Il 4 novembre ricorre la festa delle forze armate italiane. In questo giorno si ricorda la data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre del 1918 ed entrato in vigore il giorno dopo, e la resa dell’impero Austro-ungarico alle armi italiane.
Quest’anno a causa dell’emergenza Coronavirus sono state ridotte le cerimonie pubbliche e Franco Lisanti, orfano di guerra, ha inviato alcune riflessioni sulla ricorrenza alla nostra redazione.
La privazione della solenne cerimonia, che si svolge ogni 4 novembre e che quest’anno non può aver luogo, non ci esime dal fare alcune riflessioni sul ricordo dei nostri cari caduti, che vuol essere la fonte alla quale dobbiamo rifarci, per proseguire il nostro cammino nella Storia. Noi amiamo i nostri caduti, perché essi sono passati su questa terra, lasciando una traccia di sangue, di eroismo, di amore alla patria. Ma il nostro ricordo va soprattutto a coloro che non tornarono più, e non si sa se siano morti, né perché, né dove, né quando, e formano la schiera amorfa dei dispersi. Questa ricorrenza ci interroga se la testimonianza dei morti in guerra abbia per noi un significato, al punto che anche noi, a nostra volta, sul loro esempio, siamo disposti a sacrificarci,per difendere i valori della libertà e della democrazia. Libertà e democrazia che non sono doni acquisiti, ma conquiste sofferte da preservare e rinnovare, giorno dopo giorno, anche in periodi di pace; ma soprattutto, quando questa è in pericolo, come in questi ultimi tempi con tanti focolai di guerra, sparsi in tutto il mondo, dove vengono violentati i più elementari diritti umani. Il flusso delle violenze continua a scorrere per le strade e a coprire le pagine dei giornali. Questa ricorrenza ci parla di valori autentici, di civiltà, di diritti contro ogni prevaricazione, oppressione e servitù. Tuttavia, non deve mai abbandonarci la speranza. La storia e la memoria di quanti si sono sacrificati per la libertà del nostro Paese possono e devono darci la luce, per guidare i nostri passi per un cammino di pace e di giustizia sociale. L’avvenire della nostra comunità si costruisce con l’impegno di ciascuno di noi, nessuno escluso, qualunque sia il compito che svolgiamo quotidianamente.
Franco Lisanti, orfano di guerra