Senza tamponi per il personale, in mancanza di chiarimenti e precisazioni di un provvedimento scritto nel peggior burocratese (al punto da contenere persino un indice bibliografico come si trattasse di un’opera scientifica e non di una semplice disposizione) e soprattutto se non si mette fine alle differenze di trattamento tra le strutture eroganti prestazioni di FKT e le altre strutture nell’ambito del c.d. ex art 25 che operano in Basilicata non c’è alcuna condizione per riaprire.
L’Aspat Basilicata – che nei giorni scorsi aveva sollecitato proprio il provvedimento di riapertura – in un documento inviato al Dipartimento Salute della Regione e all’Asp contesta rigo per rigo, punto per punto il provvedimento del 5 maggio «Misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 – Disposizione per il territorio della Regione Basilicata». Pur riconoscendo alla Regione e nello specifico al Dipartimento Salute di aver mostrato particolare sensibilità sulle problematiche economiche della specialistica ambulatoriale accreditata, attraverso il ricorso ad un anticipo (per dodicesimi) del tetto assegnato e di favorire le procedure di ricorso alla Cig in deroga per tutto il nostro personale, l’Associazione ha sollecitato di definire un percorso per la riapertura.
Siamo consapevoli – evidenzia la presidente Antonia Losacco – che il nostro lavoro dovrà adeguarsi alla nuova situazione epidemiologica, non potrà più svolgersi come prima e per questo abbiamo pensato a diluire gli accessi alle strutture riorganizzando i turni di lavoro prolungandoli nella giornata , si sono operate le sanificazione degli ambienti, si sono acquistati tutti i DPI per la dotazione agli operatori, nonché tutti gli altri accorgimenti necessari per la prevenzione alla diffusione del contagio tra utenti e personale, abbiamo svolto – sempre ed esclusivamente a nostre spese – attività di formazione specifica al personale tenuto conto che i trattamenti fisioterapici riabilitativi sono necessariamente eseguiti a contatto ravvicinato con i pazienti.
Intanto – spiega la presidente – abbiamo appreso dagli organi di stampa , prima ancora che dagli strumenti di comunicazione istituzionale, che la riapertura veniva fissata al 7 maggio perché nonostante le continue sollecitazioni ad un confronto per dare risposte ai numerosissimi pazienti che hanno dovuto interrompere le prestazioni di cui fruivano con serie ripercussioni in particolare per coloro che hanno maggiore bisogno di cure, non ci è stata data alcuna possibilità di confronto. La nota del Dipartimento Salute è stata, burocraticamente, spedita solo alla vigilia della riapertura con il fitto elenco di prescrizioni, tra cui al primo posto i tamponi agli operatori, senza nessuna programmazione con i Distretti territoriali , per cui nonostante le strutture abbiano inviato l’elenco del personale ad oggi non sanno ancora quando lo screening, indispensabile per riaprire, sarà effettuato.
Nel merito – fa notare l’Aspat B.– il provvedimento risente di trattamento di un Sistema Ambulatoriale Unico, un mondo che risulta completamente estraneo nella nostra regione, per cui dovranno limitare la propria attività ai casi connotati da un bisogno riabilitativo urgente e indifferibile. Una scelta che – spiega Losacco – risulta di difficile comprensione, perché non si comprende come ad altri operatori dell’ex art 25 che, pur svolgendo attività che contemplano un rapporto diretto e di prossimità con gli utenti, non sono risultati destinatari di limitazione alcuna. D’altra parte, la Regione ha consentito, nella fase più acuta della pandemia (ed in assenza delle misure di sicurezza recate dal provvedimento in oggetto), alle strutture di FKT di porre in essere l’attività connotata da natura urgente ed indifferibile; in tal senso, risulta a dir poco paradossale che, in un periodo di calo epidemico ed una volta predisposte ed adottate le misure di cui al provvedimento in oggetto, le strutture debbano erogare esclusivamente le medesime prestazioni che hanno erogato durante il periodo di massima emergenza. Non può non notarsi, ancora, che il rispetto delle numerose e minuziose regole dettate dal provvedimento (tra cui anche quelle relative alla predisposizione di misure volte a garantire il rispetto delle distanze di sicurezza all’interno delle strutture) dovrebbe condurre, automaticamente, ad una normalizzazione dell’attività, senza la distinzione, peraltro connotata da eccessivi margini di incertezza applicativa, tra bisogni riabilitativi urgenti e non (distinzione, quest’ultima, di dubbia praticabilità). Tra le tante prescrizioni contestate dall’Aspat B., insieme ai compiti attribuiti al responsabile sanitario della struttura, che risultano oscuri in assenza di un protocollo operativo relativo all’acquisizione del consenso dell’assistito, ci sono i cosiddetti “”servizi da remoto: assistenza da remoto””. Qualcuno dovrebbe spiegarci come è possibile – chiede Losacco – effettuare servizi a distanza, di ascolto, magari in web, con videotelefonata, ad un paziente che ha necessità di cure fisioterapiche. Per noi – dice la presidente Aspat – la presa in carico del paziente fa parte della mission che ci siamo dati perché la fisioterapia partecipa alla rimodulazione dell’assistenza primaria, sempre più orientata alla continuità delle cure, garantendo l’ottimizzazione dei percorsi nelle patologie muscolo-scheletriche attraverso la reale (e non da remoto) presa in carico precoce del paziente, per assicurare il miglioramento della qualità della vita e il mantenimento di buoni livelli di autonomia, a meno che, da remoto, non si voglia rendere urgente uno stato di mantenimento. Ci chiediamo inoltre qual è il ruolo dell’Asp tenuto conto del rapporto convenzionale che ciascuna struttura ha con l’Asp che quindi richiede un passaggio per nulla formale sulla nostra attività in questa nuova fase. Di qui l’auspicio dell’Aspat Basilicata che la Regione modifichi, con la massima urgenza (secondo le proposte ed anche previa concertazione con le Associazioni di categoria), il provvedimento chiarendo tutti gli aspetti “oscuri”, al fine di consentire una ripresa delle attività “ragionevolmente” improntata al rispetto delle procedure di sicurezza e delle normative vigenti.
Mag 07