccupata per le ripercussioni di tutto ciò, sulle donne del settore come sulla quotidianità di tante mamme che stanno sostenendo carichi di lavoro oltremisura.
Secondo i dati di Donne in Campo-Cia sono 5.500 gli asili nido che, in Italia, accolgono bambini dai 0 ai 3 anni e oltre 7 mila le scuole per l’infanzia private che stanno affrontando, ora, una situazione drammatica perché inattive e prive, quindi, di quelle rette che ne garantirebbero la sopravvivenza.
Lucrezia Di Gilio, Donne in Campo-Cia Basilicata, sottolinea che le donne impegnate in agricoltura sono doppiamente penalizzate. Al gap della Basilicata con un tasso di partecipazione all’istruzione pre-primaria e primaria pari solo al 44,8%, vale a dire in Basilicata 20.00 bambini da 0 a 3 anni non ricevono nessun servizio di apprendimento, si aggiungono le chiusure delle poche strutture per l’infanzia.
“Stiamo parlando di attività -spiega la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- fino ad ora senza tutele o aiuti, ma di grande valenza per il contributo che apportano alla dimensione sociale delle famiglie e delle donne stesse, la gran parte degli operatori del settore.“A questo proposito -aggiunge Terenzi- come Giunta nazionale Donne in Campo-Cia, riteniamo, dunque, necessario ricordare, perché il Governo torni ad investirci, il ruolo svolto dall’agricoltura sociale, per essere quell’insieme di pratiche agricole in grado di generare benefici per le fasce più deboli della popolazione e forti di quella distintiva imprenditorialità al femminile che, negli ultimi dieci anni, ha visto crescere e moltiplicarsi progetti come gli agri-asili, le scuole in fattoria o le residenze per anziani e disabili.
“Non possiamo permetterci -prosegue Terenzi- di vanificare quanto fatto dalle donne per il Welfare di questo Paese e di scaricare su di loro responsabilità insostenibili, a tal punto da pregiudicare l’ultimo presidio sociale per i più deboli, che queste rappresentano.
“Consapevoli dei disagi che stanno affrontando tante famiglie -conclude, infine, la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- rinnoviamo al Governo alcune delle richieste di Cia per la “fase 2″. Sostenga i genitori fornendo, per esempio, coupon da spendere negli agriturismi, dia incentivi per permettere ai bambini dai 3 ai 14 anni, di partecipare ai centri estivi delle fattorie didattiche”.
Lucrezia Di Gilio, Donne in Campo-Cia Basilicata, spiega la proposta dei Buoni per le famiglie da spendere in strutture agrituristiche italiane, incentivo fiscale, sotto forma di detrazione dall’imposta lorda, delle spese di alloggio e ristorazione. Chiediamo – sottolinea – di incentivare la presenza dei bambini da 3 a 14 anni in centri estivi organizzati presso le fattorie didattiche, fornendo coupon alle famiglie, un valido sostegno a madri e padri nella loro funzione genitoriale. La pandemia, che sta mettendo a dura prova la salute e la stabilità del mondo, non offuschi scelte lucide e concrete, basilari per la quotidianità delle persone. La ripartenza, conclude Di Gilio, deve guardare alle piccole e medie imprese italiane, alle famiglie e ai più piccoli, alle aree interne di questo Paese e al loro grande potenziale.
Mag 05