Riordino sistema sanitario regionale, intervento sindaco di Pomarico Francesco Mancini.
Integrazione ospedale territorio, qualità del servizio ospedaliero e tempi di attesa ridotti, queste devono essere le prerogative per la sanità lucana.
Ho avuto modo di partecipare all’incontro sul “riordino della sanità” della nostra regione che si è tenuto all’auditorio dell’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. Si è parlato della nostra sanità a 360 gradi, la politica, i dirigenti regionali, primari, dottori, sindacati, associazioni tutti con la loro visione di quello che è stato, è e soprattutto dovrebbe essere una sanità regionale.
Spero che queste iniziative continuino, magari entrando più nello specifico con tavoli di ascolto interni ed esterni, coinvolgendo di più le varie comunità e i sindaci del territorio.
Le prerogative essenziali per creare una sanità sostenibile e di alto livello devono essere senza dubbio la qualità del servizio ospedaliero, i tempi di attesa e la possibilità di poter essere assistiti il più vicino possibile al proprio domicilio.
Il diritto alla salute, nei tempi ragionevoli, deve appartenere a tutti i cittadini, non escludendo chi non può permettere una visita a pagamento. Non si può continuare ad assistere alla triste realtà dove la prenotazione di una visita specialistica tramite Cup ti proietta a date improponibili che vanno anche ben oltre i 12 mesi, mentre nella stessa giornata si contatta il numero “intramoenia” per la prenotazione della stessissima visita specialistica e l’appuntamento lo si potrebbe anche avere nell’arco delle 12 ore, e soprattutto non si deve essere costretti a migrare in altri ospedali anche per un semplice intervento di appendicite.
Ma il tema scottante di questa prima fase di discussione è stato senz’altro la necessità di dare la giusta importanza ad ogni territorio lucano. Ogni ospedale presente in Basilicata deve essere importante e attrezzato per assolvere alle “semplici” richieste da parte dei cittadini presenti sul territorio di riferimento. Il Madonna delle Grazie di Matera deve essere al centro del suo territorio, non può e non deve passare in secondo piano su schemi regionali, altrimenti si alimenta ancora di più l’emigrazione sanitaria sempre più in crescita non solo per Matera e provincia. Matera deve tornate ad essere punto centrale della sanità lucana, dove solo dopo un lavoro di riqualificazione e rivalutazione può rappresentare in una prima fase una diga per arginare il flusso continuo verso gli ospedali della vicina Puglia, e subito dopo diventare un “attrattiva” per la stessa Puglia.
Bisogna credere ed investire sul personale medico e infermieristico, rendendo sempre più appetibili i nostri ospedali. Il cittadino di Matera deve poter trovare le condizioni di qualità e i tempi giusti al Madonna delle Grazie di Matera, il cittadino di Potenza deve trovare le stesse condizioni al San Carlo di Potenza e così per tutte le altre sedi ospedaliere presenti in Basilicata.
Questo deve essere l’obbiettivo unico di una riforma regionale. La nostra sanità ha bisogno di tornate protagonista nell’immaginario di tutti, per evitare di essere vista sempre più come una sanità di serie inferiore, e in questo processo Matera può rappresentare una leva importantissima.
Concludo dicendo che presupposto e vera proposta per gettare le basi per un vero riordino della sanità lucana, è l’integrazione ospedale territorio seguendo le linee guida 2015 del ministero sanità.
Il trattamento moderno richiede una presa in carico globale del paziente, con una forte integrazione tra risorse ospedaliere e territoriali: ricoveri ospedalieri limitati alle fasi iniziali diagnostiche e terapeutiche e alle instabilizzazioni gravi, le attività di prevenzione diagnosi e follow up, ed assistenza che non necessitano di ricovero devono essere effettuate sul territorio ed in diretta vicinanza con le aree residenziali, con assistenza domiciliare, sfruttando in un processo di sinergia risorse ospedaliere, medici di base, strutture territoriali e poliambulatori che siano in grado di filtrare il flusso per non intasare gli stessi presidi ospedalieri, annullando il più possibile le distanze tra sanità e comunità, scongiurando così disservizi, pregiudizio e rischio per i cittadini, ponendo in primo piano e in modo imprescindibile il connubio ospedale e proprio territorio.