Reddito minimo di inserimento e Tis, Cgil, Cisl e Uil: “Gestione inaccettabile, Regione Basilicata smetta di fare rigore sulla pelle dei più deboli”. Di seguito la nota integrale.
Nonostante le reiterate richieste di convocare un tavolo regionale per discutere le modalità di gestione e il futuro dei beneficiari del Reddito Minimo di Inserimento e dei TIS, ad oggi non esiste ancora una data di convocazione. Nel frattempo però, continua un imbarazzante rimpallo di responsabilità tra la Presidenza della Giunta e l’Assessore alle Attività Produttive, mentre la gestione delle due misure è ormai nel caos più totale.
Ai beneficiari del Reddito Minimo di Inserimento viene chiesto di recuperare le ore non effettuate nei mesi di lockdown, entro il mese di luglio, determinando così una situazione di grandissimo disagio e senza alcuna tutela nei confronti dei nuclei familiari più fragili (con figli piccoli, disabili gravi, ecc); nei fatti, siamo al paradosso che queste persone, dovranno “lavorare 9 ore” al giorno nelle attività di pubblica utilità, pur di recuperare le “assenze”: senza malattia, senza maternità, senza riconoscimento di diritto alcuno.
Altrettanto paradossale la situazione dei cosiddetti TIS, per i quali, lo scorso ottobre venne varata una nuova misura di inclusione sociale, escludendo il loro utilizzo all’interno dei comuni. Oggi ci giungono notizie del fatto che la Regione sta verificando la concreta possibilità che i TIS possano ritornare alle attività nei comuni: un comportamento schizofrenico e incomprensibile.
In una regione in cui le risorse si sprecano a pioggia, senza alcuna visione e nessuno strumento di verifica dei risultati, si esercita un atteggiamento di rigore nei confronti delle persone più deboli. I beneficiari RMI e TIS, infatti percepiscono una indennità che varia dalle 450 alle 550 euro al mese.
Ribadiamo ancora una volta come sia necessario un confronto. Vanno riviste entrambe le misure, vanno create condizioni di esonero per i più deboli, vanno progettate attività multidimensionali e articolate che siano rispondenti ai bisogni anzitutto dei beneficiari, distinguendo le diverse situazioni.
Non è accettabile continuare con queste modalità di gestione approssimativa che rasenta l’abuso e che determinerà situazioni di grandissima difficoltà per persone che già vivono condizioni difficili, ulteriormente complicate dalla crisi economica subentrata all’emergenza COVID 19.
La Regione convochi immediatamente le parti o ci attiveremo con ogni strumento, non esclusa la mobilitazione, a difesa dei diritti delle persone coinvolte.