Legambiente di Matera in una nota condivisa con 30 associazioni materane denuncia gli scempi in corso nel Parco della Murgia Materana per il progetto “Parco della storia dell’uomo” e chiede all’Amministrazione Comunale di Matera, all’Ente Parco e alle Soprintendenze di bloccare immediatamente i lavori che stanno producendo danni irreversibili al territorio. Di seguito la nota integrale e i documenti che spiegano le motivazioni della protesta.
Parco della Storia dell’uomo? Ma quale Parco se: niente geografia, niente flora, niente fauna, niente Madre Terra…
e niente regole? No, niente regole? No, noi non ci stiamo!
Sono avviati da alcune settimane i cantieri edili nel Parco della Murgia per realizzare due dei progetti legati al “Parco della storia dell’uomo”: Preistoria e Rupestre, gestiti da Invitalia su incarico del Comune di Matera.
Nessuna informazione o coinvolgimento della Comunità materana sui progetti esecutivi pronti ed approvati dal marzo del 2019.
Guardando le pochissime carte ed i numeri sinora a disposizione scopriamo che nel Parco saranno spesi oltre 2milioni e 600mila euro per fare alcune cose buone e moltissime cose cattive o addirittura pessime.
Le procedure di approvazione dei progetti risultano con “sbavature”, “prescrizioni rientrate”, sopralluoghi non documentati, date problematiche.
Trentacinque associazioni materane si sono mobilitate, si sono incontrate, hanno discusso, hanno studiato le carte disponibili, hanno visitato i luoghi degli interventi, hanno fatto un primo incontro con l’amministrazione comunale, i progettisti, Invitalia e l’ente Parco.
Invitiamo l’Amministrazione comunale, la Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggistici, Invitalia, l’Ente Parco e la Regione Basilicata a voler convocare nei tempi più celeri un nuovo incontro per decidere assieme sul futuro del Parco che non può diventare un cantiere permanente, un luogo di sperpero di danaro pubblico e di danno all’Ambiente, alla Storia, alla Geografia del nostro territorio.
Forniamo a tutti i soggetti interessati il documento elaborato dalle Associazioni, invitiamo gli organi di stampa a diffonderlo, i Cittadini a leggerlo con attenzione, le Amministrazioni a fermare il cantiere al fine di evitare danni irreversibili dei quali la Storia, e forse non solo lei, vi chiederà conto.
Di seguito il documento integrale
Con riferimento alla documentazione messa a disposizione da Invitalia su richiesta del Comune di Matera successivamente all’incontro tecnico del 13 luglio 2020 tenutosi tra i rappresentanti degli Enti e i delegati di Associazioni e cittadini mobilitatisi per la salvaguardia dell’integrità del Parco della Murgia, non solo si confermano tutte le preoccupazioni già formulate nella fase iniziale – allorquando ci si è basati sulla parziale documentazione reperibile sui siti istituzionali – ma si contestano, con nuova e motivata forza, modalità approvative e contenuti del progetto come di seguito specificato.
1) Appare preliminarmente singolare che documenti fondamentali per comprendere la reale genesi del progetto siano stati messi a disposizione della città solo dopo ripetuti solleciti e non ritualmente pubblicati. Ci si riferisce, come meglio si dirà in seguito, alle modifiche sostanziali intervenute tra l’approvazione definitiva del progetto con atto dirigenziale del Comune di Matera del 27.02.2019 a firma del dirigente competente Ing. Lomurno (pubblicato agli atti del Comune e dichiarato giurisduzionalmente impugnabile nel termine di 60 giorni) e la fase di redazione del progetto esecutivo e della indizione della gara. Trova in ciò conferma l’evidente deficit di comunicazione tra istituzioni e cittadinanza che – da subito – ha connotato la redazione di un progetto così cruciale per il futuro della città. Il Parco notoriamente, insieme ai Sassi, costituisce lo scrigno ambientale, storico, archeologico, monumentale e culturale più importante di Matera ed è la ragione stessa per cui l’UNESCO ha elevato il nostro territorio a patrimonio dell’Umanità. Ebbene, non solo nessuno dei plurimi Enti coinvolti ha ritenuto di presentare il progetto alla città – ne’ preventivamente né successivamente alla sua approvazione – ma addirittura ci è voluta una mobilitazione civica per consentire allo stesso Comune di Matera di acquisire documentazione fondamentale di cui, evidentemente non era in possesso e, a questo punto, deve benevolmente presumersi nemmeno a conoscenza. Fatto sta che ancora oggi, e nonostante l’evidenza dei fatti e dei nuovi documenti emersi, né il Comune di Matera, né l’Ente Parco, né la Regione Basilicata sentono la necessità di confrontarsi con la cittadinanza e di presentare pubblicamente ragioni e contenuti di questo progetto. Ci chiediamo se, come noi, anche il Comune di Matera e l’Ente Parco, ricevute le nuove carte si siano ripiegati a leggerle e si siano interrogati sul perché e sul come un progetto già da loro approvato definitivamente con determinati chiari e assoluti divieti e prescrizioni si faccia invece in evidente difformità da quei divieti e prescrizioni.
2) In data 22 febbraio 2019 la Conferenza di Servizi in sede decisoria, indetta dal Comune di Matera, approva – con i divieti e le prescrizioni che di seguito si elencano – all’unanimità e senza alcuna manifestazione di dissenso, il progetto definitivo redatto dalla società di progettazione aggiudicataria e presentato dal soggetto attuatore Invitalia. A tale Conferenza di Servizi, oltre all’ente procedente Comune di Matera, sono presenti: Regione Basilicata,
Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, Invitalia e Società di progettazione. Convocato, ma assente, l’Ente Parco che inviava comunicazione scritta. In tale sede in particolare, la Regione Basilicata esprimeva il divieto assoluto di attività di scavo e rottura del banco calcarenitico, consentendo esclusivamente “piccoli ricarichi di materiale che seguano il piano di campagna” nonché l’obbligo per qualsiasi nuova struttura di avere “caratteristiche di completa mobilità e sostenibilità”.
La Soprintendenza a sua volta: a) vietava la chiusura delle chiese con infissi in ferro – poiché manufatti incongrui che pur se finalizzati alla prevenzione di atti vandalici “non rispettano i caratteri della traduzione storico antropologica riconoscibile e consolidata in un sito tutelato come patrimonio UNESCO, riservandosi la possibilità di valutare la chiusura con chiusure/infissi in legno secondo un nuovo disegno che recuperasse le forme della tradizione locale; b) vietava la realizzazione degli elementi circolari denominati “osservatori del paesaggio” autorizzando – per la sosta – unicamente “semplici sedute lignee”; c) vietava la ricostruzione del nartece della chiesa della Madonna delle tre porte poiché ritenuto “superfluo e invasivo” sul presupposto che la “lettura del monumento ne risulterebbe ulteriormente falsata”; d) vietava la costruzione della torre osservatorio e la realizzazione del nuovo muretto a secco funzionale all’alloggiamento del cavo elettrico; e) prescriveva un nuovo tracciato per la realizzazione della passerella di accesso alle tombe del villaggio neolitico di Murgia Timone, fornendo specifiche indicazioni da recepirsi in nuovo progetto del manufatto.
Pertanto la Conferenza di Servizi si concludeva con l’approvazione collegiale all’unanimità del progetto con quei divieti assoluti e con quelle prescrizioni sopra illustrate. Nessuno degli Enti partecipanti votava contro, manifestava dissenso o formulava riserve, nemmeno Invitalia. Ed infatti dopo pochi giorni, con il citato provvedimento del Dirigente comunale, il Comune di Matera approvava definitivamente e irrevocabilmente il progetto del Parco dell’uomo – sezioni Preistoria e Rupestre – così come “uscito” dalla Conferenza di Servizi.
È quindi certo che il procedimento di approvazione si era concluso e che le uniche “appendici” avrebbero potuto riguardare unicamente l’adeguamento della passerella alle prescrizioni formulate e la progettazione di chiusure e infissi in legno per le chiese rupestri secondo la tradizione.
Viceversa, così come risulta dalle nuove “carte” fornite al Comune da Invitalia e precedentemente non reperibili sui siti istituzionali, dopo pochi giorni Invitalia, invece di limitarsi ad adeguare il progetto alle prescrizioni, ripromuoveva di fatto alla Soprintendenza il progetto iniziale con sostanziale aggiramento dei divieti assoluti già definitivamente espressi.
In questa nuova ed “inaspettata” fase procedimentale non risultano essere stati convocati ed aver partecipato il Comune di Matera, l’Ente Parco e la Regione. Sicché Invitalia, convocata la Soprintendenza e la società di progettazione, otteneva dalla Soprintendenza un generalizzato ed immotivato dietrofront sui divieti già espressi, come chiaramente risulta dal verbale di riunione del 6 marzo 2019, peraltro – nella copia fornita da Invitalia – sottoscritto unicamente dal RUP. Vengono così eliminati il divieto di ricostruzione del nartece della chiesa della Madonna delle tre porte; il divieto di costruzione degli elementi circolari che vengono autorizzati con modifiche rispetto al progetto iniziale; il divieto di chiusura delle chiese con cancellate in acciaio. La lettura di quel verbale di riunione evidenzia chiaramente l’inconsistenza delle motivazioni addotte per giustificare l’eliminazione dei divieti. In particolare per le cancellate e inferriate, già clamorosamente bocciate in conferenza di servizi approvativa, se ne giustifica la riproposizione sul presupposto della loro finalità di protezione dagli atti vandalici. Finalità chiaramente già valutata dalla Soprintendenza in sede di Conferenza di Servizi e motivatamente giudicata recessiva rispetto al primario interesse di non alterare la morfologia dei monumenti!
Similmente anche per il nartece della Madonna delle tre porte e per gli osservatori del paesaggio, il ripensamento della Soprintendenza non appare realmente motivato ne’ viene dato atto di sopravvenuti elementi per una nuova valutazione.
Pertanto, non solo questa nuova fase procedimentale si è risolta in una palese ed inammissibile esautorazione procedimentale delle risultanze della Conferenza di servizi approvativa così come definitivamente fatte proprie dal Comune con il provvedimento dirigenziale del 27 febbraio 2019, conclusivo del procedimento da parte del Comune di Matera – e cioè del soggetto titolare del procedimento di approvazione, ma è anche accaduto che, dal punto di vista sostanziale, motivazioni inconsistenti hanno comportato la rimozione di divieti assoluti già espressi e puntualmente motivati. Appare poi davvero eclatante che un atto approvativo, riferibile alla volontà di molti Enti – come la conferenza di servizi – e per il quale la legge prevede modalità procedimentali specifiche di conclusione ove non si raggiunga l’accordo, sia successivamente sostanzialmente modificato da Invitalia e Soprintendenza, cioè solo da alcuni dei soggetti coinvolti, con esclusione addirittura del soggetto proponente Comune di Matera.
Lo ripetiamo: non si trattava di una Conferenza di servizi conclusasi con manifestazioni di dissenso.
Ma di una Conferenza con approvazione all’unanimità.
Per questo il Comune di Matera, che non ha mai autorizzato il venir meno di quei divieti, ma anche l’Ente Parco e la Regione, dovrebbero aprire un immediato serrato confronto con la Soprintendenza e Invitalia e fermare immediatamente il cantiere!
Anche perché come, di seguito si espone, nel merito e sotto plurimi profili, si tratta di uno sciagurato progetto.
I due progetti Preistoria e Rupestre viaggiano assieme per tanti motivi: stessa area di intervento
-Parco regionale, stesso committente-Invitalia e Comune di Matera, stesso gruppo di progettazione- FèRiMa, stessa attenzione richiesta-Cittadini.
Estrema difficoltà a reperire in maniera adeguatamente pubblica gli “atti pubblici” relativi alle progettazioni. Allo stato, oggi 27 luglio 2020, non è dato sapere se esiste un luogo fisico dove siano in libera visione tutti gli elaborati dei due progetti (oltre lo studio FèRiMa ovviamente). Sulla base dei documenti ed elaborati reperibili sul sito istituzionale di Invitalia e da quelli molto parziali ricevuti a seguito della formale richiesta avanzata (quasi niente elaborati grafici), per ora, con una analisi da approfondire ancora, risultano da eseguire diversi pesanti interventi irreversibili; moltissimi interventi alteranti la situazione geografica, vegetazione, faunistica, antropica ed un utilizzo quantomeno sconsiderato del denaro pubblico.
Ovviamente nella spesa complessiva di oltre 2milioni e 700mila euro (opere e spese tecniche) si trovano anche operazioni positive in piccola percentuale.
Proponiamo, come Associazioni, anche interventi possibili e non previsti.
Interventi irreversibili: nel solo Rupestre sono previsti
• 1.089,90 metri di perforazioni e perneazioni per chiodature di diverse profondità alle sette chiese investite dal progetto;
• 430 quintali di malte e resine per le iniezioni (circa 40 kg/ml). La Soprintendenza vieta questo tipo di intervento nei Sassi di Matera ma nulla dice per i mille metri da perforare nelle chiese del Parco;
• abrasione di muschi, licheni, segni del tempo e degli uomini (graffiti, tracce, etc) persi per sempre;• passerelle e corrimano in acciaio inchiavardati e resinati lungo i sentieri per un peso 2.300 kg ed una lunghezza di circa 180 metri (non è reperibile il numero delle perforazioni sul manto roccioso necessarie per fissare le passerelle);
• perforazioni e resinamenti per posizionare i cancelli a tutte le chiese;
• Preistoria: Perforazioni numericamente indefinite e resinamenti per posizionare grate fisse alle tombe del villaggio neolitico (anche questo dato numerico non è reperibile);
• perforazioni e buche per drenaggi in plastica e pozzetti in cemento su alcune chiese con nuova diversa comparsa vegetazionale che sia in grado di vivere e riprodursi su plastica ed argilla espansa.
Interventi alteranti:
• Distribuzione sul piano murgiano di oltre 1.000 metri cubi di pietrame di cava di diverse pezzature (400 mc al Preistorico e più di 600 al Rupestre) per massicciate e sentieri;
• Fresatura della strada esistente in asfalto e sua sostituzione con un piano contenente resine acetato viniliche in ragione di 15-14 litri a mq. per circa 9.000 metri quadri (9.000 x 14,7=132.300 litri di resine distribuite lungo 1.400 metri di strada), la fresatura si ripete come voce di prezzo in altre lavorazioni; le opere stradali nella loro complessità assorbono il 40% dell’intera previsione di spesa del Rupestre;
• Decespugliamento, eradicazione, raschiamento radicale, diserbo con perdita di bulbose primaverili/estive (anche ofridi ed orchidee) su una superficie non definibile ma prevista per una larghezza di 1,50 metri su ogni sentiero esistente, sui piani ed agli accessi delle chiese;
• Gli interventi sulla vegetazione murgiana, selezionata per questa specifica facies biologica, comportano gravi alterazioni alla presenza entomologica di base alle attività trofiche degli animali superiori (ridurre la presenza delle scolopendre e dei grilli o usare i biocidi che ammazzano i loro insetti cibo vuol dire rendere più difficoltosa la caccia per i Grillai);
• La distribuzione sul piano murgiano del Parco di 1.000 metri cubi di massicciata per una altezza media di cm.20 rende invivibile per moltissime specie botaniche, entomologiche e microfaunistiche circa 5.000 metri quadri di area parco;
• Cancelli e grate sono il pesante segno alterante della temporanea presenza antropica; dal piano di manutenzione non si evince chi e con quali strumenti riuscirà a pulire le grotte preistoriche nei giorni successivi all’entrata di una busta di patatine trasportata dal vento o infilatasi sotto la passerella in larice; obbligo di personale presente per il godimento delle chiese (è un limite o un vantaggio?);
• Illuminazione e rete di distribuzione, armadi elettrici, etc. per circa 190mila euro con pesantissimi costi di manutenzione e gestione (persino un p.c. con rack da 1.700 euro in una chiesa!).
Interventi positivi:
• Restauro affreschi
• n. 4 cestini portarifiuti (nessuno al Preistorico)
• Interdizione degli accessi ai veicoli privati
• Informazioni mediatiche, punti sosta, rastrelliere per n.36 biciclette;
• riduzione del pascolamento umano fuori sentiero (ma non si può fare senza diserbare, chiodare, ricaricare, etc?)
Interventi possibili e non previsti:
• Video sorveglianza al posto dei cancelli (NO perché costa di meno?);
• Il cantiere attivo sul belvedere testimonia che lì i bagni mobili ci possono stare ed i vecchi prostatici sarebbero felici di averli;
• Beverini (se siete in grado di progettare e portare un cavidotto elettrico, perché NON SIETE in grado di portare l’acqua sul belvedere?);
• Disgaggio controllato dei massi pericolosi e pericolanti;
• Estensione delle aree di scavo e ricerca archeologica;
• Formazione di guide ed accompagnatori del Parco;
• Sistemi che impediscano l’accesso delle mucche sul villaggio trincerato.
Si evidenzia che anche con riferimento alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano del Parco, alcuni interventi progettati ricadono addirittura in Zona A a tutela integrale ove nulla può essere manomesso (interventi al Villaggio Neolitico trincerato e alla Chiesa di San Pietro in principibus ) se non nei ristrettissimi limiti della conservazione integrale dell’habitat e delle componenti antropiche. In generale si rammenta che gran parte degli interventi ricadono nelle aree a gariga e pseudo steppa ove vigono particolari divieti e norme restrittive che rafforzano l’esigenza di tutela. Altri, come ad esempio il nuovo corpo dei servizi igienici dinnanzi all’ingresso di jazzo Gattini, si pongono in aperta violazione con il divieto di realizzazione di nuovi corpi edilizi.
Infatti sconcertante appare anche la scelta di realizzare un nuovo blocco di servizi igienici proprio di fronte all’ingresso di jazzo Gattini, lì dove oggi c’è l’area pic nic con i tavoli e le panchine in legno. È lecito chiedersi, non solo per questi servizi igienici ma per tutte le nuove strutture, se abbiano i requisiti dell’amovibilita’ così come prescritto in Conferenza di servizi. Alla luce delle numerose incongruenze e criticità segnalate, a cui sicuramente potranno aggiungersene altre a seguito di analisi più approfondita di tutta la documentazione, si chiede al Comune di Matera:
1) di fissare un nuovo urgente incontro con Invitalia, la società di progettazione e gli altri enti coinvolti, in prosecuzione alla riunione tecnica del 13 luglio scorso, affinché siano resi i dovuti chiarimenti su tutte le criticità emerse;
2) di sospendere immediatamente le attività di cantiere, o di attivarsi presso Invitalia affinché ciò avvenga, in ragione della necessaria nuova valutazione dei progetti, forieri di manomissioni irreversibili e sconsiderate scelte;
3) di programmare realmente, come più volte dichiarato ma mai realizzato, un pubblico incontro con la città per la presentazione dei progetti del Parco della Storia dell’Uomo.
Si riconvochino con urgenza i delegati delle associazioni e dei cittadini e
si fermi immediatamente il cantiere chiandam u zipp!
Flora e Fauna nel Parco di Murgia Timone da difendere
Premessa
Le Aree Protette nascono per la conservazione della biodiversità sul territorio, per proteggerle dall’antropizzazione, non per diventare siti turistici.
La Murgia Materana è caratterizzata dalla presenza della ZSC (SIC) “Gravine di Matera” i cui confini ricalcano in larga parte quelli del Parco Regionale della Murgia Materana. Vengono ospitati 8 habitat (di cui uno prioritario).
La flora del Parco Regionale della Murgia Materana comprende 923 specie, cioè circa un sesto dell’intera flora nazionale e un terzo di quella regionale: un numero ragguardevole per un’area di circa 8000 ettari di superficie.
Un centinaio sono le specie rare e rarissime tra cui molte entità di irradiazione mediterraneoorientale, 61 quelle di nuova segnalazione per la flora lucana e ben 36 sono le specie endemiche e subendemiche cioè quelle entità con areale costituito da aree geografiche abbastanza ristrette. Nella flora rupestre sono presenti anche prestigiosi e rari endemismi.
E’ presente una fauna molto ricca, inoltre la ZSC è soprattutto un importante sito riproduttivo per l’avifauna ed un’area di transito e di sosta durante la migrazione, molte specie sono prioritarie.
Infine, “con l’espressione parco archeologico si intende un’area, di solito acquisita dallo Stato, da una Regione o altro ente locale, sottratta a usi liberi e generali per essere destinata alla tutela e valorizzazione di un contesto di risorse culturali archeologiche, per la loro importanza ed evidenza non altrimenti difendibili e fruibili.” (Treccani)
Nel Verbale della Conferenza di Servizi decisoria del 22 febbraio 2019, mai messo in discussione dagli incontri seguenti, il
“PARERE FAVOREVOLE CON PRESCRIZIONI” della Regione Basilicata
è già esaustivo relativamente alla protezione di Flora e Fauna, ma non viene minimamente preso in considerazione negli atti successivi: relativamente ai Chirotteri della Tomba 2 (quelli dell’Asceterio di Sant’Agnese sono “dimenticati” in ogni altro, che fine hanno fatto???) fanno notare che
“i rilievi sono insufficienti per fornire informazioni esaustive perché la stagione (autunnale e invernale) è poco adatta”,
che “ il monitoraggio va eseguito da marzo ad ottobre”,
che “ va evitata l’occlusione di cavità beanti di interstrato del banco roccioso perché possibili anticamere di cavità più ampie, che “le sostanze biocide debbono essere compatibili con la presenza dei Chirotteri”; nella stessa relazione si chiedono “ulteriori indagini, nei tempi e nei modi necessari” “nei periodi idonei (da marzo ad ottobre)” e che “l’illuminazione deve essere limitata ai soli casi di effettiva e dimostrata necessità” “in modo del tutto sporadico”.
Nella relazione si ricorda anche che “va minimizzato il disturbo all’ornitofauna legata agli ambienti di pseudosteppa” e che “gli interventi vanno realizzati al di fuori del periodo riproduttivo”.
Nulla di tutto ciò si trova negli atti successivi!
Dalla lettura delle Relazioni Faunistica e di Inquadramento Botanico risulta che sulla Murgia Materana sono presenti solo alcune specie animali e vegetali, tra queste i Chirotteri, la Stipa austroitalica ed un po’ di Timo!
Sono allegate le tabelle di altre specie, ma non sono prese in considerazione.
Ovviamente i due soli sopralluoghi, effettuati, tra l’altro in autunno, non hanno permesso di ammirare e catalogare i fiori presenti, menzionati solo come letteratura con colpevoli (incolpevoli?) omissioni.
Vale ricordare che in autunno si posso trovare solo i frutti, forse, ed i semi?
Nulla è detto delle specie presenti (e più volte fotografate) come il LUPO, o dell’Avifauna protetta o dei preziosi e rari endemismi, eppure nella Murgia Materana sono presenti 923 specie, un sesto della Flora nazionale.
Ci sono le Orchidee (Orchis ed Ophris), la Campanula versicolor, la Peonia maschio,
Nella flora rupestre sono presenti anche prestigiosi e rari endemismi come il Fiordaliso garganico (Centaurea subtilis), specie esclusiva del Gargano e delle Murge; la Vedovina di Basilicata (Centaurea centauroides).
Tra le specie più diffuse spiccano: oltre alla Stipa austoitalica, specie protetta, l’ormai sempre più raro Timo arbustivo (Thymus capitatus), il Timo spinosetto (Tymus spinulosus), raro endemismo dell’Italia Meridionale, l’Eliantemo jonico (Helianthemum jonium), endemismo di Puglia e Basilicata, la rara Salvia argentea (Salvia argentea), la Santoreggia montana (Satureia montana), il Lino di Tommasini (Linum tommasini), specie rarissima, nota in Italia per il Friuli e il Veneto, la Puglia e la Basilicata e l’Euforbia spinosa (Euphorbia spinosa).
Sulla Murgia Materana sono, inoltre, presenti diversi Licheni della specie Cladina, anche queste protette e citate nel Repertorio della Flora italiana protetta (Min Ambiente)
Fra la gariga e la macchia mediterranea,si nasconde, oltre all’interessante flora rupestre, una Fauna molto ricca, oltre ai Chirotteri.
Avvicinandosi al torrente Gravina, è facile ascoltare il canto dell’Usignolo di fiume o dello Scricciolo, che vivono nascosti tra la vegetazione di salici e cannucce di palude che contornano il corso d’acqua.
E’ molto facile trovare per terra aculei di Istrice. Se si è fortunati può capitare di vedere, magari dietro qualche lentisco, il Colubro leopardino. Altri rettili che è possibile incontrare sono il Biacco, il Cervone, la Natrice dal Collare e la Vipera comune.
La ZSC è soprattutto per l’avifauna un importante sito riproduttivo ed un’area di transito e di sosta durante le due migrazioni annuali (andata e ritorno). In particolare, si trovano due specie prioritarie, il Grillaio (Falco naumanni) ed il Lanario (Falco biarmicus), oltre al prezioso Capovaccaio, il più piccolo avvoltoio europeo.
Si prevede un ”taglio di vegetazione infestante ed invadente”, qualcuno/a ci illustri, di grazia, quale vegetazione è infestante e/o invadente in un Parco, nato per tutelare Flora e Fauna!
Si prevede una “disinfestazione muraria biocida”, biocida significa che uccide la vita (o sbaglio?), qualcuno/a ci spieghi perché si vuole sostituire l’eventuale protezione lichenica, che interessa uno strato millesimale della parete rocciosa per esporre la roccia denudata ad attacchi di diverso tipo e facendo strage di Chirotteri ed altri animali presenti oltre che dei Licheni stessi, ricordiamo che il Parco nasce per tutelare Flora e Fauna.
Si prevede la “chiusura delle microfessure”, ma scherziamo? Siamo in un appartamento di un condominio o in un Parco nato per tutelare Flora e Fauna?
Si prevede “l’impermeabilizzazione extradossale della copertura di San Falcione”, vale a dire? Un solaio condominiale?
Si prevede la “scagliatura ed esfoliazione della calcarenite”, oltre al semplice buonsenso non lo permettono le normative europee ed italiane.
Si prevede una “idrosemina di 726 mq”, quali e quanti semi saranno utilizzati, saranno alloctoni od autoctoni? Nei Parchi è vietato introdurre specie animali alloctone, per la Flora è permesso?
Si prevede un “apporto di terreno vegetale”, ovvero un compost (spazzatura)?, proveniente da quale territorio? Quali sono le sanzioni per chi inquina o modifica un habitat naturale? Perché un’opera pubblica potrebbe farlo impunemente?