Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata dall’Associazione materana Città Plurale nella quale viene nuovamente afffrontato il tema sempre attuale della gestione dei rifiuti in Basilicata
Che ci sia confusione nella gestione dei rifiuti in Basilicata è cosa risaputa, essa interessa tutti i livelli territoriali dalla Regione alle Provincie e buona parte dei 131 Comuni, se ne è accorta anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e siamo attestati ad un misero 16% di raccolta differenziata.
In buona sostanza per non decidere o per decidere altro vengono privilegiate le discariche e poi dal 30 Gennaio scorso, con ordinanza del Presidente della Giunta Regionale, viene data centralità a Fenice ed all’incenerimento. E’ stato il bacino centro della Provincia di Potenza a crollare ed adesso si corre ai ripari facendo partire una raccolta differenziata porta a porta in quella area gestita dal Conai e con oltre 7 Milioni di Euro messi dalla Regione, la raccolta differenziata in quella area dovrebbe attestarsi in breve tempo al 60%. Sempre quella Provincia si sta dotando di due impianti di compostaggio,uno a Venosa ed uno a Sant’Arcangelo, le discariche in funzione sono solo due, altre due sono incappate nei rigori della legge per aver inquinato. La Provincia di Potenza ha istituito un Osservatorio sui rifiuti dove è facile conoscere tutto quanto riguarda la loro gestione e rivendica un ruolo di coordinamento per il settore.
In quella Provincia c’è il bubbone del bacino centro dove , adesso che Conai imposta la corretta raccolta differenziata, dovrebbe esserci un ciclo virtuoso. Resta il nodo ACTA, la S.p.A. a totale partecipazione del Comune di Potenza che dovrebbe curare la raccolta dei rifiuti in città. In Acta c’è un Presidente, un Consiglio di Amministrazione, un Direttore generale ed un numero di indiretti tra addetti ad incombenze amministrative e distaccati che è pari a ben 47 unità su un organico di 131 siamo ad oltre il 35% ed infatti tutto questo porta il costo della raccolta dei rifiuti in città ad essere quasi pari 200 euro a ton.
Si parla con molta insistenza di voler spalmare i costi della raccolta su tutto il territorio regionale va da se che le dicotomie della città capoluogo di regione restano assolutamente lì mentre i costi di gestione dell’impiantistica, una volta resa omogenea, potranno essere uniformi. Ipotizzare un altro carrozzone che si occupi di gestire i rifiuti su scala regionale appare assolutamente ridondante per fare questo bastano le Provincie con opportuno raccordo della Regione. E’ già facile immaginare: Presidente, Vice- presidente, Consiglio d’amm.ne, direttore generale e dirigenti vari, tutti scelti in maniera bipartisan sarebbe il momento in cui la quantità dei rifiuti invece di diminuire, così come tutti auspicano, aumenterebbero per giustificare la nuova , grossa, spesa aggiuntiva.
L’assessore Macchia della Provincia di Potenza dice che competente a programmare gli interventi di governo per il ciclo dei rifiuti è la Regione e non già la provincia, di contro la provincia di Matera ha appena approvato il suo piano dei rifiuti, diversi punti di vista eppure ci si potrebbe coordinare.
Il piano della Provincia di Matera appena discusso ed abbondantemente dibattuto dimostra appieno la sua astrattezza; un intervento a gamba tesa da parte della Regione da ragione all’assessore Macchia.
Mentre era in fase di approvazione il piano provinciale, la Regione autorizzò la riapertura della discarica di Ferrandina e di San Mauro Forte ed il loro ampliamento così come si discute concretamente dell’ampliamento della discarica di Pomarico, sempre negli uffici regionali. Si torna a lavorare così su 8 discariche in barba ai dettati europei che invece , da anni, chiedono la chiusura o il ridimensionamento delle stesse. Che serve aver discusso tanto quel Piano provinciale per poi vederlo immediatamente modificato nei fatti?
Oltre al tour della monnezza c’è anche il business della munnezza si passa da un costo di 48 euro a tonn. presso la discarica di Moliterno – chiusa- ad uno di 165 per quella di Venosa. Per le discariche site in Provincia di Matera i dati non sono conosciuti perché non pubblicati. Sempre per la Provincia di Matera non si conosce il piano di intervento per potenziare la raccolta differenziata ed allora stabilire degli obiettivi anche se minimi nel piano ha scarso senso e non si conosce nulla neppure del previsto centro di compostaggio da ubicare a Ferrandina.
Anche sulla discarica di Matera vi è una coltre di nebbia; il trasporto e lo smaltimento del Percolato a Matera costa circa tre volte quello che pagano gli abitanti di Pisticci e non trova giustificazione nella maggiore distanza dall’impianto di trattamento- Tecnoparco. Sulla discarica de La Martella vi sono tante ombre sulle procedure per il corretto smaltimento dei rifiuti, l’impianto di compostaggio ha l’A.I.A.- autorizzazione integrata ambientale- scaduta e non sono mai stati previsti dei piezometri così da verificare l’eventuale inquinamento delle falde acquifere, ricordiamo che l’inquinamento delle falde ha fatto nascere il caso Fenice ed ha portato al sequestro della discarica di Pallareta a Potenza. A Matera tutto questo resta ignoto perché mancano i pozzi piezometrici di controllo e la cosa peggiore è che tutto viene tollerato dagli organi competenti..
E, questa, una sintesi che mette in evidenza le “disattenzioni” che ci sono nel ciclo dei rifiuti a danno dei cittadini sia dal punto di vista economico che da quello ambientale.
Qualcuno darà riscontro o come al solito è tuttoapposto?
Associazione Città Plurale- Matera