Fiom Cgil: “Fca in ritardo su tutte le scelte industriali, aprire tavolo tra Governo, imprese e sindacato”. Di seguito la nota integrale.
Si è svolto a Lavello (Potenza) l’attivo dei delegati Fiom Cgil e dei componenti dei direttivi delle aziende dell’indotto e della logistica Fca di Melfi durante il quale sono emerse una serie di criticità del settore. L’assenza di politiche industriali, a partire dal settore dell’auto, l’assenza di investimenti su innovazione tecnologica, nuovi modelli e prodotti, la mancata gestione della transizione e della trasformazione del sistema viabilità nel nostro paese, con interventi mirati alla eco-sostenibilità, hanno fatto sì che le imprese continuassero a fare da sole con logiche di competizione, riduzione dei costi che ha prodotto disastri industriali, occupazionali e precarietà nel nostro paese.
Tenendo conto che la transizione dovrà avvenire guardando al tipo di società che vorremmo costruire e che il futuro dell’auto è passare all’ibrido per poi all’elettrico, riteniamo FCA sia in ritardo su tutte le scelte industriali. Gli investimenti e gli incentivi governativi devono garantire il sistema paese in termini di ecosostenibilità delle produzioni e più in generale del sistema viabilità per dare garanzie occupazionali e garanzie produttive al sistema industriale italiano.
L’affannosa ricerca della riduzione dei costi della FCA si riflette sulla componentistica, producendo perdite produttive e occupazionali, oltre che ricadute sulle condizioni di lavoro, di salute e sicurezza, salario e occupazione con l’aumento delle precarietà della vita delle persone.
L’emergenza covid 19 ha messo un riflettore su una crisi dell’automotive che era già presente da ormai più di 10 anni, con ricadute occupazionali e produttive. Fca registra perdite produttive maggiori rispetto alle case dell’auto internazionali ed europee. Nell’area industriale di Melfi su tutta la componentistica già dal 2017 si fa ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali al 50%(CIGO, CDS) oggi 100% (CIGO COVID 19) per un totale di 19 mesi nell’ultimo quinquennio con ricadute pesantissime su condizioni di lavoro, salario e occupazione: 1500 lavoratori con il contratto di somministrazione non hanno avuto il rinnovo, i 20 turni in realtà non sono quasi mai svolti.
L’impegno dei delegati e della FIOM CGIL a tutti i livelli nella fase della pandemia è stato straordinario nel fermare le produzioni e mettere in sicurezza i lavoratori grazie agli accordi sui protocolli anti covid 19.
Allo stato attuale le aziende multinazionali mettono in atto riorganizzazione produttive e accorpamenti dei siti con chiusura di alcuni stabilimenti. In questo quadro si assiste alla competizione tra aziende dell’area industriale, tra lavoratori con contratto a tempo indeterminato e lavoratori con contratto di somministrazione, tra lavoratori con ridotte capacità lavorative e i più giovani, insieme alla richiesta del dumping contrattuale tra i lavoratori della logistica, con la trasformazione del contratto collettivo nazionale da metalmeccanici ad apprendistato.
Per tutti questi motivi riteniamo sia necessario aprire un tavolo tra governo, imprese e sindacato per decidere insieme la strategia centrale si cui investire nel settore dell’automotive. Il governo deve creare le condizioni politiche affinché la trasformazione della viabilità nel paese avvenga con piani industriali che creano produzioni ecosostenibili, mettendo insieme le azioni per il blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori, investendo in innovazione e ricerca. Chiediamo impegni industriali e occupazionali per il settore e di aprire realmente il confronto sul CCNL per rimettere al centro la qualità del lavoro migliorando i ritmi, le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori in fabbrica e la riduzione dell’orario di lavoro, aumentando i salari e facendo ripartire l’economia.
Chiediamo, in sostanza, di far ripartire la contrattazione aziendale su lavoro, salario, occupazione, salute e sicurezza, aprendo il confronto con le aziende dell’indotto Fca di Melfi e logistica.