Liste di attesa nella Sanità lucana, Aspat Basilicata scrive a governatore Bardi e assessore regionale Leone. Di seguito la nota integrale.
L’ASPAT Basilicata torna ad accendere l’attenzione sulla DGR n. 717/2020 che assegna prestazioni aggiuntive alla sanità privata per superare il problema delle liste di attesa che si sono accumulate nella sanità pubblica dal lockdown di marzo in poi, chiedendo di ritirarla e/o modificarla, recependo istanze e osservazioni sollecitate e puntualmente motivate.
Un provvedimento emanato senza alcuna previa concertazione con le Associazioni di categoria che potesse consentire un confronto costruttivo, volto a individuare le migliori soluzioni per una proficua e sana collaborazione pubblico-privato e a garantire eque e trasparenti tutele alle molteplici realtà socio-economiche che costituiscono la sanità privata in Basilicata. Una DGR che concede alle locali Aziende Sanitarie la possibilità di incrementare il tetto di spesa assegnato per il 2020, fino a 2.5 milioni di euro, non ancora compiutamente eseguita e che, sicuramente, non potrà essere in alcun modo colmato dalle strutture interessate, tenuto conto, peraltro, degli imminenti mutamenti (passaggio da zona “gialla” a zona “arancione”) che interessano il territorio regionale, con evidenti ricadute pratiche.
Dopo la segnalazione inviata la settimana scorsa ai competenti Uffici regionali per evidenziare le criticità e i negativi risvolti sistemici che la DGR potrebbe determinare, – l’ASPAT Basilicata attraverso la sua Presidente Antonia Losacco, ha scritto direttamente al Presidente della Giunta regionale Bardi e all’Assessore alla Salute Leone, rimarcando la piena disponibilità a essere parte attiva e collaborativa di un dialogo basato sul rispetto delle Istituzioni che possa condurre all’adozione delle migliori misure per lo sviluppo del Sistema Sanitario della Regione Basilicata.
L’ASPAT Basilicata evidenzia non solo le criticità pregresse, che si sperava potessero essere affrontate e risolte dal nuovo governo regionale insediatosi da oltre un anno, ma rileva, inoltre che, a otto mesi dall’inizio dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, non è stato emanato alcun provvedimento volto ad alleviare i gravosi oneri, organizzativi ed economici (ad es., acquisto di dispositivi di protezione individuale, reperimento di tecnologie per la sanificazione degli ambienti, formazione continua degli operatori, periodicità della esecuzione dei tamponi e dei test sierologici nei confronti di tutto il personale) che soprattutto le strutture eroganti prestazioni di FKT che esercitano un’attività che presuppone un’inevitabile vicinanza tra operatore ed utente, stanno sostenendo. E’ evidente, in tal senso, che i predetti oneri risultino molto più insostenibili per le citate strutture, considerato, inoltre, che i tariffari, ormai, non più compatibili, non sono aggiornati dal 1996, con ben comprensibili ricadute economiche a carico delle strutture medesime.
La gravità del momento e le difficoltà esposte impongono – , aggiunge Losacco – , l’adozione di misure che siano rappresentative della massima vicinanza delle Istituzioni a tutte le strutture operanti sul territorio regionale, afferendo le stesse al sistema dei c.d. “LEA”.
Si auspica, in tal senso – conclude la lettera – che siano intraprese le opportune e necessarie azioni, anche previa consultazione delle Associazioni di categoria per scongiurare e prevenire un ulteriore contenzioso che è un aspetto patologico che la P.A. dovrebbe evitare e non favorire, in un rapporto di lealtà, trasparenza e imparzialità.