Lockdown generale in tutto il Paese al più presto, o in un mese – se il trend epidemico da Covid-19 in Italia non subirà un’inversione – ci troveremo dinanzi ad una situazione “drammatica” poiché il sistema “non sarà in grado di reggere”. Raccoglie consensi da parte di medici e infermieri di tutta Italia il forte appello lanciato ieri dal presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli: “A trend invariato, in 30 giorni dovremo fare i conti con un numero enorme anche di decessi”.
“Ci attendiamo un raddoppio dei ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva la prossima settimana se il trend non muterà, ed in attesa degli eventuali benefici derivanti dall’ultimo Dpcm, che potranno però evidenziarsi non prima di 10 giorni”, dice il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi) Alessandro Vergallo. Le terapie intensive “sono già sotto pressione. A fronte di ciò e dell’assenza di una medicina territoriale, la proposta di lockdown nazionale – rileva – è a questo punto ragionevole”.
Il lockdown totale, ha detto Anelli, che si è espresso anche sulla situazione pugliese, “è una richiesta forte ma da più parti del Paese arrivano segnali molto preoccupanti. La situazione mostra un Sistema sanitario nazionale alle corde”. Questa settimana “abbiamo avuto una media di 1000 ricoverati al giorno; se il trend non cambia, nei prossimi 30 giorni, per l’Immacolata, avremo 30mila ricoverati che si aggiungeranno ai 26mila attuali”.
“Ne ho parlato col ministro della Salute Roberto Speranza – ha detto Anelli stamattina – e le mie preoccupazioni sono condivise. Immagino che il governo nelle prossime ore potrà valutare e credo che l’opinione pubblica condivida le nostre preoccupazioni”.
Intanto l’Alto Adige, da oggi zona rossa, presto potrebbe applicare addirittura un lockdown duro. “Non abbiamo alternative, altrimenti collassa l’intero sistema sanitario”, dice l’assessore alla Sanità Thomas Widmann. “I danni collaterali sarebbero devastanti, se gli ospedali non dovessero più garantire chemioterapie e interventi chirurgici”. La questione sarà analizzata domani dalla giunta provinciale perché “siamo oltre il tempo massimo, i campanelli d’allarme non possono più essere ignorati”.
Anelli “in realtà esprime un parere che è assai generalizzato tra i medici del nostro Paese. E quelli che hanno parere diverso, lo hanno per motivi loro, non sulla base di un dato scientifico o di realtà”. Lo ha detto stamattina Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive alla Statale di Milano e direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Sacco, ad Agorà, su Rai 3. “Non c’è alcun dubbio che la situazione sia fuori controllo”, ha aggiunto Galli, spiegando che i dati “mostrano un costante incremento della diffusione dell’infezione “. Quindi rispetto all’eventualità di una chiusura specifica: “si possono considerare ancora differenze regionali, ma con attenzione per non vanificare il risultato”. Quello che però “bisogna sapere fin d’ora è che, dopo un eventuale lockdown nazionale, non è che subito dopo si potrà fare come l’estate passata, altrimenti saremo da capo”.
Allarme rilanciato anche da Ciro Carbone, presidente dell’Ordine degli infermieri di Napoli: “Alla luce della situazione epidemiologica, del crescente numero dei contagi, dei dati allarmanti che ci vengono forniti dalle direzioni ospedaliere, dalla mancata osservanza delle prescrizioni da parte dei cittadini, chiedo a nome di tutti gli infermieri della provincia provvedimenti più restrittivi per la tutela della Salute pubblica”. Carbone dice “basta al rimpallo di responsabilità. La politica svolga il ruolo di indirizzo che la Costituzione le assegna. Ora il rischio è alto”, afferma Carbone. “Gli Infermieri – dice ancora Carbone – stanno lavorando in condizioni estreme, con turni massacranti, con Dpi insufficienti e non sempre adeguati e con la grave carenza di organici più volte denunciata. Il numero di infermieri contagiati ormai è incontrollabile. Poniamo rimedio prima che sia troppo tardi”.
Anche Nicola Addis, presidente dell’ordine dei medici di Sassari, assicura che “la pandemia è èiù grave di quanto si creda” e che la classificazione in Zona gialla di alcune Regioni come la Sardegna “può indurre a sottovalutare il problema. Con l’approssimarsi delle malattie stagionali il sistema non potrà reggere ancora per molto”. E che non solo non sia più in grado di farsi carico dei pazienti Covid, ma “nemmeno di assicurare le cure ai cittadini colpiti da altre patologie, riuscendo con grande sforzo a garantire solo le terapie salvavita”.
Da Palermo interviene il commissario all’emergenza Covid Renato Costa: “Siamo di fronte a uno tsunami che ha travolto tutti e il sistema può reggere per 10 giorni: o freniamo il virus o fermiamo le sale operatorie”.