Motivazione sentenza Ferrara (Cotrab) non ancora depositata, Consigliere regionale Leggieri (M5s): “Intollerabile”. Di seguito la nota integrale.
È intollerabile che la motivazione della sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione con la quale è stato confermato in toto il verdetto della Corte di Appello di Potenza nei confronti di Giulio Leonardo Ferrara, direttore regionale della Sita e presidente del Consorzio trasporti Basilicata, condannato a due anni e sei mesi per violenza sessuale, non sia stata ancora depositata. Ferrara continua a lavorare nella stessa azienda della parte lesa. Non è difficile immaginare il turbamento di quest’ultima.
Nei mesi scorsi avevo già chiesto con forza le dimissioni del Ferrara e l’allontanamento immediato dello stesso da tutti gli incarichi da lui ricoperti. I fatti risalgono all’ottobre 2009, quando una donna denunciò di aver subito molestie sessuali sul luogo di lavoro. Il Tribunale Penale di Potenza, in data 26 ottobre 2016, condannava l’imputato alla pena di due anni e sei mesi di reclusione. Anche la Corte di Appello, con sentenza del 27 settembre 2018, ha confermato interamente la condanna di primo grado per Ferrara, riconoscendo la violenza sessuale e la sopraffazione datoriale attribuite al medesimo. La conferma della sentenza appellata ha restituito dignità ad una donna costretta a vivere una situazione difficile sul posto di lavor.
Ma la storia non è ancora finita e la giustizia ha fatto il suo corso per metà. La Corte di Cassazione ha confermato il verdetto della Corte di Appello di Potenza nei confronti di Giulio Ferrara, condannandolo a 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale, ma, a distanza di quasi un anno, non è stata ancora depositata la motivazione e l’imputato è rimasto impassibile al suo posto di comando. Inoltre, alla luce della sentenza definitiva che ha confermato gli altri due gradi di giudizio, è incomprensibile che i dirigenti Cotrab non abbiano ancora preso provvedimenti conseguenziali. Tutto questo rappresenta un’ulteriore violenza a danno della persona offesa e un’umiliazione verso tutte le donne e le lavoratrici. Di questa triste vicenda è stata interessata anche la Consigliera nazionale di parità effettiva, Francesca Bagni Cipriani.