Don Giuseppe Ditolve della parrocchia San Giuseppe Lavoratore in Pisticci Scalo ha inviato il testo della lettera con cui sostiene gli imprenditori agricoli del Metapontino nell’emergenza idrica. Di seguito la nota integrale.
L’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza. La carenza di acqua sarà forse la questione principale cui l’umanità dovrà fare fronte nel prossimo futuro. In “Questa è l’acqua” di David Foster Fallace si trova la seguente storiella:
«Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella
direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: “Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?” – I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: “Che cavolo è l’acqua?”».
Spesso le realtà più ovvie e semplici diventano le più difficili da capire. Così capita che nel quotidiano, anche le cose banali possono diventare questione di vita o di morte. E’ normale dire che senz’acqua non si vive. Come è ovvio respirare. Ma non è scontato che tutti possano accedere alla
quantità minima d’acqua per garantire la propria sopravvivenza. Come non è ovvio che l’aria che entra nei nostri polmoni sia pulita. La promozione della vita si realizza attraverso il riconoscimento e la tutela dell’accesso ad alcuni beni comuni: cibo, aria, acqua…
Ho appreso la notizia – da un caro amico agricoltore di Scanzano Jonico – della crisi che sta coinvolgendo gli imprenditori agricoli che da giorni non c’è acqua a sufficienza nei campi del Metapontino in mancanza di aumento delle portate utili ad irrigare, e non posso che schierarmi dalla loro parte per superare questa difficoltà in mancanza d’acqua che tra l’altro hanno comprato.
L’acqua è un bene prezioso la sua accessibilità è limitata; dobbiamo imparare ad usarla con sobrietà e senza spreco. Ivano Fossati cantava nel 2008: «E intanto la guerra dell’acqua è già cominciata in qualche modo e da qualche parte. Per qualcuno sopra questa Terra una vita decente è rimandata ancora».
L’acqua rimane una risorsa male distribuita e male sfruttata. Senza indulgere in facili catastrofismi, c’è da considerare il dovere e la necessità di economizzare questo bene essenziale. Quello che adesso è un grosso problema dovrà però diventare una risorsa, per fronteggiare la stagione di siccità nei campi coltivati, che si annuncia per i prossimi mesi. È un paradosso quando l’acqua c’è ma non arriva nei campi per ritardi e inadempienze burocratiche. L’acqua è un bene da condividere e non da rinnegare. Nel nostro Sud Italia, l’emergenza siccità continua ad allarmare. La crisi idrica porta con sé diverse conseguenze: intere famiglie devono vivere con un razionamento estenuante dell’uso dell’acqua. In Sicilia,
ormai da anni una buona parte degli abitanti riceve l’acqua per poche ore la settimana. Oltre alle cause naturali, la situazione nasce da responsabilità imputabili ad una cattiva gestione
del patrimonio acqua: condutture fatiscenti che perdono la metà della loro portata, invasi costosissimi non finiti e non collegati.Il tema dell’acqua va affrontata dalla nostra comunità lucana, per un uso equo e responsabile di questa risorsa, bene strategico – l’oro blu! – attorno al quale si gioca una delle partite decisive del prossimo futuro. Richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale. Siamo stati interpellati nel 2011 dalla Corte Costituzionale al referendum con due quesiti, esprimendoci sulla privatizzazione dell’acqua, le modalità di affidamento
e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica; il secondo la determinazione della
tariffa del servizio idrico integrato, in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. È doveroso aggiungere a tal proposito una riflessione sul nostro stile di vita individuale, spesso poco incline a riconoscere l’importanza di educarsi e di educare ad un uso attento, sobrio e consapevole di beni che ci sono stati affidati perché li custodiamo quali doni preziosi, meritevoli di attenta cura; risorse essenziali, da rispettare e condividere secondo giustizia, avendo a cuore anche il futuro del
nostro pianetae in modo particolare della nostra comunità regionale. Il discorso sull’acqua, a ben vedere, ci porta veramente lontano, fino a farci sentire tutta l’urgenza di una diversa cultura, che porti anche a politiche diverse, attente a salvaguardare l’accesso a questo bene comune non mercificabile, capaci quindi di sostenerne una gestione che ne garantisca a tutti la
distribuzione. In questa luce, bisogna sensibilizzare di più, forse, quanto fatto finora non è stato sufficiente, sulle tematiche ambientali,
causa per la quale la Conferenza Episcopale Italiana ha istituito anche una Giornata per la salvaguardia del creato, che viene celebrata ogni 1° settembre.
La nostra partecipazione attiva nel mondo agricolo di Lucania è importante nel coinvolgerci di più nella difesa e nella gestione dell’acqua perché diventa via ad una partecipazione democratica e responsabile della cosa pubblica. Se è vero che anche i luoghi parlano, e nella nostra meravigliosa e sfruttata Terra di Basilicata ne è la prova,
l’esempio e l’intercessione di san Francesco d’Assisi ci aiuti a riscoprire il senso di quello sguardo di lode all’Altissimo, espresso nel Cantico delle Creature, al cui centro sta proprio il riferimento a “Sorella acqua”, portatrice di vita e di pace, la quale è «multo utile et umile et pretiosa et casta». Concludo, citando Giovanni Paolo II: < L’acqua è un diritto di tutti>. Il n. 485 del Compendio (2004) della DSC definisce che l’accesso all’acqua è «un diritto universale e inalienabile» con la sua difesa come bene pubblico. È necessario, perciò, impostare politiche
dell’acqua capaci di contrastare gli sprechi e le inefficienze e di promuovere, nello stesso tempo, un uso umano responsabile nei vari settori, l’agricoltura, in primis.