Riportiamo di seguito l’ntervento in Senato del senatore lucano Cosimo Latronico sulle Liberalizzazioni, in particolare sull’art.16 che istituisce un fondo di sviluppo permanente per la Basilicata
Intervento Sen. Cosimo Latronico
L’irrompere della crisi finanziaria, che ha interessato le economie occidentali e messo in discussione la stabilità dei debiti sovrani, ci ha suggerito uno sbocco parlamentare che facilitasse la pacificazione nazionale, provando a trasformare questo tempo di Governo di tregua in una occasione di rilancio delle azioni riformatrici pure avviate in questa XVI legislatura.
La riforma fiscale, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma dell’università e dell’istruzione, la revisione delle politiche di coesione per rendere più spedito e più efficace l’intervento dei fondi comunitari nel Mezzogiorno sono solo alcuni capitoli di un palinsesto di azioni che bisogna intestare al Governo Berlusconi ed alle manovre che sono state realizzate proprio in questa legislatura, insieme alla importante opera per contenere l’espansione della spesa pubblica e sospingere verso una responsabilizzazione dei centri di spesa e una qualificazione della spesa pubblica. Un’opera che ci ha portato alla costituzionalizzazione dell’obbligo di pareggio del bilancio, riforma costituzionale che sta per compiersi, e all’avvio della revisione della spesa pubblica, che dovrebbe segnalare risparmi significativi, contrastando sprechi e inefficienze tuttora presenti.
I dati che oggi campeggiano su tutti i giornali del nostro Paese cifrano in 12 miliardi il gettito recuperato nel 2011 dalla lotta all’evasione. Sono una conferma della serietà e dell’efficacia degli strumenti messi in campo negli anni scorsi per l’affronto e il contrasto della cruciale questione della lotta all’evasione.
Rigore nei conti, qualificazione della spesa, responsabilizzazione dei centri di spesa, contrasto all’evasione, incentivando comportamenti fiscali virtuosi, sono la trama di un percorso che ha caratterizzato l’azione di governo in questa legislatura. Insieme a questo occorre, mettere in campo azioni che aiutino la crescita del nostro Paese e del suo sistema produttivo, agendo, oltre che sul numeratore della crisi (il debito) anche sul denominatore (la crescita).
In questo contesto si muove questo provvedimento all’esame al Senato sulle liberalizzazioni e sulla crescita: troppi vincoli, troppe posizioni di rendita, troppe disuguaglianze, troppi costi per il sistema produttivo, troppe barriere all’accesso delle giovani generazioni nel mondo del lavoro e delle professioni, troppe disuguaglianze tra generazioni ed aree del Paese. Mettere mano a questi fattori, che rendono non proteso alla crescita il nostro Paese ed allargano le contraddizioni e le aree di povertà e di emarginazione e farlo in un clima di intollerabile conflitto sociale, mi pare un’opera importante, da sostenere dal punto di vista parlamentare e politico.
Tra le norme di questo provvedimento , voglio soffermarmi su una in particolare: l’articolo 16 del testo all’esame dell’Aula, che punta alla valorizzazione delle risorse minerarie del nostro Paese, in un momento difficile per l’approvvigionamento energetico dell’Italia, garantendo però ai territori di estrazione ricadute in termini di sviluppo delle infrastrutture e delle reti produttive; sviluppo, in cambio del contributo che questi territori e queste Regioni d’Italia garantiscono al fabbisogno energetico del nostro Paese.
Ne parlo perché questo articolo ed il suo contenuto sono l’esito di una battaglia che il Gruppo parlamentare del PdL, con il concorso attivo dei senatori Viceconte e Mazzaracchio e del presidente Azzollini, ha inteso compiere in questa legislatura per rivendicare il diritto delle Regioni – che mettono a disposizione significative risorse minerarie del proprio territorio – ad ottenere strumenti di sviluppo in un quadro di assoluta tutela ambientale e garantendo interventi estrattivi, ispirati alle migliori pratiche qualitative disponibili sul piano internazionale.
Riconosciamo al Governo e al ministro Passera la disponibilità a recepire integralmente il testo predisposto da noi e dagli Uffici del Ministero dello sviluppo per dare corso agli investimenti in campo minerario e contestualmente approntare strumenti di sviluppo per le Regioni interessate.
Voglio osservare che questa norma ha una ricaduta straordinaria dal punto di vista economico, se si considera che l’impatto solo per le risorse minerarie della Regione Basilicata è stato stimato in 30 miliardi di euro, con un gettito fiscale aggiuntivo in termini erariali di 17 miliardi nei 20 anni di produzione degli impianti.
La norma prevede che una quota di questo gettito fiscale aggiuntivo sia destinata a finanziare un Fondo permanente di sviluppo dei territori interessati, secondo la lettera e il contenuto dell’ordine del giorno proposto dal Senato in occasione della manovra del 20 dicembre 2011.
È una norma che dà copertura legislativa al nuovo negoziato, il cui preliminare è stato già sottoscritto tra il Governo Berlusconi e la Regione Basilicata, con l’intervento dei sottosegretari delegati, Viceconte e Saia. Ora quel negoziato può concludersi una volta che i decreti interministeriali attuativi della norma siano stati emanati, cosa che noi sollecitiamo e auspichiamo.
Quando mancano risorse finanziarie, le nostre risorse naturali (minerarie, idriche, culturali, ambientali), colleghi senatori, possono diventare un propellente per lo sviluppo. Per il Mezzogiorno questo è ancora più vero.
Abbiamo il dovere di accompagnare questo processo con strumenti di sostegno finanziario e strategico che interrompano cicli di allocazione improduttiva delle risorse finanziarie, che pure non sono mancate in questi anni.
La coesione del nostro Paese ed il superamento dei divari strutturali che segnano il Paese a 150 anni dalla sua unificazione sono obiettivi a cui tendere se vogliamo vincere la sfida della crescita e caratterizzare con contenuti di giustizia sociale la nostra azione di governo.
Abbiamo anche apprezzato la disponibilità del Governo a rivedere il sistema di tassazione dei beni immobili della Chiesa e delle organizzazioni no profit, che assicurano un’offerta di servizi sociali nel solco della tradizione solidaristica del nostro Paese.
Il Paese potrà riprendere il suo giusto cammino di crescita non solo se saprà valorizzare e potenziare spazi di libertà nel campo economico, scalfendo rendite e conservatorismi, ma anche se saprà puntare su quello straordinario capitale di risorse umane che si muovono ed agiscono nella società e che vogliono autopromuovere risposte ai crescenti bisogni sociali. Facilitare anche fiscalmente questa riorganizzazione del welfare italiano aiuterebbe risposte appropriate e costerebbe meno alle casse dello Stato, in applicazione dei principi costituzionali della solidarietà e della sussidiarietà, sia verticale che orizzontale.
Abbiamo scritto una pagina parlamentare positiva, smentendo l’asserzione che questo nostro Paese è irriformabile, che la politica è condannata alla sua dissoluzione. Questo provvedimento e la sua dinamica parlamentare confermano che ci sono spazi di azione che competono alla politica quando questa sa mettere al centro del suo agire l’interesse del Paese nella sua proiezione di lungo periodo.