E’ proprio la solita Italia: fatta la legge, trovato “l’inganno”. Siamo passati dalla commissione di massimo scoperto alla tassa sull’affidamento
La legge in questione è quella che ha abolito la commissione di massimo scoperto, uno dei più fastidiosi balzelli bancari. Un meccanismo grazie al quale le banche italiane, per anni, hanno applicato superinteressi sui conti correnti in rosso. Bastava sforare anche di un solo giorno l’effettiva disponibilità che scattava la stangata sui conti della clientela. E gli interessi praticati schizzavano alle stelle.
Per anni, dunque, gli istituti di credito hanno ingrassato i loro bilanci con questa commissione. La polemica si è protratta a lungo e a nulla sono serviti gli inviti all’autoregolamentazione lanciati a più riprese dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.
Insomma, spazzata via da un provvedimento legislativo di inizio anno, la commissione di massimo scoperto ha rifatto capolino allo sportello. Anche se sotto mentite spoglie. Ecco l’escamotage. Il nome più diffuso è commissione di affidamento. Differenze solo formali, perché la sostanza cambia davvero poco.
Il nuovo sistema deve partire al massimo entro il prossimo 28 giugno. Tra le poche certezze, quella che a pagare sono come sempre milioni di correntisti, famiglie e imprese. Che, adesso, corrono il rischio di subire un duro colpo con aumenti, su base trimestrale, a partire dal 280% sino a toccare la soglia del 440%.
Bisogna che il Parlamento intero intervenga subito; in caso contrario sarà chiaro a tutti, per l’ennesima volta, che tutti quelli che siedono a Roma non rispondono di sicuro agli interessi dei milioni di italiani che li hanno votati, bensì a un manipolo di squallidi affaristi che si celano dietro il paravento di esercitare uno dei commerci più antichi al mondo: quello del denaro, merce di questi tempi assai rara e preziosa.
Le banche, pratica, hanno semplicemente sostituito le precedenti commissioni con altre, sicuramente ancora più onerose, contravvenendo di fatto allo spirito ed al significato del provvedimento di legge.
Uno degli esempi portati all’attenzione negli ultimi giorni fa comprendere bene come funziona la nuova tagliola per una azienda con fido bancario di 10.000. Se adesso un eventuale sforamento del fido di 5.000 per un periodo massimo di 15 giorni fa scattare la commissione di massimo scoperto che costa all’azienda un importo fisso di 47,5 euro, con le nuove disposizioni contrattuali l’aumento sarà di quasi il 280% toccando la soglia di 181 euro». Vale a dire la somma di un corrispettivo trimestrale applicato in sostituzione delle vecchie clausole pari a 25 e dall’applicazione di un tasso di interesse di mora più il costo giornaliero dello sconfinamento pari a 156 euro.
La CNA, di concerto con le altre organizzazioni dell’Artigianato, è già intervenuta presso il Ministro Giulio Tremonti per richiedere di adottare le necessarie soluzioni per salvaguardare il principio introdotto con il decreto-legge 185 come pure provvederà per il tramite del proprio rappresentante nell’Osservatorio regionale sul credito costituito presso la Prefettura di Potenza a denunciare quanto sta accadendo sia sotto il profilo della trasparenza dei contratti che degli effetti economici che essi potranno produrre.