Si è spento proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno l’attore e regista romano Gigi Proietti.
Gigi Proietti è morto per gravi problemi cardiaci, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva in una clinica romana. La famiglia ha mantenuto il massimo riserbo. Matera lo ricorda per aver presentato la cerimonia inaugurale della capitale europea della cultura in diretta su Rai 1 nel tardo pomeriggio del 19 gennaio 2019 dopo una pioggia incessante in piazza San Pietro Caveoso, nei rioni Sassi.
Scomparsa Gigi Proietti, il cordoglio della Fondazione Matera Basilicata 2019
La scomparsa di Gigi Proietti ci riempie di dolore. L’intero programma della Capitale Europea della Cultura è legato alla figura del grande maestro che aprì ufficialmente le manifestazioni del 2019 in quella giornata indimenticabile del 19 gennaio.
Da Piazza San Pietro Caveoso e dalle vie dei Sassi, davanti a migliaia di cittadini, sotto una pioggia che lo stesso definì beneaugurante, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’allora ministro dei beni Culturali Alberto Bonisoli, Proietti aprì i festeggiamenti con un omaggio alla città dei Sassi: “Io definisco Matera, la città più antica delle continue rinascite, dei continui rinascimenti. Speriamo che questa città del Sud possa far sentire la sua voce ai grandi capi di stato europei. La globalizzazione può funzionare se parte dalla globalizzazione delle culture: quando i popoli si devono conoscere, devono farlo dalle loro radici, dai loro valori. Solo così si potrà avere un’Europa diversa e nuova. Forse può essere un discoro utopistico, ma un po’ di utopia non guasta mai”.
Della sua abilità istrionica, Proietti diede prova anche in quella serata, recitando i versi di alcuni grandi poeti italiani, fra cui quelli di Rocco Scotellaro, proposti in una versione cantata della poesia “E’ fatto giorno” con l’accompagnamento di tre musicisti materani. Un orgoglio per tutti i lucani che in quella serata si univano per festeggiare l’inizio di un anno straordinario. Matera e la Basilicata lo ricorderanno per sempre.
Scomparsa Gigi Proietti, la sua carriera
Quella di Gigi Proietti è stata una carriera ricca, lunghissima, con oltre mezzo secolo in scena e sul set.
Talento unico, autoironia, cinismo romano stemperato nella battuta, scopre il teatro all’università. “I miei ci tenevano alla laurea” racconta, “io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: ‘Devi fare questo’. Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita. Ma per papà non era la scelta giusta, era preoccupato e mi ripeteva: ‘Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza’”.
Un vero mattatore, che passa dalla musica (fa il verso a Louis Armstrong, diverte con Nun me rompe er ca’ ) alle celebri macchiette di Petrolini, per arrivare a Shakespeare. I primi successi dell’attore romano arrivano in una cantina in Prati in cui recita Brecht e poi con lo Stabile dell’Aquila diretto da Antonio Calenda, che lo guida in testi di Gombrowicz e di Moravia.
Artista geniale, istrionico, poliedrico, Gigi Poietti ha trascorso gran parte della sua vita sui palcoscenici di tutta Italia. Attore sopraffino, regista e cantante, ha attraversato decenni di teatro, cinema e tv, e ha prestato la voce a star come De Niro, Hoffman e Stallone. Ha iniziato a calcare le scene dagli anni 60, poi ha lavorato in diversi film, da ‘Febbre da cavallo’ a ‘Tosca’. Il successo in teatro e al cinema era stato confermato in tv con la serie ‘Il maresciallo Rocca’. Nel 2002 il ritorno sul grande schermo con il sequel ‘Febbre da cavallo – La mandrakata’, diretto da Carlo Vanzina e di recente era stato Mangiafuoco nel ‘Pinocchio’ di Matteo Garrone
La grande occasione arriva nel 1970 quando sostituisce Domenico Modugno, accanto a Renato Rascel nel musical Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini. Da allora è interprete e autore di grandi successi teatrali, tra i quali Caro Petrolini, Cyrano, I sette re di Roma. Dopo aver recitato nel 1974 nel dramma di Sem Benelli La cena delle beffe, accanto a Carmelo Bene, nel 1976 stringe un sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli rimasti nella storia, A me gli occhi, please è un trionfo. Lo riporta in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000, “Ringraziamo Iddio, noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere”, confessa Proietti. “Non ho rimpianti, rifarei tutto, anche quello che non è andato bene”.
Continua a girare film, serie tv. Nel 1996 è protagonista della serie dei record d’ascolto Il maresciallo Rocca nel ruolo di un carabiniere padre di quattro figli che tutti gli italiani vorrebbero incontrare, ma prima c’erano stati Un figlio a metà, Italian restaurant. In tv fa il varietà da Fatti e fattacci a Fantastico ma il teatro è la sua vita e la sua passione, fa rivivere Shakespeare al Globe Theatre, incoraggia i giovani attori come faceva nella sua celebre scuola (dove ha avuto allievi Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi e tanti altri). Un talento vero, da Febbre di cavallo al doppiaggio: presta la voce a Gatto Silvestro, in coppia con Loretta Goggi (che fa il canarino Titti), e alle star: Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Doppia Sylvester Stallone che grida “Adrianaaaaa!”, nel primo Rocky. Di recente aveva partecipato alla nuova stagione di Ulisse con Alberto Angela.
Il cult assoluto: ‘Febbre da cavallo’ di Steno
Non aspettava i compleanni per fare i bilanci. “Sono abituato a farli tutti i giorni, quando arrivano gli appuntamenti importanti li ho esauriti. Sa cosa rispondeva Anna Proclemer a chi le chiedeva: ‘Cosa serve per fare l’attore?’. ‘La salute’. È fondamentale, e deve funzionare la testa”. Tre settimane fa, in una lunga intervista, ci aveva spiegato che era di sinistra. “Chi è di sinistra resta di sinistra, anche se non sono mai d’accordo con quello che dicono”. Era innamorato di Roma, la sua città, e Roma era innamorata di lui.
Biografia di Gigi Proietti
Gigi Proietti, all’anagrafe Luigi Proietti, è nato a Roma il 2 novembre 1940 ed è morto a Roma 2 novembre 2020. E’ stato un attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante italiano. Faceva parte di quella cerchia di artisti di formazione teatrale, campo nel quale ha mietuto notevole successo sin dagli inizi degli anni sessanta. Noto per le sue doti di affabulatore e trasformista, era considerato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano; nel 1963 grazie a Giancarlo Cobelli esordì nel Can Can degli italiani, per poi interpretare senza sosta numerosi spettacoli teatrali sino a A me gli occhi, please, esempio di teatro-grafia che segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro, e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996, e nel 2000, attraversando i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo segnò un record di oltre 500 000 presenze al Teatro Olimpico di Roma.
Affermatosi come attore teatrale, ebbe anche esperienze nel campo televisivo, al quale si dedicò fugacemente tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta: prese parte allo sceneggiato Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti, collaborazione che proseguì successivamente con esperienze televisive di minor rilevanza. Tra gli anni settanta e gli anni ottanta fu inoltre protagonista di svariati spettacoli di successo come Sabato sera dalle nove alle dieci, Fatti e fattacci, Fantastico e Io a modo mio. Verso la fine degli anni settanta ha anche aperto il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche, che ha visto tra i suoi allievi numerosi personaggi divenuti poi volti noti dello spettacolo italiano.
Nonostante il sodalizio con il cinema non abbia spesso dato i frutti sperati, ha raggiunto la consacrazione cinematografica nel 1976 con il celebre Febbre da cavallo, nel ruolo dell’incallito scommettitore Mandrake, che con il passare degli anni è divenuto un vero e proprio film di culto, che ha ripreso nel 2002 anno nel quale ha iniziato un forte sodalizio con i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina.
A partire dagli anni novanta, parallelamente al successo ottenuto in teatro, è stato protagonista di svariate serie televisive di successo, prima fra tutte la serie RAI Il maresciallo Rocca iniziata nel 1996 e divenuta una delle serialità di maggior audience della televisione italiana, spianandogli inaspettatamente la strada verso una vera e propria seconda giovinezza. Sempre per la RAI è stato San Filippo Neri nella miniserie Preferisco il Paradiso, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in L’ultimo papa re, il misterioso generale Nicola Persico in Il signore della truffa, e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in Una pallottola nel cuore.
Ha avuto anche esperienze come cantante, facendo parte del gruppo musicale Trio Melody, insieme a Stefano Palatresi e Peppino di Capri, oltre che come poeta e scrittore. Nel 2017, a vent’anni dall’ultima esperienza, è tornato in televisione come protagonista assoluto del programma Cavalli di battaglia, tratto dall’omonima tournée celebrativa dei suoi 50 anni di carriera.
Biografia integrale di Gigi Proietti
Figlio di Romano Proietti, di Porchiano del Monte, frazione di Amelia (TR) in Umbria, e della casalinga Giovanna Ceci, di San Clemente di Leonessa (RI) nel Lazio, ha vissuto i primi dieci mesi della sua vita in una casa in via di sant’Eligio (una traversa di via Giulia) a Roma.[6] Dopo essersi diplomato presso il Liceo Ginnasio Statale “Augusto” di Roma, si iscrive al corso di laurea in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza”, che abbandonerà a soli sei esami dalla laurea.
Proietti è stato spesso etichettato come l’erede di Ettore Petrolini. Riguardo a ciò ha dichiarato: «Quando a Petrolini gli si chiedeva se discendesse dalla Commedia dell’Arte, lui rispondeva “io discendo solo dalle scale di casa mia”. Mi piace l’ironia dei romani di una volta»
Appassionato di musica sin da bambino, suona la chitarra, il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso, e nel tempo libero inizia a esibirsi come cantante nelle feste studentesche, nei bar all’aperto, e, più avanti, nei night-club più celebri della capitale. Racconterà, poi, in un’intervista al Il Fatto Quotidiano che i personaggi della Roma dell’epoca sono stati in parte fonti di ispirazione per alcuni ruoli comici da lui interpretati sul grande schermo.[8] A proposito di questo periodo dichiarerà: «Per mantenermi agli studi cantavo nei night club. Cominciavo alle 10 di sera e finivo alle 4 del mattino, uscivo fuori con un collo gonfio… Non c’era misura di camicia che tenesse: ce voleva un copertone». Il giovane Proietti, rivela tuttavia di non essere inizialmente interessato al mondo del teatro: «Assolutamente no! A teatro non c’ero mai stato e poi non ero figlio di attori». Anche i genitori, pur appoggiando la sua decisione, non erano del tutto convinti delle prime prove del giovane Luigi.
Iscrittosi per caso al Centro Teatro Ateneo, fu allievo di personaggi di spicco come Arnoldo Foà, Giulietta Masina e Giancarlo Sbragia. «La mattina frequentavo le lezioni, il pomeriggio provavo all’Ateneo, la sera cantavo nei locali notturni. Gli esami non finivano mai» commenterà.[7] Nello stesso momento decide di lasciare definitivamente la facoltà di Giurisprudenza, e inizia a frequentare il corso di mimica del Centro Universitario Teatrale tenuto da Giancarlo Cobelli, il quale nota subito le sue qualità di musicista e lo scrittura per uno spettacolo d’avanguardia da lui diretto, Can Can degli italiani (1963), composto da famosi scrittori quali Ercole Patti e Luigi Malerba, dove mette in musica un aforisma di Ennio Flaiano, Oh come è bello sentirsi….
A partire dal 1964 ricopre ruoli di contorno sul palcoscenico con il Gruppo Sperimentale 101 sotto la direzione di Antonio Calenda, dallo stesso Cobelli e anche con Andrea Camilleri, non ancora diventato celebre come scrittore. Il suo primo ruolo lo recita all’aperto, travestito da upupa, nella rappresentazione de Gli uccelli di Aristofane (1964) diretto da Giuseppe Di Martino. Dal 1968 ottiene ruoli da protagonista in diversi spettacoli messi in scena dal Teatro Stabile de L’Aquila, tra cui Il dio Kurt di Alberto Moravia e Operetta di Witold Gombrowicz.
Proietti già a quattordici anni viene scritturato al cinema come comparsa nel film Il nostro campione, diretto nel 1955 da Vittorio Duse, seguita poi nel 1964 da un altro piccolo cameo in Se permettete parliamo di donne del maestro Ettore Scola. Tuttavia è nel 1966 che debutta contemporaneamente sul grande e piccolo schermo. In ogni caso il suo primo ruolo, per una curiosa coincidenza, è quello di un maresciallo dei carabinieri, lo stesso che trent’anni dopo lo porta alla grande notorietà. Nei titoli di testa dei primi film è accreditato come Luigi Proietti. Al cinema lo vediamo in un episodio de Le piacevoli notti nel 1966, e in ruoli più corposi in Lo scatenato, La matriarca e Una ragazza piuttosto complicata. Tinto Brass è il primo regista a valorizzarlo con un ruolo da protagonista nel suo film L’urlo del 1968, presentato in concorso al Festival di Cannes.
In televisione esordisce nello sceneggiato I grandi camaleonti (1964), diretto da Edmo Fenoglio. Insieme a Ugo Gregoretti compare in ruoli soddisfacenti, come quello del truffatore Alfred Jingle ne Il Circolo Pickwick (1967), trasposizione dell’omonimo romanzo di Charles Dickens, dove compone e canta anche la sigla finale, La ballata di Pickwick. Proprio durante le sedute di registrazione di questa canzone, incontra un giovane di Poggio Bustone, che in quel brano suona la chitarra, musicista sotto contratto con la casa discografica Ricordi e destinato alla grande notorietà, Lucio Battisti. Sarà il loro primo e ultimo incontro, ricordato in seguito dallo stesso Proietti in un’intervista durante una trasmissione celebrativa sul cantante.
Tuttavia il primo, inaspettato successo arriva nel 1970, quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno, ufficialmente a causa di un incidente capitatogli (ma ufficiosamente, sembra, a causa di dissapori con l’autore e co-protagonista della commedia, Renato Rascel) nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluja brava gente: «Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare».
Tra il 1965 e il 1970, sia con il Gruppo Sperimentale di Calenda che senza, Proietti porta in scena anche prove particolari come Il mercante di Venezia, Le mammelle di Tiresia e Il misantropo di Molière. Con Il dio Kurt del 1969, ennesimo successo del gruppo sperimentale, Proietti capisce di dover affrontare il palcoscenico da solista per non rimanere ingabbiato in ruoli eternamente comprimari.
Dopo aver recitato nel 1974 il ruolo di Neri Chiaramantesi nel dramma di Sem Benelli La cena delle beffe, accanto a Carmelo Bene, nel 1976 stringe un proficuo sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli, rimasti nella storia, A me gli occhi, please (1976), riportato in scena nel 1993, 1996 e nel 2000, in una memorabile performance allo Stadio Olimpico della sua città natale, oltre a Come mi piace (1983), Leggero leggero (1991) e, per la televisione, Attore amore mio (1982) e Io, a modo mio (1985).
In questi spettacoli Proietti, totalmente privo di guida registica, ha modo di scatenare la sua verve attoriale come monologhista, cantante, imitatore, ballerino, in estenuanti tour de force che ottengono un dirompente successo di pubblico; dalle 6 serate inizialmente previste si superano agevolmente le 300, con oltre 2000 spettatori di media a riempire i teatri tenda e i palasport di tutta l’Italia, ammirato e stimato anche da importanti personalità come Federico Fellini (il quale dapprima pensa a lui per il ruolo di Giacomo Casanova nel suo film Il Casanova di Federico Fellini, poi assegnato a Donald Sutherland e del quale sarà un efficace doppiatore) ed Eduardo De Filippo.
Ancora oggi A me gli occhi, please, anche per i suoi risvolti in parte drammatici, è riconosciuta una delle prove teatrali più riuscite e uniche di sempre. La collaborazione tra Proietti e Roberto Lerici si può ben paragonare a quella, altrettanto proficua, tra Giorgio Gaber e Sandro Luporini per il teatro canzone. Dopo la morte di Roberto Lerici, avvenuta nel 1992 per infarto, Proietti porta in scena e dirige altri due spettacoli solisti, Prove per un recital (1996) e Io, Tòto e gli altri (2002). Nel 2004 ha portato in tour lo spettacolo Serata d’Onore premiato il 20 agosto all’Arena di Catanzaro con il Riccio d’Argento come migliore spettacolo dell’anno nella rassegna Fatti di Musica.
Negli anni 1970 recita come protagonista assoluto nei film Gli ordini sono ordini (1970), Meo Patacca (1972), Conviene far bene l’amore (1975), Languidi baci, perfide carezze (1976). Notevoli sono anche le partecipazioni comprimarie in film di rilievo come La proprietà non è più un furto (1973) di Elio Petri, L’eredità Ferramonti (1976) in un memorabile duetto con Anthony Quinn, e soprattutto in Casotto (1977) insieme a Ugo Tognazzi e una giovane Jodie Foster. Passa con incredibile disinvoltura dalla commedia, al ruolo impegnato, dal dramma erotico al film grottesco, quindi partecipa a film di Bolognini, Monicelli, Petri e Magni, ma forse soltanto Alberto Lattuada gli offre un ruolo pienamente compiuto sul versante drammatico nel film Le farò da padre (1974).
Partecipa inoltre ad alcuni film statunitensi diretti da registi di prestigio come Lumet, Altman e Ted Kotcheff, nonché con il francese Bertrand Tavernier. Ma la grande consacrazione cinematografica arriva nel 1976 con il ruolo brillante che fuor di ogni dubbio diventa il suo più celebre, ovvero quello dello sfortunato indossatore Bruno Fioretti, detto Mandrake, che inventa qualsiasi stratagemma per poter giocare ai cavalli in società con alcuni suoi amici perdendo regolarmente, nella commedia di Steno Febbre da cavallo.
Da sinistra: Mario Carotenuto, Gigi Proietti, Francesco De Rosa ed Enrico Montesano nel cult movie Febbre da cavallo (1976) di Steno
La pellicola, accolta inizialmente con freddezza da parte della critica cinematografica e destinata, come tanti film dell’epoca, a essere presto dimenticata, con il passare degli anni, grazie anche ai molteplici passaggi televisivi, è diventata un vero e proprio film di culto; una delle sequenze più memorabili del film è senza dubbio quella della storica tris, che si ritorcerà contro ai tre protagonisti, dei cavalli King, Soldatino e D’Artagnan.
Con Gregoretti lavora ancora nel 1974 in uno spettacolo sperimentale che tenta di fondere il varietà con lo sceneggiato, Sabato sera dalle nove alle dieci, dove Proietti è conduttore, compone e canta la sigla iniziale e interpreta quattro ruoli, e in uno sceneggiato ispirato a Emilio Salgari, Le tigri di Mompracem (1974), ricordato per il largo uso del chroma key, dove interpreta il ruolo di Sandokan due anni prima di Kabir Bedi. Insieme ad Antonello Falqui raggiunge la vetta massima a livello artistico sul piccolo schermo con il varietà girato a colori Fatti e fattacci (1975), insieme a Ornella Vanoni, Giustino Durano e Massimo Giuliani, dove interpreta il cantastorie di una scalcinata compagnia di saltimbanchi in un viaggio a puntate attraverso il folklore di quattro città italiane: Roma, Milano, Napoli e Palermo. Alla Sicilia dedica ancora un omaggio in quello stesso anno, cantando in lingua siciliana la celeberrima Ballata di Carini, musicata da Romolo Grano e utilizzata come sigla iniziale dello sceneggiato televisivo L’amaro caso della baronessa di Carini (1975), diretto da Daniele D’Anza, con Ugo Pagliai e Janet Agren.
Alla radio incontra un notevole successo nella celeberrima trasmissione Gran varietà, dove partecipa durante le stagioni 1973-1974 interpretando il personaggio di Avogadro il ladro (insieme con il suo complice Cicerone progetta furti che non vanno mai in porto) e in quella del 1975-1976, dove è un irresistibile conquistatore femminile che a parole (e con tre ipotesi) è infallibile, e alla prova dei fatti accumula continui disastri, ma non si abbatte mai, come canta inesorabile accompagnandosi alla chitarra alla fine dei suoi sketch. Personaggio tra i più azzeccati della sua carriera, lancia un tormentone di successo (Invidiosi!) destinato a rimanere nel ricordo.
Nel 1978 assume, insieme a Sandro Merli, la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori (la stessa cosa farà Vittorio Gassman con la sua Bottega Teatrale di Firenze), portando in scena con i suoi allievi durante gli anni 1980 numerosi spettacoli assai apprezzati. In particolare questa particolare gavetta segnerà l’esordio di tanti futuri e apprezzati volti del mondo dello spettacolo: tra questi ci furono Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri.
Di questo periodo Proietti ricorda che: «Come diceva Gassman ai giovani attori, ho insegnato loro tutti i miei difetti. Ne sono nati tanti, ma non c’è un mio erede ed è giusto che non ci sia». Come rivelerà anche Gianni Minà, in quel periodo Proietti mantenne la scuola da solo, con l’aiuto di Mario Bussolino, prima che arrivassero i contributi regionali. Nello stesso momento si cimenta anche con la regia teatrale, specializzandosi in adattamenti teatrali di successi cinematografici, oltre a curare la messa in scena di diverse opere liriche tra il 1983 e il 2002. Si cimenta con successo anche nel campo del doppiaggio, dove inizia nel 1964 prestando la voce al Gatto Silvestro dei cartoon della Warner Bros., quindi a celebri divi del grande schermo come Robert De Niro, Sylvester Stallone, Richard Burton, Richard Harris, Dustin Hoffman, Charlton Heston e Marlon Brando, nonché per George Segal in Tenderly di Franco Brusati e persino a Michel Piccoli nel Diabolik di Mario Bava. È notevole il suo pirotecnico doppiaggio del personaggio del Genio della lampada nel film Aladdin (1992), prodotto dalla Walt Disney Pictures, che ripeterà anche nei due sequel distribuiti soltanto in home video, Il ritorno di Jafar e Aladdin e il re dei ladri, e in due videogiochi ispirati al film, La sfida per Agrabah e La bottega dei giochi di Aladdin. Tuttavia il suo lavoro più celebre resta forse quello del primo Rocky del 1976, in cui doppiò un esordiente Sylvester Stallone.
Un altro suo doppiaggio è quello dei personaggi dei due draghi siamesi Devon e Cornelius nel film d’animazione La spada magica – Alla ricerca di Camelot, dove li doppia con due toni di voce diversi.
Nella stagione 1980-1981 partecipa al programma domenicale Il baraccone condotto da Paolo Panelli, con Monica Vitti e Marcello Casco. Dietro il microfono tornerà soltanto nel 1995 come voce narrante dello sceneggiato Belfagor, ovvero il fantasma del Louvre. Nel 1981 rientra in televisione con lo sceneggiato Fregoli diretto da Paolo Cavara, ispirato alla vita del grande trasformista Leopoldo Fregoli e suo ennesimo tour de force, nel quale riveste i panni di ben 75 personaggi, oltre a comporre e cantare la sigla di chiusura, Prima de pija’ sonno.
Il declino al cinema e conduttore televisivo
Il successo di Febbre da cavallo insieme a Enrico Montesano, avrebbe dovuto segnare la consacrazione di Proietti al cinema e l’inizio di una florida carriera cinematografica nel mondo della commedia all’italiana ma così non fu; infatti, escludendo la commedia di Sergio Citti del 1977 Casotto, Proietti recita in due film di scarso successo di pubblico, Languidi baci… perfide carezze e Non ti conosco più amore di Sergio Corbucci, non consentendo all’attore un decollo vero e proprio al cinema. Per tutti gli anni 1980 e 1990 Proietti partecipa quindi a poche pellicole selezionate e in parti principalmente secondarie, come in “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” di Renzo Arbore nel 1983 o in Mi faccia causa del 1984, nuovamente diretto da Steno.
Nel 1983 debutta come conduttore televisivo, guidando la quarta sfortunata edizione del varietà Fantastico 4 (1983), diretto da Enzo Trapani; lo show perse per la prima volta la sfida negli ascolti contro la concorrenza di Premiatissima del gruppo Fininvest, forse a causa del fatto che dopo tanti anni il programma perdeva il suo storico conduttore, Corrado Mantoni. Riscuoterà maggiore fortuna come protagonista degli one-man show Io a modo mio (1986) e Di che vizio sei? (1988) per la regia di Adolfo Lippi, entrambi trasmessi dalla prima rete RAI con. Tra il 1990 e il 1991 fu inoltre conduttore del fortunato Club ’92. Come regista televisivo debutta nel 1990 con una delle prime sitcom italiane, Villa Arzilla, basato sulle vicende di un gruppo di anziani pensionanti in una casa di riposo, dove appare in brevi cameo come giardiniere della villa, e dove riunisce alcuni grandi attori e attrici del passato come Giustino Durano, Fiorenzo Fiorentini, Ernesto Calindri, Marisa Merlini e Caterina Boratto. Otto anni più tardi si autodirige nel film Un nero per casa (1998) dove interpreta la parte principale di un architetto.
Nel 1996 scrive e dirige un suo testo, Mezzefigure, mentre nel 1998 è la voce del narratore della fiaba Pierino e il lupo di Sergej Prokofiev, sotto la direzione orchestrale di Enrique Mazzola. Nel 2005 dirige Pino Quartullo e Sandra Collodel in Quella del piano di sopra, commedia brillante di Pierre Chesnot, replicata nelle stagioni successive, e ottiene un notevole successo accanto a Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli nella versione moderna nel classico di Hennequin e Veber La Presidentessa (già interpretato nel 1968 per la regia di Franco Enriquez), portato più volte in tournée. Nel 2007 lascia la direzione artistica del Teatro Brancaccio, per assumere quella del GranTeatro sempre a Roma.
Nel 1992 inizia a ottenere un consistente successo con le serie di telefilm Un figlio a metà, bissato dal seguito Un figlio a metà – Un anno dopo (1994), diretti da Giorgio Capitani, dove interpreta il ruolo di un doppiatore cinematografico (che esercita anche nella realtà e con successo), quindi sempre diretto da Capitani nella sitcom Italian Restaurant (1994) con Nancy Brilli in cui è il proprietario di un ristorante italiano a New York (nella realtà Proietti, per breve tempo, ha effettivamente gestito un ristorante).
Nel 1996 arriva il trionfo inaspettato della serie televisiva Il maresciallo Rocca, creato dalla coppia di scrittori Laura Toscano e Franco Marotta e ancora diretto da Capitani, nella quale l’attore romano interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, vedovo con tre figli, maresciallo comandante della stazione dei Carabinieri di Viterbo, che tra un caso e l’altro si innamora di una deliziosa farmacista, interpretata da Stefania Sandrelli. La serie, partita in sordina su Rai 2, conquista i favori del pubblico fino a superare agevolmente i dieci milioni di telespettatori a sera e a fare seria concorrenza a trasmissioni ampiamente collaudate come il Festival di Sanremo; l’ultima puntata del 12 marzo 1996 registrò il record di quasi 16 milioni di spettatori permettendogli di vincere il Premio TV come personaggio maschile dell’anno.[10] Il colossale successo impone ai due autori, ai registi (al veterano e collaudato Capitani si alternano Lodovico Gasparini, José María Sánchez e Fabio Jephcott) e al protagonista la realizzazione di ben cinque stagioni, realizzate tra il 1998 e il 2005, e della miniserie conclusiva Il maresciallo Rocca e l’amico d’infanzia nel 2008, tutte su Rai Uno.
Verso la fine degli anni 1990 Proietti interpreta un altro personaggio creato da Toscano e Marotta, L’avvocato Porta, in due stagioni dirette da Franco Giraldi per Canale 5, ma con minor successo. Per il grande successo de Il maresciallo Rocca, la RAI affida a Proietti la conduzione del tradizionale spettacolo di Capodanno trasmesso su Rai 1 per la particolare edizione del 2000, dove annunciò l’avvento del nuovo Millennio.
Nel 2002 avviene il grande ritorno al cinema in pianta stabile, con il sequel realizzato a furor di popolo di Febbre da cavallo, Febbre da cavallo – La mandrakata, diretto dal figlio di Steno, Carlo Vanzina, uscito nelle sale il 14 ottobre 2002 definito dallo stesso attore un «ritorno sul luogo del delitto»; la riproposizione dello storico trasformista indebitato Mandrake lo porta a vincere un Nastro d’argento come miglior attore protagonista. Nel 2012 viene scelto dal direttore di doppiaggio Francesco Vairano per sostituire il compianto Gianni Musy nel doppiaggio del personaggio di Gandalf (interpretato da Ian McKellen) nella trilogia de Lo Hobbit.
Nel 2003 da una sua idea nasce il teatro scespiriano Silvano Toti Globe Theatre, di cui è direttore e in cui ha diretto uno spettacolo (di Romeo e Giulietta)[11] e, nel 2017, finalmente recitato. L’opera scelta, “Edmund Kean” di Raymund FitzSimons, rievoca la vita e i successi dell’omonimo attore inglese scespiriano definito “genio e sregolatezza” da Alexandre Dumas[12]. Nel 2005, dopo essere apparso come veterinario in un film diretto da José Maria Sànchez, il 19 marzo è uno degli ospiti d’onore nella fortunata trasmissione di Renzo Arbore Speciale per me – meno siamo meglio stiamo, dove canta tre canzoni sue, tra le quali la celeberrima Chi me l’ha fatto fa’, e si produce nella divertente recitazione de Il lonfo, probabilmente la più nota delle poesie metasemantiche di Fosco Maraini, recitata successivamente anche nella puntata del 7 febbraio 2007 della trasmissione Parla con me, condotta su Raitre da Serena Dandini.
Al cinema collabora sempre con i Vanzina, prima come protagonista nella commedia Le barzellette (2004), dove ripropone gran parte degli sketch e barzellette realizzate con successo durante le numerose ospitate televisive dagli anni 1980 a oggi, mentre poi nel filone del cine-cocomero, sottogenere dei film di Natale, nei poco fortunati Un’estate al mare e Un’estate ai Caraibi, usciti nelle sale rispettivamente nelle estati del 2008 e del 2009. Il 2 aprile 2010 esce nelle sale La vita è una cosa meravigliosa nuovamente diretto da Carlo Vanzina, affiancato da Vincenzo Salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli e Luisa Ranieri.
Nel 2010 Proietti interpreta San Filippo Neri nella fiction TV dal titolo Preferisco il Paradiso, prodotta da Lux Vide e trasmessa su Rai 1 con ottimi riscontri d’ascolto. L’anno successivo, nel 2011 recita in un’altra miniserie TV Il signore della truffa nel ruolo dell’ex truffatore di lungo corso Federico Sinacori, una co-produzione Artis e Rai Radiotelevisione Italiana, destinata alla prima serata RaiUno.
All’infuori del suo sodalizio con i Vanzina, al cinema lo ritroviamo nel 2011 in due pellicole: Tutti al mare di Matteo Cerami, remake del Casotto del 1977 diretto da Sergio Citti di cui fu uno degli interpreti principali, e in Box Office 3D – Il film dei film diretto e interpretato da Ezio Greggio, nel ruolo del Mago Silenzio (parodia di Albus Silente). Nel 2012 compare come guest-star in un episodio della fiction I Cesaroni, per poi tornare in TV nel 2013 come interprete della fiction in due puntate L’ultimo papa re su Rai Uno, diretta da Luca Manfredi. L’anno successivo è protagonista assoluto della fiction Una pallottola nel cuore, sempre trasmessa su Rai 1 in quattro puntate; in quest’ultima serie interpreta il giornalista Bruno Palmieri specializzato nella risoluzione di vecchi casi di cronaca nera rimasti irrisolti. La fiction riscuote un buon successo di pubblico, portando alla produzione di una seconda stagione, trasmessa nel 2016, anch’essa favorevolmente accolta, nonché di una terza (6 puntate) nell’autunno 2018.
Appare in un cameo nella scena finale di Indovina chi viene a Natale? diretto da Fausto Brizzi.
Nel 2014 torna nelle sale con il film di Natale Ma tu di che segno 6? con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme e per la regia di Neri Parenti.
Sempre in TV partecipa in qualità di giudice al talent di Rai 1 La pista condotto da Flavio Insinna, ricoprendo poi lo stesso ruolo l’anno successivo nella quinta edizione di Tale e quale show condotto da Carlo Conti, e affiancato da Loretta Goggi e Claudio Lippi. Nel 2016 l’attore debutta per la prima volta come attore al teatro Globe Theatre, da lui fondato nel 2003, portando in scena dall’8 al 17 luglio 2016 lo spettacolo “Omaggio a Shakespeare”.
Dal 14 gennaio 2017 conduce in prima serata su Rai 1 il varietà Cavalli di battaglia: si tratta di un ritorno alla conduzione di uno show televisivo dopo 26 anni dall’ultima esperienza con Club ’92 (nel 1991 su Rai 2): lo show ripropone i migliori “sketch” del maestro oltre ai numerosi cavalli di battaglia sia suoi che dei vari ospiti che si susseguono.
Dal settembre 2018 è narratore/ospite in Ulisse – Il piacere della scoperta, programma documentaristico di Rai 1.
Il 19 gennaio 2019 conduce in diretta su Rai 1 l’evento inaugurale di Matera capitale europea della cultura 2019 alla presenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte ed al capo dello stato Sergio Mattarella. Come ospiti della serata Rocco Papaleo, Skin, Arturo Brachetti e Stafano Bollani.
Il 12 marzo compare nella prima puntata di Meraviglie – La penisola dei tesori, altro programma documentaristico condotto da Alberto Angela. A dicembre è al cinema con Pinocchio, nuovo film di Matteo Garrone, in cui interpreta Mangiafuoco.
Altre performance
Si cimenta anche nella poesia, seguendo l’esempio del Belli, di Trilussa e dello stesso Petrolini, componendo diversi sonetti pubblicati negli anni 1990 in una rubrica del quotidiano romano Il Messaggero. Compare in diversi spot pubblicitari, dal 2002 al 2005 è testimonial del caffè Kimbo con l’agenzia Diaframma di Firenze ed il fotografo Gaetano Mansi. Partecipa al Festival di Sanremo del 1995, insieme a Peppino di Capri e Stefano Palatresi, con il nome di Trio Melody, con il brano Ma che ne sai… (…se non hai fatto il piano bar). Nel 2003 recita l’elogio funebre, in romanesco e in versi, per le esequie di Alberto Sordi.
Scrittore
Alla fine del 2013, Proietti esordisce nella scrittura, pubblicando un’autobiografia intitolata Tutto sommato qualcosa mi ricordo. Tra ricordi e aneddoti, l’attore ripercorre la sua storia personale e professionale, «intrecciando le gioie della vita e quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata».
Alla fine del 2015, pubblica un nuovo libro, dal titolo Decamerino. Novelle dietro le quinte. Si tratta di una raccolta di racconti, aneddoti e componimenti in versi de-camerino, ossia nati nel camerino, nel dietro le quinte del teatro. «Il risultato è un racconto nel racconto di pensieri arruffati, atti unici, odori, abitudini che segnano il ritorno di un affabulatore capace di far sorridere e commuovere con le sue cronache ad alto tasso di romanità.»
Vita privata
Molto riservato sulla sua vita privata, dal 1967 alla morte è stato sposato con un’ex guida turistica svedese, Sagitta Alter, dalla quale ha avuto due figlie: Susanna e Carlotta, anche loro attrici. Politicamente si dichiarava vicino al centro-sinistra, pur mantenendo indipendenza dai partiti.[21] Il 30 settembre 2013 ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Viterbo.
Morte
È deceduto alle 05:33 del 2 novembre 2020, giorno del suo ottantesimo compleanno, per un infarto, dopo 15 giorni di ricovero in una clinica romana in prognosi riservata a causa di problemi cardiaci.
La fotogallery dedicata alla presentazione di Gigi Proietti dello show per la cerimonia inaugurale di Matera Capitale europea della Cultura 2019 (foto www.SassiLive.it)