“Non eravamo ancora stati eletti e non accettavamo di vedere mortificati gli agricoltori di Basilicata, non solo del Vulture. La diga del Rendina ormai, fondamentale per i nostri agricoltori, era già svuotata e letteralmente abbandonata, ridotta ad una infrastruttura inefficiente rispetto a quelle che erano le sue potenzialità”. Così, il presidente della IV Commissione consiliare, Massimo Zullino, nell’intervenire sulla questione riguardante la diga del Rendina. “Non potevamo accettare – ha proseguito il consigliere leghista – che una struttura importante dal punto di vista idrico ed economico rimanesse in quello stato. E non riuscivamo a capire il perché, le amministrazioni che ci hanno preceduto negli anni non abbiano mai lavorato per risolvere il problema. Ed ecco che, cambiata nel 2018 la gestione del governo nazionale, ci siamo impegnati, personalmente e grazie al senatore e Sottosegretario della Lega, Armando Siri, a consegnare a Conte un dossier sullo stato delle infrastrutture lucane ed uno specifico sulla diga del Rendina. In pochi mesi, abbiamo quindi sbloccato un milione. Dopo il grande risultato elettorale alle regionali e l’ingresso dell’assessore Merra, l’azione tecnica ed amministrativa ha consentito a queste risorse di dare i suoi frutti”.
“La relazione finale del professor Calabresi riguardante la possibilità di invasare nuovamente la diga e che è arrivata un giorno fa – ha evidenziato l’assessore Merra – è per noi un risultato importantissimo. Ma come nasce tutto questo? Al nostro insediamento, a maggio 2019, per quanto riguarda gli studi nulla era ancora stato fatto. Da ottobre 2019 in maniera instancabile e con enorme sforzo abbiamo fatto pressione costante affinché fosse conclusa la convenzione per le attività di studio. Le prime indagini ci hanno consegnato risultati positivi, al punto che a maggio di quest’anno ho richiesto, in occasione di una riunione con la Direzione Dighe del Ministero, l’invaso parziale già per l’estate appena trascorsa. Se in un anno non avessimo profuso – mette in chiaro Merra – tutto questo sforzo, se non avessimo seguito personalmente, come assessorato, riunioni ed incontri tecnici e se non avessimo sollecitato la stipula della convenzione per lo studio, oggi la diga del Rendina sarebbe ancora un progetto fermo e non una potenziale risorsa per l’area Nord della Basilicata e della vicina Puglia. Siamo riusciti, invece, a stralciare un milione di euro da quel fondo di 12 milioni di euro, tenuto nel cassetto dal 2014, per realizzare quello sfangamento che ad oggi il Consorzio arbitrariamente continua a ritenere inattivabile. Questo ci impone, inevitabilmente, anche una profonda riflessione politica”.
Sul punto interviene nuovamente Zullino.
“Non si può far passare, per onesta intellettuale, un messaggio sbagliato sotto il profilo squisitamente politico. In notizie di stampa di pochi giorni fa sembra quasi che a risolvere il problema della diga del Rendina siano stati il Sottosegretario Margiotta e l’amministratore del Consorzio di bonifica, Musacchio. Sono trascorsi 15 anni, in realtà, senza che gli amministratori che ci hanno preceduto in Regione avessero risolto il problema, né avessero creduto come noi, profondamente, sulla strategicità di questa irrinunciabile infrastruttura del territorio. Di questo farò capo al nostro segretario politico, Roberto Marti, ma anche al nostro presidente e a tutti i colleghi della maggioranza, per chiedere come mai a Musacchio siano voluti due anni, da quando erano stati sbloccati quei fondi, per chiudere questa partita. Quest’estate, se si fosse lavorato in modo concreto, avremmo dovuto avere l’acqua in quella diga. Così non è stato. Chiederemo conto, ovviamente, di questa operazione e di questo messaggio politico che l’amministrazione del Consorzio sta facendo passare. Musacchio è commissario di questo ente già dal 2014. Nel 2019, ricordiamo, ritrovammo quella diga in stato di abbandono. C’è una responsabilità che non nasce oggi, ma che è pregressa”.