Riportiamo di seguito la nota del consigliere comunale Antonio Brigante di Lagonegro 2030 in cui denuncia un “inopportuno e poco edificante siparietto, tra il Vescovo Vincenzo Carmine Orofino e la neo-eletta Sindaco di Lagonegro, Maria Di Lascio”.
Di seguito la nota integrale.
Eccellenza reverendissima
Domenica 27 settembre, durante la Festa della Madonna di Sirino, giocando sul nome di Maria, che per noi è l’amatissima Vergine del Sirino, si è assistito a un inopportuno e poco edificante siparietto, tra Lei, Vescovo, e la neo-eletta Sindaco. Un gioco delle parti, una sorta di investitura di tipo medievale, dove ha solo provato a rassicurare circa la possibilità di una ripartenza serena, fiduciosa e unitaria.
Era la festa della Madonna di Sirino, la festa del popolo della mia Città, la Città di Lagonegro e, il modo di fare e di gestire il Suo augurio, è stato inopportuno e inappropriato; scortese al punto che molti membri della comunità, veri devoti della Madonna, sono rimasti sconcertati, per l’enfasi eccessiva e per la superficialità con cui ha utilizzato un momento per noi cosi importante ed emotivamente carico di significati.
Ci poteva stare l’augurio all’inizio o alla fine, ma ben tre sono stati i momenti nei quali l’elogio “sperticato” alla neo-eletta, ha dato la prova di una ridotta conoscenza della situazione e delle criticità che si vivono nella nostra Comunità Civica. È stata percepita una particolare intesa, frutto di simpatie e scelta di parte. Chi era presente alla Messa, e che era li per pregare e, unitamente a chi si era speso in modo democratico per la mia lista “Cantiere Lagonegro”, ha provato fastidio, disagio e disappunto; me ne duole, se la mia presenza o il mio Gruppo si è permesso di pensare a dare un servizio alla Comunità. Magari la prossima volta chiederemo a S.E. il benestare!
Noi siamo del parere che, nonostante l’esito delle ultime Amministrative, Lagonegro rimane ancora sui “carboni accesi”, perché permangono vizi antichi e moderni e, la chiesa rimane inerme, impacciata, silente, incapace di entrare, saltare in quelle sfide dove il “quieto vivere” tace o si blocca, per debolezza, fragilità e mediocrità e, dove l’Autorità, se libera, invece può, deve dire e intervenire. In quanto Autorità ecclesiastica, non è stata in grado di raccoglierci nelle divisioni e dispersioni, e di orientarci verso cammini unitari, rispettosi, solidali, inclusivi.
Noi siamo del parere che, nei rapporti e nelle relazioni, a Lagonegro, ancora permangono “cespiti societari”, da scambio di prestito, da restituire o da risolvere domani in dono, per una uniformità imposta. Cosi, a mo’ di esempio, a Lagonegro, nella mia Città, ci sono larghe sacche di povertà, generate da clientela, mimetismi, dipendenza, e che provocano emorragia e lacerazione sociale e, questo non aiuta ad abbreviare le distanze e a diminuire l’ingiustizia, è nostro l’appello agli amministratori di rinunciare almeno al 50% delle indennità di carica per alimentare un fondo di solidarietà per i più bisognosi, è nostro l’impegno, formulato di cuore, non richiesto e scevro da strumentalizzazioni, di devolvere buona parte dell’indennità direttamente a favore della ” Casa famiglia” e della Caritas di Lagonegro.
Con il suo plauso smisurato, evidente nell’enfasi adottata, visibile, palpabile, è il timore di sfuggire la verità, e, di accontentarsi di proseguire e perseguire sentieri di circolarità e pareggio pratico. Quale l’interesse?! Attraverso il Suo dire, si è fatto passare per febbre passeggera l’inquietante remoto politico, da pronunciata democratura, in incubazione da tempo nella nostra comunità, che non ha solo il vizio di presiedere, ma di presidiare la cosa pubblica.
Non se la prenda, Eccellenza, stia tranquillo, nostro auspicio era sollecitare una maggiore attività e attenzione da parte della Comunità ecclesiale, che garantisse valori: rettitudine e, rapporti improntati alla democrazia e alla partecipazione rispettosa, solidale e attiva, invece ho notato che le Sirene hanno vinto su Ulisse! Ha vinto l’apparire (singolare scena la scena dell’investitura politica, consumatasi durante una cerimonia religiosa).
Questo non potevo tacerlo, questo ha ferito l’elogio sbrigativo, spiccio, avventato, sommario, sbrindellato, malmesso, fuori posto, pronunciato in un momento di Festa per noi emotivamente così importante e in un periodo (penso al Covid-19 alla Pandemia) in cui abbiamo bisogno di incoraggiamento, fiducia, vicinanza e di un invito costante, pressante, al rispetto reciproco, alla vita buona e alla prossimità, Lei queste cose le predica, le dice, le afferma, e con i suoi sacerdoti dovrebbe praticarle con tutti e verso tutti.
Con deferenza