“Sulla questione acque minerali ritengo sia necessario fare chiarezza innanzitutto per affermare il principio, da assessore alle Attività Produttive, che non ci possono essere, nel rapporto Regione – imprese, due pesi e due misure”. Lo afferma l’assessore Francesco Cupparo per il quale “da giorni sono state dette e scritte cose non vere, sino a fornire cifre sui nuovi canoni di concessione letteralmente campate in aria”.
“E’ il caso di ricordare che sono stato il proponente dell’art. 7 – “Quota per il riequilibrio territoriale della tariffa dell’acqua all’ingrosso” – della legge di stabilità regionale n. 10 del 20 marzo 2020 per sostenere principalmente l’obiettivo di investire negli ambiti di accumulo della risorsa idrica il 20 per cento annuo delle somme che la Regione incassa per il pagamento dell’acqua trasferita alle regioni, ai consorzi e alle aziende e la stessa quota del 20% ai Comuni concedenti le coltivazioni di acque minerali da parte dei concessionari, suddiviso tra i Comuni in proporzione alle quantità prelevate, raddoppiando il canone che i concessionari dovranno versare alla Regione”.
“Per quanto riguarda le concessioni per le acque minerali, come è noto – aggiunge l’assessore – è stato deciso dal Consiglio regionale di delegare la Giunta ad emanare un provvedimento che rinvia al 2021 gli aumenti già previsti per venire incontro ai problemi delle aziende del settore che sono dovuti anche all’emergenza sanitaria. Ma non si può fare disinformazione. Intanto, queste le cifre ufficiali di quanto la Regione ha incassato nel 2019: 881 mila 136,18 euro quale “tassa imbottigliato” e 63 mila 38,14 euro per “canoni di concessione”. Attualmente la tassa per imbottigliato è pari ad 1 euro al metro cubo. La proposta che ho sostenuto è di passare a 2 euro al metro cubo imbottigliato in plastica e a 1,50 euro al metro cubo imbottigliato in vetro. Inoltre poiché l’acqua emunta dalle imprese concessionarie non è stata mai pagata chiediamo alle stesse il pagamento secondo la tariffa prevista per il consumo di acqua ad uso industriale. A conti fatti – dice Cupparo – con gli aumenti decisi e il pagamento, per la prima volta, dell’acqua emunta, raggiungeremo all’incirca il raddoppio dell’attuale incasso complessivo e comunque siamo molto lontani dalle cifre diffuse dall’associazione di categorie delle aziende acque minerali.
“Ripeto: ritengo semplicemente impensabile, da assessore regionale, che una risorsa del nostro territorio utilizzata a fini industriali e commerciali non debba produrre benefici in particolare a territori come Viggianello, Castelluccio, Rionero, Melfi, Atella (comprensorio Monticchio) e altri che subiscono in termini di sfruttamento di risorse proprie, a beneficio di altri soggetti. Né è tanto meno tollerabile che le imprese delle aree industriali paghino l’acqua utilizzata e ad altre siano concessi vantaggi del tutto inspiegabili. L’art. 6 della Legge regionale n.10 del 20 marzo 2020 – continua l’assessore – riconosce il sacrificio dei territori delle sorgenti che potrà essere attenuato dall’afflusso continuativo di risorse tali da permettere azioni di riequilibrio per risanare in parte i danni subiti”.
“Sono comunque pienamente disponibile – conclude Cupparo – al confronto con associazione di categoria ed imprese purchè avvenga sulla base di dati reali e sul riconoscimento che si deve pagare la risorsa acqua minerale”.