Il giornalista Michele Rutigliano fa il punto sulla fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Di seguito la nota integrale.
Michele Rutigliano: “L’impunità di gregge”.
Il 7 settembre 1860, quando il generale Giuseppe Garibaldi, dopo aver sconfitto i Borboni, entrò vittorioso a Napoli, successe un fatto mai accaduto nella storia del Regno. Con grande meraviglia dei soldati e degli stessi ufficiali, in Città non ci furono resistenze né tantomeno sommosse o tumulti contro le truppe garibaldine. Quel giorno, raccontano le cronache, non ci furono né omicidi né furti e nemmeno una rapina. Come d’incanto, Napoli divenne una Capitale nord europea.Tranquilla, ordinata,pulita. Il popolo era tutto per strada ad acclamare Garibaldi, che tra ali di folla festante, entrò in città, accolto da liberatore. Ma com’ erano andate veramente le cose? Si avvertiva la sensazione che, cacciati i Borboni, fossero cambiati, in men che non si dica, usi, costumi e scostumi del popolo napoletano. Fu veramente cosi? Ma quando mai! La voxpopuli, come sempre, raccontava tutta un’altra storia. Mentre Francesco II di Borbone fuggiva con la sua famiglia e la corte verso Gaeta, un solo alto funzionario del Regno rimase a Napoli, il Prefetto di Polizia, Liborio Romano. Il quale pensò bene, con una trovata scaltra e intelligente, di affidare ai camorristi nientepopodimeno che la gestione dell’ordine pubblico, proprio in quel giorno che avrebbe cambiato la storia di Napoli e dell’intero Mezzogiorno. Tant’è che, un giovane ufficiale garibaldino, sorpreso per tanto fervore patriottico e antiborbonico, chiese a uno dei capi camorristi se i suoi uomini si fossero convertiti finalmente al liberalismo, alla democrazia o al socialismo. Ma rimase di stucco, quando si sentì rispondere: “Caro Colonnello, nui non simmlealist, nuinunsimmsocialist, nuifacimm i camurrist e iamm ‘ncul a chill e a chist”. E’ chiaro il concetto? I patrioti, i liberali e gli eroi del risorgimento più che pensare, vollero sperare in una repentina conversione politica del popolo napoletano.Invece era tutta una messa in scena. Era tutta un’ammuina, come direbbero a Napoli. Infatti, insediatosi il nuovo potere sabaudo, la camorra riprese come e più di prima il suo ferreo controllo sulle attività criminali della città. Dobbiamo aspettare due secoli per assistere a Napoli e al Sud ad un’altra, mezza rivoluzione. A metà marzo scorso, con l’avvento della pandemia e l’imposizione del Lockdown, si verifica qui una specie di “Spillover” antropologico-culturale. Una mutazione genetica nella percezione della vita e della morte. Dinanzi alla paura del virus, i meridionali, nella loro stragrande maggioranza, diventano disciplinati, responsabili, ubbidienti ai decreti del Governo e alle ordinanze dei Governatori. Mentre al Nord, e in particolare a Milano, con l’avvio della fase due, i lombardi chiedono a gran voce “l’impunità di gregge” e si riversano nei parchi, al mare e nelle seconde case in Liguria e in Versilia, infischiandosene così dei divieti e dei pericoli. Al contrario,i Governatori del Sud si trasfigurano. Invocano i pieni poteri per difendere le loro Regioni, minacciano fuoco e fiamme per chi dal Nord volesse impunemente trasmigrare al Sud. La paura della peste, da Roma in giù, evoca tragedie, fame, miseria e lutti a non finire. Chi ci può difendere da questo flagello, si chiedono i meridionali? Ma sono loro, i Governatori! Sono loro che ci salveranno. E così, anche solo per pochi mesi, vengono temuti e considerati, rispettati e venerati, proprio come quei Santi taumaturghi che hanno fatto i miracoli, quelli veri, per liberare le città dalla peste, dal colera e dal vaiolo. E’ bastata qualche ordinanza o decreto contro Mister Virus ed ecco Vincenzo De Luca trasformarsi in San Gennaro, Michele Emiliano in San Nicola di Bari, Jole Santelli in San Francesco da Paola, Nello Musumeci in Santa Rosalia e il generale Vito Bardi nella Madonna Nera di Viggiano. Chi crede è sempre più convinto che la scienza guarisce, ma è la fede che salva. Cos’è il virus se non un veleno che penetra prima nella nostra mente e poi nel nostro corpo come un demone subdolo e assassino? Il grande filosofo tedesco Arthur Schopenauer diceva che “ le Religioni sono come le lucciole, per splendere hanno bisogno delle tenebre”
Michele Rutigliano