I segretari generali Cgil, Cisl e Uil Basilicata, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli, hanno scritto una lettera al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi circa l’emergenza scaturita dalla pandemia da covid 19 che ha messo in luce tutte le ombre di una riorganizzazione del sistema sanitario regionale che da sempre i sindacati hanno sostenuto essere non in linea con i bisogni di salute di questa regione.
E se oggi l’ emergenza sanitaria in Basilicata non è quella di contenere il contagio epidemico, lo è invece la definizione e l’attuazione di un nuovo efficace Piano socio-sanitario regionale. La questione è strategica e decisiva. Il governo regionale farebbe bene a porre fine alle diatribe e schermaglie interne smettendola di annunciare temi e aspetti disorganici di un presunto piano che l’esecutivo regionale avrebbe già predisposto e depositato da qualche parte, all’insaputa dei più.
In questo delicato passaggio, occorre che la Giunta regionale esca da una fase di messaggi e scelte contraddittorie, avulse dalla storia dei territori,prive di confronto e relazione con la comunità sanitaria e con le rappresentanze istituzionali e sociali.
Si ripristini il metodo e il merito della buona programmazione sanitaria superando ogni raffazzonato comportamento che genera ormai nella comunità regionale incertezza e confusione.
Il rischio è di chiudere in un modello verticistico di comando il sistema sanitario lucano e con esso le sue tante peculiarità e potenzialità, a partire dalla carica professionale e umana che gli operatori hanno dimostrato nell’emergenza Covid 19.Una grande prova di capacità assistenziale, pur con mezzi limitati e in assenza di precise direttive dalle direzioni aziendali.
È da qui che bisogna ripartire,dalla ricca sensibilità degli operatori e da esperienze e modelli assistenziali di cui è portatore il complesso delle strutture sanitarie regionali restituendo centralità al territorio che deve diventare davvero il luogo dell’integrazione socio sanitaria e delle cure di prossimità.
Proprio il territorio, composto dai servizi delle Asl, dalla Medicina generale, dalla Pediatria e dalla Specialistica Ambulatoriale, ha mostrato con forza tutte le sue lacune, senza un coordinamento, una presa in carico e un monitoraggio tempestivo. La pandemia da Covid 19 ha dimostrato quanto sia soggetto a fallire un sistema centrato in prevalenza sull’ospedale se non è connesso a un territorio ‘forte’,da potenziare con una rete più articolata e decentrata .
Si tratta di pensare a un modello di assistenza completamente nuovo, partendo dalla riorganizzazione della medicina territoriale e delle cure primarie. Occorre un nuovo impianto, a partire da una più efficace funzione assegnata ai medici di famiglia, sottratta alla semplice e limitata disciplina della convenzione di memoria ottocentesca, e invece finalizzata a valorizzarne competenze e centralità partendo dalla domanda di salute dei cittadini. Per realizzare una presa in carico multidisciplinare, bisogna costruire un modello in grado di potenziare l’assistenza domiciliare in una logica di prossimità andando dove le persone vivono e lavorano.
In un nuovo quadro organico di sanità territoriale è necessario avviare la medicina di gruppo che non solo fa crescere il singolo medico ma svolge un ruolo di prevenzione e cura ben più complesso e articolato. Le associazioni di medici dovranno essere fornite delle attrezzature necessarie quali ecografi ed elettrocardiografi, saturimetri e apparecchiature per eseguire pochi esami di base, ma anche essere preparati all’uso di nuove tecnologie utili quali fascicolo elettronico e telemedicina.
Una sanità più moderna e avanzata, più diffusa e modulata nel territorio deve applicare un modello di tipo tecnologico, utilizzando la telemedicina,il teleconsulto e telecontrollo per la gestione pro-attiva dei malati cronici, offrendo ai pazienti il supporto continuativo dell’ascolto, favorendo l’educazione terapeutica, l’aderenza alle terapie, la riabilitazione e l’ autogestione.
La qualificazione tecnologica dei servizi territoriale rappresenta anche un’opportunità per fronteggiare le sfide più ampie di tipo ambientale, in contesti di vita e di lavoro più sani, meno esposti all’urto epidemico.
Una rilettura della epidemiologia e della prevenzione,con cure giuste nei luoghi e tempi giusti, per specialità, intensità e sostegno ai percorsi assistenziali tra domicilio,assistenza territoriale e rete ospedaliera rinnovata.Una rete integrata domicilio-territorio-ospedale, in cui interagiscono le figure professionali che già sono in campo, ipotizzando anche il contributo di altri professionisti quali ad esempio i farmacisti per la gestione a distanza delle prenotazioni ma anche per azioni di educazione sanitaria.
Negli ultimi due decreti governativi si registra un cambio di rotta per quanto riguarda le risorse destinate al fondo sanitario , rispetto ai tagli degli ultimi venti anni. All’interno di un aumento del fondo sanitario di 8 miliardi, 1,2 miliardi sono destinati all’assistenza territoriale. Siamo convinti che questi soldi non possano essere riversati su un’organizzazione territoriale obsoleta e poco funzionale.
La premessa progettuale è il rilancio dei principi di generalità ed equità del servizio sanitario,superando la pervicace visione di riduzione e taglio dei serviziche ha connotato gli ultimi decenni e valorizzando il sistema sanitario come un grande investimento sociale, nella consapevolezza che il rilancio della sanitànon può prescindere dal necessario ricambio e rimpiazzo degli organici, assai depauperati in anni di disattenzione.
Si diarapidamente avvio al confronto sulla sanità,aprendo al dibattito con le parti sociali lo schema di Piano Socio sanitario in via di elaborazione così da tracciare e radicare i presupposti di un profondo ed aggiornato riordino dei servizi socio sanitari regionali, a beneficio delle nuove esigenze di salute dei cittadini e della comunità lucana.