La presidente nazionale Elvia Raia e la presidente regionale della Basilicata di Federcentri, Anna Selvaggi, hanno inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, al Ministro della Salute e ai Presidenti delle Regioni per chiedere di tutelare nei provvedimenti governativi i centri sociali e socioculturali per anziani. Di seguito la nota integrale
E i Centri sociali e socioculturali per anziani?
Non priviamo i senior dei loro diritti. Sperimentiamo un nuovo modello di socializzazione”.
Gentile Presidente,
in nessun decreto ministeriale, direttive e linee guida si fa riferimento ai Centri socio culturali per anziani disseminati sul territorio. Sono stati chiusi a marzo. Nessuno rileva che hanno diritto di riaprire come tutti. Si ventila che potrebbero essere gli ultimi a riaprire.
Perché?
Forse perché sono frequentati da quegli anziani su cui si sono attenzionati tutti considerandoli quasi degli untori. Stiamo parlando di tutta quella miriade di anziani che, sopravvissuti alla pandemia, hanno diritto, come tutti, di ritornare a vivere. Sono quelli che nonostante l’età, sono soggetti attivi, capaci di trasmettere conoscenze e competenze, capaci di contribuire brillantemente allo sviluppo della comunità.
Senior Italia Federcentri, che rappresento, a nome dell’intero Consiglio Nazionale, dei Referenti Territoriali e della miriade di Presidenti e Comitati di gestione dei CSA, nel rilanciare con forza che gli anziani devono poter continuare a coltivare idee e progetti rendendo attiva la vita che hanno avanti, rivendica a gran voce a nome di tutti i nostri iscritti, il diritto all’uguaglianza, alla socializzazione, alla partecipazione, alla formazione a cui si riferisce l’articolo 3 della nostra Costituzione e a cui si sono riferiti i nostri padri costituenti quando vollero che tutti i cittadini avessero pari diritti.
I centri sociali e socioculturali per anziani sono indispensabili per i nostri senior, Signor Presidente, perché rappresentano oggi l’unico reale laboratorio di aggregazione sociale e culturale, dove si trova rifugio e incontro, dove si dialoga e si allontana la solitudine. Non è vero che questa catastrofe è uguale per tutti: ha scavato un solco profondo tra anziani che ancora vivono in famiglia, quelli soli e quelli inviati nelle RSA. Non è vero che l’intero Paese ha fatto un balzo tecnologico e che tutti hanno possibilità di collegarsi a distanza: moltissimi senior, se avessero voce, Le confermerebbero che non hanno avuto possibilità di accedere a quella formazione, che c’è ancora un grande digital divide.
Non tutti vivono in grandi città, moltissimi si trovano in piccoli centri o borghi o periferie abbandonate e casomai vivono in pochi metri quadrati. Andare al centro sociale significa instaurare relazioni, attivare nuove conoscenze.Tutto ciò è negato se li si lascia giorno dopo giorno davanti alla tv. Non possiamo continuare a tenere i centri chiusi, non possiamo togliere agli anziani i loro diritti e le proprie certezze. All’indomani dell’emergenza sanitaria, la chiusura è stata inevitabile, ma oggi, a quasi tre mesi dallockdown, è necessario prevedere, a brevissimo, soluzioni alternative che permettano di far tornare i nostri anziani, in totale sicurezza, nei loro luoghi di socializzazione. I sindaci non prendono iniziative senza un Suo intervento che chiarisca i termini e le modalità delle riaperture.
E allora Le chiedo di far tornare a funzionare i nostri centri, le nostre associazioni, nel rispetto delle regole dettate dall’emergenza sanitaria. Con particolare attenzione per i Centri Comunali che possono operare anche all’aperto: attraverso protocolli operativi con i Comuni potrebbero essere attivi nell’immediato. Inoltre, la possibilità di sottoporre gli anziani ad eventuali test virologici in strutture convenzionate risolverebbe qualunque dubbio.
Apriamoci alla cittadinanza attiva. Offriamo nuovi spazi più ampi, anche esterni, per consentirci di stare insieme anche se distanziati. Dividiamo i nostri senior in piccoli gruppi dandogli la possibilità di riprendere le attività consuete. Ogni centro è capace di organizzarsi con prudenza. Ridiamo vita a tutti gli spazi concessi e a chi non ne ha in abbondanza concediamo spazi dismessi o in disuso, come tanti ce ne sono nelle nostre città. I nostri anziani sono capacissimi di farli funzionare anche con un minimo di attrezzatura. Non disperdiamo l’umanità che si respira tra i nostri iscritti.
Noi siamo anche disponibili a sperimentare nuovi modelli di relazione tenendo sempre conto che abbiamo #ildirittodicontare.