Il Partito Democratico e i Giovani Democratici di Venosa contestano la scelta dell’assessore regionale di trasformare il presidio ospedaliero della città di Orazio in ospedale Covid. Di seguito la nota integrale.
Oggi è doveroso tornare a parlare di un tema molto caro alla nostra cittadina: l’ospedale San Francesco di Venosa.Struttura che in questi mesi è stata la cartina al tornasole della confusione sanitaria in cui ci ha fatto precipitare l’arrivo del covid-19. Il 16 Marzo scorso il nosocomio è stato smantellato e chiuso per adibirlo alla cura di pazienti covid che, tuttavia, non sono mai arrivati. Ciò che, invece, abbiamo sperimentato è stata la totale in operosità dell’ospedale, la cassa integrazione per gli infermieri, l’abbandono dei pazienti più fragili. Soltanto a Settembre è stato possibile ricostruire quella normalità che ci è stata inspiegabilmente sottratta, ma non abbiamo avuto neanche il tempo per gioirne che ci è giunta una notizia assai sgradita. L’ assessore Leone, infatti, ha annunciato il trasferimento di tutte le specialistiche del P.O. di venosa all’ospedale di Melfi per consentire il ricovero nella struttura venosina di pazienti covid asintomatici, i quali andranno ad occupare i 100 posti letto aggiunti nei mesi scorsi, non recuperati grazie allo smantellamento degli altri reparti. Non entriamo nel merito della scelta di un ospedale come luogo deputato all’isolamento e al monitoraggio di positivi asintomatici, la quale, pur contrastando con le direttive nazionali che puntano sulla cura domestica dei malati lievi per evitare l’affollamento ospedaliero, potrebbe comunque avere una sua logica e, dunque, una sua comprensibile giustificazione. Piuttosto meritiamo di sapere perché gli ospedali da campo donati dal Qatar, già da diverso tempo, non sono ancora stati completati e attrezzati in modo idoneo. Per quanto tempo ancora i presidi sanitari locali devono pagare le conseguenze dei ritardi e delle inefficienze di questa giunta regionale?Ciò che proprio non capiamo è perché la fornitura di un servizio a favore dei pazienti covid debba necessariamente escludere altri servizi sanitari, considerato che la struttura in questione è grande e permetterebbe, con un piano sanitario ad hoc, la continuazione delle attività esistenti anche in presenza di nuovi ospiti. Portiamo avanti questa battaglia per un duplice motivo: da un lato, il trasferimento di reparti come l’oculistica, l’ Alzheimer, la dialisi e la lungodegenza-fisiatria significa creare maggiori disagi a malati affetti da patologie molto gravi, che meritano protezione e non ulteriori disservizi. Dall’altro non vorremmo che la situazione attuale sia un pretesto per toglierci quel poco che rimane di una sanità locale fin troppo maltrattata. Questo ennesimo taglio non siamo disposti ad accettarlo!