“Due gocce d’oro” a riconoscimento di un’eccellenza tutta lucana nella produzione di miele. Per Francesco Vaccaro, giovane titolare dell’azienda Agricola di contrada Torrette, alla periferia di Potenza, è l’ennesimo premio – dopo la medaglia d’oro Biolmiel del 2019 – ottenuto domenica scorsa alle manifestazioni apistiche 2020 di Castel San Pietro Terme, durante le quali si è svolto l’evento di premiazione del Concorso Gocce d’Oro, per la selezione dei migliori mieli di produzione nazionale. Due gocce d’oro equivalgono a un punteggio di 82 su 100 da parte della giuria che ha valutato ben 1222 mieli partecipanti, di cui anche altri lucani. Il miele premiato è il “Millefiori bio” prodotto in montagna. Sono stati 66 gli esperti in analisi sensoriale del miele iscritti all’omonimo Albo, i “sommelier del miele”, che hanno lavorato molto intensamente per le due giornate. Un successo ancora più prestigioso perché nell’anno del COVID-19 è proseguita la tendenza negativa delle produzioni su gran parte del territorio nazionale, tranne che per alcune eccezioni.
Una storia – quella di Francesco – innanzitutto di amore per l’apicoltura. L’azienda Vaccaro nasce nel 1980 a seguito della grande passione di Canio per l’apicoltura. La piccola azienda agricola, lavora il miele in maniera completamente artigianale e data la qualità dei processi e dei metodi con cui opera nel 1997 ottiene, per i propri prodotti, la certificazione di “Agricoltura biologica”.Nel 2001 Francesco, figlio di Canio, che sin da giovane aveva seguito la sua passione gli subentra e ne continua la tradizione – cominciata dai bisnonni (la nonna di 104 anni è il “simbolo” di longevità) rispettando gli insegnamenti e le tecniche per la produzione di miele e prodotti agricoli di altissima qualità. Adesso è arrivato a produrre 200 quintali l’anno esportando anche in Germania e in Francia.
Per Francesco “c’è un potenziale ancora inespresso in Basilicata che per qualità di miele è in grado di competere a livello mondiale. I nostri apicoltori devono fare i conti con un prodotto a importazione, con cui è impossibile competere sul fronte dei prezzi: troviamo negli scaffali della Gdo vasetti di miele da mezzo chilo a 1,29 euro, mentre un prezzo remunerativo per la stessa quantità di miele prodotto in Italia è di almeno 5 euro per il millefiori e da 6 euro per il monofloreale. E fra i problemi principali i costi di produzione che sono molto alti (la prima voce è il personale) superiori di 5 volte rispetto ai paesi extra UE. Quindi oltre a valutare il prezzo del prodotto finale, (che dovrebbe essere maggiore di almeno 5 volte), bisognerebbe analizzare la qualità del miele che arriva da fuori nei nostri scaffali. Il miele importato viene prodotto con regole diverse e questo il consumatore lo deve sapere”.
In Basilicata sono circa 600 gli apicoltori e circa 20 mila gli alveari, con una produzione media di 30 chilogrammi «a famiglia», ovvero per ogni alveare, con un valore della produzione di circa tre milioni di euro l’anno, di cui il nove per cento per il miele biologico: le varietà di miele lucano sono 18, sulle 54 italiane, di cui «ben 6 rare, a testimoniare la ricchezza della biodiversità e un grande indicatore di qualità ambientale».
“Oltre ad annate che possono essere climaticamente negative e con poca produzione, come l’ultima – commenta la Cia – il settore deve fare i conti con la concorrenza del prodotto estero che merita molta attenzione non solo nei confronti degli agricoltori produttori di miele ma anche verso i consumatori. E’ necessario avere regole più attente a tutela del reddito e della competitività delle aziende, partendo dalla definizione di miele fra Europa e Cina».