Gli Enti pubblici a gestione regionale sono diventati dei carrozzoni politici in grado di produrre solo debiti in cambio di consensi. Mentre i debiti vanno a carico di tutti i Lucani, i profitti a vantaggi di pochi. Il caso del Consorzio Sviluppo Industriale di Potenza.
Consorzio Sviluppo Industriale di Potenza di Potenza e di Matera sono due Consorzi Industriali territoriali nati per dare servizi ad imprese a carattere industriale sul territorio delle rispettive Province, quali la fornitura di acqua e depurazione delle stesse di utilizzo industriale, la concessione di immobili (terreni e capannoni) e relativi cambi di destinazione d’uso, oltre ad altri servizi ed attività essenziali a carattere pubblico.
Durante la gestione degli anni 80-90 della industrializzazione Lucana avvenuta con industrie fantasma e cattedrali nel deserto, come già confermato dalle inchieste del post terremoto di Scalfaro e dalla Commissione Regionale sulla Val Basento, i due Consorzi erano entrambi indebitati al netto dei crediti per circa 12 Milioni, quello di Potenza e per circa 25 milioni quello di Matera. Lo stato attuale è totalmente cambiato, infatti dopo l’interruzione dei contributi statali, i due consorzi hanno dovuto fronteggiare i costi ed oneri di gestione con le logiche dell’economia di mercato. Lo stato di fatto ad oggi, dopo l’epocale cambiamento, mentre il consorzio di Potenza ha una posizione debitoria, al lordo dei crediti, di circa 73 milioni, il virtuoso consorzio di Matera può vantare un attivo di circa 25 Milioni.
La posizione debitoria del Consorzio di Potenza ha responsabilità nelle nomine politiche di dirigenti che non hanno mai saputo applicare riforme incisive ed efficaci, improvvisando nella totale assenza di programmazione e di vedute fuori dalle logiche politiche. Nella sostanza hanno impedito un vero adeguamento alle leggi di mercato, infatti se pensiamo che il Consorzio Industriale di Potenza acquista l’acqua dal consorzio di Bonifica a 36 centesimi/mc e lo rivende a 26 centesimi/mc, è chiaro che dopo tanti anni di questa incosciente gestione il debito abbia raggiunto queste proporzioni impressionanti. A nulla sono serviti gli interventi finanziari Regionali che ammontano a circa 33 milioni, elargiti raddoppiando il contributo annuo da 1 a 2 Milioni, quasi 17 Milioni per l’acquisto di capannoni che sarebbero serviti per l’allestimento di fiere e 15 Milioni per finanziare un prestito contratto dallo stesso consorzio.
In buona sostanza L’ASI di Potenza è uno dei tanti carrozzoni politici al servizio della politica per l’acquisizione di consensi e non per elargire servizi essenziali ai cittadini per cui sono stati creati, purtroppo questo sistema, tutto Lucano, indebita l’intera comunità per dare vantaggi ai pochi che entrano a far parte del sistema.
Adesso lo stato del Consorzio di Potenza è ulteriormente peggiorata per l’avvenuto atto di pignoramento da parte di una società che ha acquistato i crediti vantati dall’Enel nei confronti del Consorzio. I conti bloccati non consentono il pagamento dei dipendenti, i quali si stanno prodigando nel recupero dei crediti attraverso una azione personale in loco delle aziende debitrici per non restare senza stipendio.
Finalmente il commissario incaricato alla gestione commissariata dell’ente ha dichiarato che la situazione non è più tollerabile perché non ci sono più le condizioni legali per l’operatività dell’ente. La Regione, non potendo intervenire direttamente con le proprie risorse a causa dei conti correnti bloccati, propone per tramite del presidente Bardi l’assunzione dei dipendenti del ASI di Potenza presso l’Ente Regione Basilicata e l’assunzione, oltretutto illegittima, dei dipendenti di una azienda privata collegata al ASI presso l’acquedotto Lucano. L’evidenza del ennesimo tentativo di addossare i debiti sui cittadini lucani, ha spinto repentinamente i consiglieri di opposizione ad uscire dall’aula per far mancare il numero legale e la proposta sfuma.
Successivamente l’assessore Cupparo propone l’accorpamento del ASI di Matera a quello di Potenza, affinché l’attivo del primo, vada a colmare parzialmente i debiti del secondo, vanificando tutti i sacrifici economici che gli industriali materani hanno fatto dagli anni ottanta ad oggi, a vantaggio dei soliti pochi coinvolti nel sistema ed impedendo di fatto investimenti che l’ASI di Matera potrebbe realizzare per sviluppare il proprio territorio.
Purtroppo l’ASI di Potenza non è l’unico esempio di dirottamento di risorse finanziarie per il salvataggio di Enti ed Istituzioni Regionali che sottraggono di fatto ricchezza a tutto il territorio Lucano, spesso circoscritto a quello del Materano, senza rispetto alcuno delle comunità. Infatti solo il mese scorso sono stati sottratti altri 5 Milioni dei risparmi delle ASM (Azienda Sanitaria del Materano) e 4,8 Milioni al CROB di Rionero per il momentaneo salvataggio dell’operatività per Crak finanziario del Ospedale San Carlo di Potenza, ( che sappiamo verte in una posizione debitoria complessiva di oltre 100 Milioni di debiti irreversibile e strutturale, accumulando circa 2 Milioni di debiti al mese), con una grave sottrazione di risorse destinate agli investimenti nelle nostre strutture ospedaliere di Matera, Policoro, Tinchi, Tricarico e Stigliano per il miglioramento ed il potenziamento dei servizi ospedalieri del Materano.
Il caso del efficientissimo Consorzio Agrario di Matera che fu accorpato a quello di Potenza per poi fallire e chiudere definitivamente.
E non dimentichiamo le risorse che la Regione Basilicata ha donato al comune di Potenza, pari a circa 23 Milioni, per uscire dal primo dissesto finanziario, che a nulla è servito perché lo stesso è nuovamente indebitato per oltre 81 Milioni a soli due anni dall’uscita dal commissariamento.
L’associazione Infrastrutture, Servizi e Mobilità nel Materano denuncia alle autorità competenti lo stato di fatto affinché gli organi politici diano una svolta a questo sistema di gestione della cosa pubblica, affinchè non si sottraggano risorse per lo sviluppo della nostra città e di tutta la Regione, che potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di Infrastrutture necessarie allo sviluppo economico e sociale di tutto il territorio.
Se valutiamo il caso del Materano, come nostro territorio di interesse, stiamo ancora aspettando che vengano realizzate opere infrastrutturali e Mobilità di primaria importanza per lo sviluppo della nostra città, come il By Pass Matera-Ferrandina a 4 corsie, la ferrovia Matera-Ferrandina-Grumo, il collegamento autostradale con Gioia del Colle, le Navette di avvicinamento Matera-APT Palese di Bari e Matera-FS di Ferrandina, oltre ai Servizi ospedalieri che ora devono trovare necessariamente risorse economiche e finanziarie indispensabili al potenziamento del Madonna delle Grazie e degli ospedali della nostra provincia per porre un freno all’emigrazione sanitaria e divenire sempre più attrattivo per i territori limitrofi di Puglia e Calabria.
L’associazione Infrastrutture, Servizi e Mobilità nel Materano denuncia inoltre il dissenso assoluto e senza compromessi dell’accorpamento dell’ASI dei due capoluoghi e delle Aziende Sanitarie Locali di Matera e Potenza (ASM e ASP) in una unica azienda Sanitaria Regionale per impedire ulteriori strumentalizzazioni del sistema politico Regionale e quindi evitare l’ulteriore indebitamento della comunità Lucana e Materana in particolare a vantaggio di consensi elettorali.
A tale proposito, richiede la redazione del piano strategico triennale Regionale in tutti gli ambiti, che la Regione Basilicata avrebbe dovuto realizzare nei primi mesi di governo, come previsto dallo statuto, ma dopo un anno e mezzo non ancora conseguito, per evitare che le improvvisazioni siano occasione di profittevoli progetti politici.