Il materano Domenico Gallipoli rende omaggio al premio Oscar Ennio Morricone con un contributo in cui immagina cosa sia accaduto quando il musicista ha varcato la porta del Paradiso.
Si avvicinò alla porta del Paradiso dopo aver attraversato con la leggerezza di una piuma il percorso che dalla Terra conduce lassù, sospinto anche dall’affetto della sua famiglia e di quanti lo avevano apprezzato non solo per la sua arte ma anche per i suoi modi; respirava aria pura e non avvertiva alcun dolore al femore. Schivo e timoroso come un bambino che deve affrontare una situazione nuova e sconosciuta, con l’immancabile bacchetta e portando sotto il braccio una infinità di fogli bussò alla porta del Paradiso. Attese un po’ che la porta si aprisse; furono attimi in cui ebbe l’angoscioso dubbio di essersi presentato alla porta sbagliata. La porta si aprì e sentì un coro di “Ennio, Ennio, Ennio”. “Mi hanno riconosciuto” disse a se stesso. Ad accoglierlo si presentarono infatti Angeli e Arcangeli con le trombe e altri strumenti musicali che suonarono alcune delle più dolci melodie che il maestro aveva composto. Pietro, l’addetto alla “reception”, su suggerimento dell’Altissimo, aveva infatti invitato i vari musicisti, nell’imminenza dell’arrivo del maestro, ad organizzare un’accoglienza degna. La musica celestiale si diffuse dappertutto nel Paradiso destando interesse e curiosità soprattutto tra coloro che nella vita terrena avevano coltivato le note. Ci furono musicisti… tradizionalisti e poco inclini a misurarsi con la musica dei tempi successivi ai loro, i quali si tennero un po’ in disparte; ma altri, pur di genere musicale diverso, aperti al nuovo e di tutti i continenti (come Armstrong, Ciaikovskij e Puccini, tanto per citarne alcuni), accorsero festanti per ascoltare la musica e dare il benvenuto al maestro. “Maestro”, gli si rivolse Pietro “permettimi di darti il benvenuto a nome di tutti gli ospiti del Paradiso. Qui abbiamo visto i film che contenevano le tue colonne sonore. Che delizia! Sai, abbiamo una parabola gigante grande come la calotta polare, che ci permette di captare quello che di buono create. Ma …. posso chiederti il motivo per cui hai portato con te tutti quei fogli?”. Alquanto imbarazzato il maestro rispose che aveva pensato di portare con sé gli spartiti delle musiche composte …. tanto …sulla Terra ne avevano di copie. Insomma aveva trovato difficoltà a separarsene…. era geloso …. chiese scusa per questo.Pietro gli perdonò questa leggerezza, veramente una leggerezza rispetto a quanto di bello e positivo aveva lasciato in eredità sulla Terra. “Ma questi spartiti devono pur servire a qualcosa qui” disse Pietro. “A cosa?” chiese Ennio. “Ad organizzare concerti, naturalmente. Qui musicisti e strumenti non mancano”. “Mi sembrerà di continuare a vivere facendo ciò che so fare e che mi piace fare” rispose Ennio. “Tu continuerai a vivere con la tua musica sulla Terra e qui in Paradiso; avrei pensato di organizzare ogni giorno per un’ora un concerto di musiche scritte da te, ovviamente diretto da te” aggiunse Pietro. “Santità” replicò Ennio “mi piacerebbe molto continuare a dirigere e, avendo tempo a disposizione, comporre. Non vorrei però affaticarmi, sa… alla mia età ,ho quasi un secolo sulle spalle, ho paura di non farcela”. “Ennio” gli rispose Pietro “faremo tutto con leggerezza; siamo in Paradiso, siamo nell’eternità”. Ennio sorrise con gioia.