Uilm Basilicata denuncia tensione sociale al Centro Oli di Viggiano. Di seguito la nota integrale.
Cosa ha nascosto Eni, e quali sono state le sue reali intenzioni durante questi anni, e ad i vari tavoli della “trasparenza”- così soprannominati quelli di confronto regionale tra Eni, parti sociali e dunque regione Basilicata .
Tra i tanti appellativi possibili, si scelse nel Patto di sito, di dare a quel tavolo, l’attributo “della trasparenza”, sicuramente non a caso, sebbene negli anni il senso della trasparenza sia venuto sempre meno; dato anche l’esiguo numero di incontri svoltisi relativi al sopracitato tavolo.
A memoria si fa fatica ad ricordare l’ultimo, come si fa fatica a comprendere le mosse, le scelte di Eni nel corso degli ultimi anni, ed in particolare negli ultimi mesi.
Se da un lato Descalzi racconta o forse immagina progetti avanguardisti per il sito lucano, ciò che avviene nella nostra cara Lucania e’ davvero molto lontano, da indurre a credere che le stesse dichiarazioni di Descalzi altro non siano che chimere, o semplicemente visioni che riguardano, caratterizzano o caratterizzeranno altri siti estrattivi.
Un quadro, quello del centro oli di Viggiano, mortificante e molte volte al limite minimo del rispetto delle regole, degli accordi regionali e/o sindacali; sembra si tratti di una terra arida, dove il padrone non conosce altro modus operandi che ricattare un territorio, creando tensione sociale, dividendo le persone, innescando una guerra tra poveri, tra i lavoratori che davvero fanno fatica a capirne il perché.
Eni ha scelto una strada pericolosa per il raggiungimento dei propri obbiettivi legati da un lato al rinnovo delle concessioni, dall’altro alla necessita’ di battere cassa… riducendo le attività, riducendo le marginalità al fine di far pagare la crisi ai più deboli, ai lavoratori, o comunque a chi non ha voce in capitolo, consapevoli che parlare significherebbe essere sostituiti con un cambio appalto o anche attraverso il cosiddetto allargamento della commessa, o ancora attraverso gli ordini di lavoro, o attraverso un nuovo sistema che potremmo chiamare “stress commerciale “.
Nella lunga storia degli appalti, mancava un nuovo capitolo: quello dell’imprenditore che fa di tutto per liberarsi dall’appalto stesso perché addirittura il prezzo e le condizioni poste da Eni non consentono nessuna marginalità, anzi in alcuni casi si tratta di un “ giro di posta”.
Qui perdi e li acquisti …. Bisogna ritenersi dunque dei lavoratori fortunati a lavorare nel sito diciamo cosi più virtuoso.
E’ a cose del genere che assistiamo nei vari incontri, dove da mesi alcuni “vogliono scappare dalla commessa” mentre altri per diversi motivi, come ad esempio nuove opportunità di contratti, accettano l’inaccetabilie.
In questo gioco, pero’c’è un qualcosa che va a oltre la subdola e ricattevole natura economica tra committente ed appaltatore o subappaltatore, c’e´ un mondo in carne ed ossa, rappresentato dalle tante donne e dai tanti uomini che nel centro oli di Viggiano hanno raggiunto una vera e concreta opportunità di impiego, grazie alla quale realizzare i propri sogni, per molti, primo fra tutti la costituzione di un bene primario: la famiglia .
Si certamente il petrolio è un’opportunità e dovrebbe essere vissuto come valore aggiunto per il nostro territorio, ma purtroppo Eni a prescindere dalla solita propaganda pubblicitaria e dal bon ton ai tavoli anche sindacali con CGIL CISL UIL, in realtà sta distruggendo il sogno di tanti, affamando i lavoratori e aumentando quello squilibrio che ha visto e vede in contrapposizione chi considera il petrolio una opportunità e chi invece la vede completamente in senso opposto.
Il petrolio per definizione non crea tanti posti di lavoro, ma produce sicuramente ricchezza attraverso le royalties, sebbene quel poco di lavoro ed i relativi livelli occupazionali dovrebbero essere un obiettivo comune.
Noi non vogliamo elemosinare nulla, non scenderemo mai al ricatto di Eni, ma vogliamo che le regole e gli accordi siano rispettati; esigiamo il rispetto delle persone e di un territorio che ha si accettato la sfida del petrolio, ma che vede oggi lo stesso “oro nero” in grosse difficolta´; non perché non si estraggano i barili ma perché qualcuno ha deciso che è arrivato il momento di chiudere con un’ esperienza e aprire una nuova fase che sta producendo un vero disastro sociale ed economico.
Tagli dei posti di lavoro: quanti contratti a tempo determinato non sono stati rinnovati o trasformati?
Quanti lavoratori oggi vivono di ammortizzatori sociali e quanto incide tutto questo sulla loro vita!
Perche’ eni ha ridotto le attività, a prescindere da una prima fase legata alla pandemia, costringendo il sistema industriale ad attivare gli ammortizzatori sociali.
Perché visto che il numero dei barili che vengono estratti sono sempre quelli!
Perché allora la riduzione delle attivita di servizio, di manutenzione e/o altro.
Stiamo rischiando attraverso la riduzione delle attività – siamo intorno in molti casi al 60%70% – un nuovo disastro ambientale perché ridurre le attività di manutenzione e/o quelle ambientali significa mettere al rischio tutto un territorio, un’ intera regione.
Non c’e´ nessuna spiegazione logica che ci possa far dire che l’uso della cassa integrazione nel centro oli di Viggiano sia stata coerente e corretta rispetto alla tipologia delle attività
C’e´ solo un comune denominatore a tutto ciò e si chiama ingordigia; essere ingordo significa essere egoista e pensare che il proprio “benessere“ possa prevalere su ogni cosa o sul benessere dell’uomo.
Caro presidente Bardi, convochi immediamente l’Eni al tavolo della trasparenza, cosi da poter chiarire e far prevalere l’interesse generale, l’interesse di una regione e di un popolo, quello lucano che è un esempio virtuoso e laborioso, cosi da evitare che l’ingordigia possa farla da padrone .
Non c’e´ più tempo, i lavoratori sono affamati ma hanno al contempo una innata dignità che nessun ingordo potrà comprare.
Basta ammortizzatori sociali!