Riportiamo di seguito la storia del ritrovamento del dipinto “Il padre eterno coll’Immacolata” (presumibilmente del XVII secolo) avvenuto a Ferrandina nel 2019 e restaurato recentemente.
Di seguito il testo integrale e le foto della tela in esposizione al pubblico dal 12 al 27 settembre 2020 presso la Chiesa Santa Maria della Croce di Ferrandina (Matera).
Recupero di un frammento di storia locale
La storia non è una successione di attimi infilati arbitrariamente in una sistematica cadenza infinita di ieri, oggi e domani. La storia ha un senso che nasce ieri, si sviluppa oggi e si capisce domani.
23 febbraio 1812 in una giornata invernale come tante, presso il Convento di San Francesco dei Padri Riformati di Ferrandina, si recarono Domenico Caputi (incaricato dal governo), Gianbattista Trifogli (sindaco) e Giuseppe De Porcellinis (proprietario). I tre nobili avevano il gravoso compito di dar seguito alle disposizioni governative per provvedere alla soppressione del convento resosi necessario per volontà di Napoleone.
Si procedeva, dunque, all’inventario del ricco corredo artistico in dotazione nell’istituto religioso: 38 sculture, 56 dipinti, 2 campane e un organo. Tra i 14 quadri che adornavano le pareti del coro dietro l’altare maggiore venne annotata una particolare raffigurazione iconografica ossia “Il P. Eterno coll’Immacolata”.
Due secoli dopo Nelle pieghe nascoste dei corsi e ricorsi storici anche la microstoria locale si colora di incredibili coincidenze. Circa due secoli dopo, infatti, ancora una volta in un giorno d’inverno nel 2019, proprio come al momento della redazione dell’inventario della soppressione, sotto gli stalli malandati e impolverati del coro nella chiesa di Santa Chiara è stato ritrovato un fagotto la cui trama a prima vista sembrava parte di un saio francescano ma da un’analisi più approfondita si è subito rivelato un frammento di un notevole dipinto su tela immediatamente affidato alle cure del restauro eseguito da Sofia Vakali grazie al contributo economico dell’Arciconfraternita di Santa Maria della Croce e San Domenico.
Il tempo ha restituito un piccolo tesoro, in condizioni certamente diverse, ma per una strana coincidenza proprio in un posto simile: rimosso dal coro del convento di San Francesco è stato infatti ritrovato in quello della chiesa di Santa Chiara. Il rinvenimento, sebbene casuale, potrebbe far riferimento a un preciso contesto storico: una parte delle opere già elencate nell’inventario della soppressione della chiesa di San Francesco vennero traslate e talvolta nascoste negli ipogei delle chiese ancora aperte al culto. Nel nostro caso specifico la chiesa di Santa Chiara custodisce ancora oggi ben otto opere sottratte alle razzie napoleoniche in funzione del fatto che proprio le clarisse erano considerate “figlie spirituali” dei Padri Riformati.
Oggi Il restauro ha evidenziato, attraverso un’attenta analisi stilistica dell’opera a noi pervenuta, un interessante esempio di pittura meridionale del XVII secolo di autore ignoto. La parte inferiore, purtroppo mancante a causa dell’azione edace del tempo, chiudeva in basso la forma presumibilmente rettangolare dell’opera con disposizione orizzontale (olio su tela cm. 150 x 130 ca). L’opera, come detto, fu inventariata con il titolo “Il P. Eterno coll’Immacolata” probabilmente per l’erronea e frettolosa lettura delle numerosissime opere ivi presenti effettuata dall’incombenzato Caputi o per una precisa indicazione dettata da Padre Carlo da Ferrandina (ex custode e superiore), Padre Teodoro da Ferrandina (sacerdote) e Padre Ludovico da Ferrandina (converso) presenti in quegli ultimi istanti prima della definitiva chiusura del complesso conventuale. La figura di Cristo, seduto su un trono di nubi tra angeli e cherubini sulla destra della benedicente Vergine Maria, potrebbe essere stata riconosciuta come quella del Dio Padre creatore con la mano sinistra poggiata sul suo principale attributo iconografico ossia il globo simbolo del potere imperiale sul mondo intero. Per tali motivi la tela recuperata costituirebbe, dunque, una rarissima e suggestiva raffigurazione probabilmente un tempo molto cara alla locale devozione francescana. Fin qui le considerazioni rivenienti in seguito alle prime ricerche effettuate sull’opera, alla luce dei dati e delle evidenze storiche e artistiche al momento conosciute.
L’opera resterà esposta in mostra permanente presso il museo dell’Opera di Santa Chiara nella medesima chiesa di Ferrandina.
Studi e ricerche: Gianfranco Coretti – Giuseppe Balena