La figura di Emanuele Gianturco, che la Fondazione vuole celebrare con queste iniziative, sono per la mia tradizione e la mia storia, ancor più che per il ruolo istituzionale il segno di una vita vissuta a difendere i più deboli, dall’alto dei propri studi e della capacità giuridica, di tradurre i propri principi in atti e fatti concreti.
Il richiamo al suo socialismo giuridico gli fanno invocare il «compito sociale dello Stato» e «la sua missione di protettore dei deboli» e sollecitare le novità legislative più urgenti: il contratto di lavoro, la riforma dei patti agrari, la repressione dell’usura. .
Sebbene le opere civilistiche di Gianturco, – rileva il professor Treggiari, ed io lo sottoscrivo – non siano del tutto impermeabili a considerazioni politiche e ad auspici di riforme, è soprattutto nei suoi interventi oratori come parlamentare e ministro che i temi della questione sociale si traducono nella critica, comune a non pochi altri giuristi della sua generazione, del liberismo economico e dell’individualismo del codice civile. La critica ‘sociale’ del diritto privato codificato è già nella breve Lettera agli elettori del 20 aprile 1889, che prepara la sua elezione alla Camera; ma ispira soprattutto la prolusione accademica napoletana del 1891 su “L’individualismo e il socialismo nel diritto contrattuale”, un discorso che gli farà guadagnare la fama di precursore del ‘socialismo giuridico.
Di questo credo che la “Fondazione Emanuele Gianturco per gli studi giuridici, economici e socio-politici” costituita in Avigliano il 14 dicembre 2005 ne è di fatto la giusta consacrazione per il suo essere aconfessionale, apolitica ed apartitica, fondando le proprie radici in un territorio che ha dato i natali ad illustri giuristi, avvocati e magistrati. Centro propulsore – in ambito locale, regionale e nazionale – per la diffusione dello studio, l’approfondimento e la ricerca in materie giuridiche, economiche e sociali, con particolare riferimento ai settori del diritto, dell’economia, delle formazioni sociali, delle comunità locali, delle istituzioni pubbliche e dei loro riflessi in ambito comunitario ed internazionale. E le istituzioni locali non possono essere da meno in questo contesto di riscoperta delle radici e nella dimensione di una rinascita convinta dei nostri territori.
Gianturco Emanuele. – Giurista e uomo politico, nato il 20 marzo 1857 ad Avigliano (Basilicata), morto a Napoli il 10 novembre 1907. Nel 1879 si laureò in giurisprudenza nell’università di Napoli, dove conseguì la libera docenza nel 1882. Vinto il concorso per le cattedre di diritto civile nelle università di Perugia e di Macerata, preferì continuare nell’università napoletana l’insegnamento privato. Nel 1892 ivi saliva col grado di ordinario la cattedra di diritto civile. Consapevole dei pericoli di ogni imitazione, sia francese sia tedesca, combatté strenuamente l’una e l’altra e promosse la formazione della scuola italiana del diritto privato: attorno a lui crebbero discepoli come Vincenzo Simoncelli, Nicola e Leonardo Coviello. Giovanissimo prese anche posto fra i più grandi avvocati del foro napoletano, che pure contava campioni di gran fama. Deputato a 32 anni, sottosegretario di stato alla Giustizia, ministro dell’Istruzione a 39 anni, fu poi due volte ministro della Giustizia, vicepresidente della Camera, ministro dei Lavori pubblici.