Antonio Melfi, Presidente gruppo consiliare comunale Cristianamente riprendiamo a dialogare di Tricarico e già consigliere regionale di Basilicata ed ex sindaco di Tricarico, in una nota esprime alcune riflessioni dopo le dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale Leone sulla situazione della Sanità in Basilicata.
“Una sanità agile, flessibile” ripete ossessivamente l’assessore Leone nella intervista ad una emittente radiofonica locale. 35 minuti di quasi delirio per presentare “il contenitore, il riordino del sistema sanitario della regione Basilicata” che rappresenta un esperimento, una cosa nuova, bollinata da una non meglio identificata Agenzia, un esperimento che potrebbe essere esteso a tutta Italia: poveri noi se così accadesse!
Al netto delle elucubrazioni e dei cambi di strutture grammaticali e sintattiche ricorrenti, l’assessore dice alcune cose importanti: innanzitutto che il disegno di legge del sistema sanitario regionale esiste e sarà licenziato dal consiglio regionale di Basilicata prima della fine dell’estate; soltanto dopo saranno aperti dei “tavoli monotematici relativi alle singole specialistiche mediche” (e qui l’assessore si produce in un elenco che va dalla diabetologia alla oftalmologia passando per l’oncologia etcetc) e solo dopo ancora, cioè quando ormai sarà tutto concluso, definite definitivo, si arriverà ai famosi tavoli istituzionali con i sindaci, il territorio (sic!) e i sindacati. Dal che si deduce che il famoso rispetto per i tavoli istituzionali addotto dal sindaco di Tricarico per non prendere posizione sull’argomento, è assolutamente di là da venire, non essendo in corso alcuna interlocuzione con l’assessore (almeno questo è quello che dice Leone) anzi c’è da dubitare che il citato sindaco venga proprio convocato a questo tavolo perché per ben due volte nella intervista l’assessore Leone cita come “piccoli ospedali” della provincia di Matera, soltanto Stigliano e Tinchi. Sicché, se è vero che due indizi fanno una prova, l’assessore ignora l’esistenza di Tricarico e del suo ospedale, nonostante la parata di protagonismo realizzata in occasione dell’avvio della campagna di screening sierologici e di tamponi di cui peraltro, dopo tre mesi, di nulla sono stati informati i cittadini tricaricesi che hanno messo a disposizione il loro sangue, il loro naso, la loro faringe. Stessa cosa dicasi per il distretto sanitario di Tricarico, ignorato dall’assessore che peraltro è piuttosto confuso sul numero degli stessi, una volta sono sei, una volta sette, una volta nove: boh!!
Sanità flessibile: a noi pare piuttosto una sanità itinerante, ambulante come i mercati rionali, una sanità quasi da asporto: come si fa ad immaginare che “i superspecialisti”, e l’assessore ne cita due, uno dell’ospedale San Carlo “in provincia di Potenza (sic!) e l’altro “appena arrivato al CROB”, si spostano in giro per la Basilicata e vanno ad operare pazienti malati di tumore al pancreas o all’apparato digerente in un’altra struttura ospedaliera. Così pure gli anestesisti, “per esempio nessun anestesista vuole stare a Lagonegro, se ne scappa. Allora prendiamo (sic!) dieci anestesisti e li mandiamo a turno dove servono”: siamo veramente al trionfo della incompetenza professionale, della incapacità politica, della follia pura.
E secondo questo assessore, con questa sanità flessibile, agile ed in rete, nel giro di un anno e mezzo il contenitore del riordino del sistema sanitario regionale sarà riempito di contenuti e funzionerà a pieno regime, sempre che, ci permettiamo di aggiungere, i pazienti lucani che hanno bisogno di cure mediche siano sopravvissuti. E sì, perché l’assessore parla anche di una “migrazione passiva di 42 milioni” (da capire che cosa voglia intendere), così come parla pure di una statistica che registra quattro casi di ictus al giorno in Basilicata che “costano 200.000 euro”, e dunque dovremmo dedurre che di questo passo nell’arco di un decennio la metà degli abitanti della Basilicata vivranno (se vivranno) con i postumi di un ictus. Per fortuna siamo convinti che l’assessore utilizzi i numeri e le statistiche un po’ a casaccio, proprio come utilizza la grammatica italiano.
In conclusione ci sembra doveroso ed urgente porre alcune domande: dove sono finiti i consiglieri regionali di minoranza? Fra loro anche medici, farmacisti, quindi abbastanza esperti di queste questioni? Possibile che paia a loro tutto normale e regolare questo progetto surreale dell’assessore Leone? Dove sono finiti i sindacati dei medici: possibile che dopo anni e anni di studi, di formazione, di ricerca, debbano essere trattati come le ultime e più insignificanti pedine del gioco degli scacchi, ed essere spostati e mandati di qua e di là, anche ad operare in strutture prive di qualsiasi strumentazione,senza alcun riguardo alla sicurezza ed alla specificità dei singoli settori? Dove è finito il Tribunale dei malati che tace dinanzi alle asserzioni demenziali di questo personaggio secondo il quale le liste di attesa si ingrossano perché noi cittadini lucani abbiamo uno stato di ansia che non riusciamo a controllare e quindi intasiamo gli ospedali? Da quando una mammografia, una colonoscopia, una RM, una TAC ed altri esami sono diventati, ma solo per noi lucani, una sorta di riempitivo delle nostre vuote giornate? Ma crede forse l’assessore Leone che abbiamo piacere a sottoporci a questi controlli, peraltro per molti anche a pagamento, dei quali faremmo volentieri a meno se non avessimo o fossimo a rischio di gravi patologie? E invece di fare queste vergognose affermazione, perché l’assessore non si mette in moto per fare riprendere finalmente dopo tre mesi di blocco totale lo scorrimento delle visite specialistiche prenotate prima del lockdown, sempre che tutti i pazienti che attendevano siano sopravvissuti o almeno non siano peggiorati?