“Il terzo Rapporto dell’Osservatorio nazionale sui Distretti industriali colloca tra gli ultimi posti i Distretti Agro-Alimentare del Vulture e quello Agro-Alimentare del Metapontino, classificandoli quali alcuni dei casi al Sud del ‘distretto che non c’è’ perché pagano il prezzo degli squilibri sociali in un ambiente ostile all’impresa. I dati e l’analisi del Rapporto devono diventare elementi di riflessione per invertire la tendenza attraverso adeguate politiche industriali specie nel comparto alimentare”. E’ quanto sostiene il capogruppo di IdV in Consiglio Regionale Nicola Benedetto sottolineando che “il rating attribuito colloca rispettivamente al 79esimo posto il Distretto del Vulture e all’84esimo quello Metapontino sui 101 Distretti esaminati. A determinare quello che i ricercatori hanno definito l’Indice Confartigianato 2012 “Qualità della Vita dei Distretti” sono 42 indicatori raggruppati in 11 ambiti: densità imprenditoriale, mercato del lavoro, fiscalità, concorrenza sleale del sommerso, burocrazia, credito, tempi della giustizia, legalità e conflittualità, utilities e servizi pubblici locali, capitale sociale del territorio e infrastrutture. Nello specifico dei nostri due distretti agro-alimentari a giocare il ruolo maggiormente negativo – evidenzia Benedetto – oltre al grave gap infrastrutturale sono i fattori della burocrazia, del credito e del capitale sociale del territorio. E poiché ci avviciniamo all’8 Marzo non va sottovalutato che in termini di attività sul mercato del lavoro delle donne le regioni del Mezzogiorno competono con la Turchia: a fronte di un tasso medio nazionale di attività femminile del 29,6%, la Turchia mostra 12 delle 26 regioni con un tasso di attività delle donne superiore a quello della Basilicata.
Dallo studio emerge inoltre – continua il capogruppo di IdV – che l’inversione del ciclo economico attesa per il 2011 non c’è stata; per il 70% delle aziende le esportazioni sono tornate ai livelli precedenti il 2008, per la produzione e l’occupazione si è ancora lontani da un recupero delle posizioni perse negli ultimi quattro anni; i distretti industriali guardano sempre più a mercati lontani, dalla Cina all’India, alla Russia e al Brasile. Ma sul fronte interno il problema occupazionale è solo la punta dell’iceberg, la spia delle difficoltà dei distretti produttivi di reinventarsi come rete saldamene legata al territorio.
Emergono altri problemi: dalla difficoltà di creare vere opportunità di lavoro per le generazioni più giovani alla disponibilità di un sistema che permetta la formazione e il rafforzamento delle competenze professionali, fino a un consolidamento della cultura d’impresa come strumento per affrontare la crescente complessità dei mercati. La crisi economica che – evidenzia – nei distretti che funzionano si sente meno, sembra aver rimesso al centro il tema del ruolo di accompagnamento di molti soggetti intermedi. Di qui la necessità di agevolazioni a favore delle imprese dei distretti industriali, delle filiere produttive, delle reti e delle aggregazioni d’impresa per abbattere i costi energetici, per assistenza, consulenza e servizi e per favorire interventi mirati di marketing sui mercati nazionale ed esteri.
Condivido – conclude Benedetto – l’indicazione di Giuseppe De Rita, presidente del Censis: il problema oggi non è solo quello di sostenere le aziende nel mettere in atto strategie di mercato innovative per trovare mercati sempre più lontani , ma è anche quello di riorganizzare gli equilibri interni dei territori”.