Consiglieri comunali Giuseppe Biscaglia, Francesco Giuzio e Valerio Tramutoli di “La Basilicata Possibile al Comune di Potenza”: “Ripensare lo sviluppo urbano della città. Poggio tre Galli una occasione da non perdere”. Di seguito la nota integrale.
Crediamo che l’emergenza di oggi debba essere anche l’occasione per una riflessione che ci porti a immaginare un ritorno alla normalità che non sia solo quella, per niente esaltante, che abbiamo conosciuto nella città di Potenza. Non rinunceremo pertanto, come gruppo consiliare “La Basilicata possibile”, a tenere alta l’attenzione sull’attività dell’Amministrazione Comunale, provando sempre, anche dall’opposizione, a declinare il nostro ruolo non solo in termini di controllo ma anche di proposta. Per esempio, dopo la sentenza della Corte Suprema di Cassazione che attribuisce all’Amministrazione comunale la destinazione d’uso del Lotto n. 4 della Zona F2 (l’attuale spazio “vuoto” e inedificato del 2° Centro Direzionale in Piazza della Costituzione a Poggio Tre Galli), riteniamo sia necessario avviare un processo di coinvolgimento dei cittadini di rione Poggio Tre Galli per comprendere quali siano le loro aspettative sulla possibile destinazione di questo spazio ormai diventato “pubblico”.
La città – per noi – va ripensata con chi la vive. Gli interventi devono essere il risultato di processi partecipati, in modo che si possa giungere a decisioni condivise tra i differenti attori istituzionali e i cittadini portatori di bisogni, progetti, istanze e aspettative.
Si tratta di ri-aprire, a partire dal quartiere Poggio Tre Galli, sul quali insistono importanti iniziative (dalla riqualificazione dell’area della Villa Romana, alla trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà e alla riqualificazione delle aree verdi) una discussione che riporti al centro i temi dello sviluppo e della qualità della vita che pure – nel corso di questi anni – sono stati sollevati, discussi e approfonditi da cittadini, associazioni, comitati, esperti del mondo delle professioni e dell’Università.
In tal senso va riproposto e discusso un progetto complessivo per il quartiere che ponga al centro sia alcuni problemi da affrontare nell’immediato e sia questioni, invece, da porre alla base di una più complessa e articolata strategia di sviluppo integrato da costruire con gradualità, improntata a principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
In particolare, a nostro avviso, si tratta di:
costruire all’interno del quartiere un arcipelago di “spazi in comune” collegati tra loro in modo continuativo da infrastrutture verdi e sportive, da “orti urbani” e da luoghi finalizzati all’agricoltura sociale. In questa direzione, pur in presenza di alcuni limiti, si potrebbe fin da subito pensare all’utilizzo sia del Regolamento comunale sui beni comuni che di quello sul verde pubblico;
favorire la pedonalità dolce, in grado di mitigare e migliorare la mobilità veicolare eccessiva all’interno e intorno al quartiere, avviando in tempi brevi la sistemazione delle strade, dei marciapiedi e del sistema di smaltimento delle acque meteoriche;
promuovere processi di partecipazione e di cittadinanza attiva (da subito, per quanto riguarda la destinazione d’uso del già citato Lotto n. 4 della Zona F2) e scambi relazionali e generazionali tra gli abitanti e le associazioni in modo che la cura degli stessi spazi verdi e collettivi, così come la fruizione e la valorizzazione di un luogo archeologico e storico come la “Villa romana di Malvaccaro”, possa essere affidato anche all’attiva “responsabilità” dei cittadini, che già oggi – all’interno del quartiere – lavorano in questa direzione, valorizzando nel contempo il possibile apporto progettuale da parte di tutte quelle competenze in grado di co-progettare spazi di qualità. Su questo, dopo il partecipato incontro dell’estate scorsa, il gruppo consiliare di LBP sta lavorando all’ipotesi di un nuovo e innovativo Regolamento condiviso tra Amministrazione comunale e cittadini/associazioni del quartiere per la valorizzazione e gestione del luogo;
valorizzare l’energia, la spinta progettuale, la ricchezza di saperi e di competenze delle scuole presenti nel quartiere aprendo a un loro concreto impegno a favore del territorio – anche di suoi semplici “frammenti” – attraverso progetti mirati sull’esempio di altre Amministrazioni comunali che, a tal fine, hanno sfruttato i Piani dell’Arte promossi dal MIUR e/o dagli stessi PON;
potenziare – attraverso il “Piano sociale e socio-sanitario” del Comune (in via di definizione – speriamo – nel più breve tempo possibile) – alcune strutture presenti nel quartiere, rafforzandole come strutture di “prossimità” e sperimentando nuovi strumenti di integrazione dei servizi sanitari e sociali. In questo modo, si potrebbe puntare a sostenere, proteggere, prendersi cura delle persone più fragili e bisognose in un sistema di welfare dinamico e partecipato;
promuovere e attuare interventi materiali e immateriali di rigenerazione urbana con la dovuta gradualità e secondo criteri di priorità nell’attuazione degli interventi, da discutere e condividere tra cittadini e Amministrazione comunale, in riferimento anche alle risorse economico-finanziarie, pubbliche/private e ordinarie/straordinarie, effettivamente disponibili o concretamente acquisibili. Si tratta cioè di definire una strategia e condividere una visione futura più complessiva del quartiere in cui i singoli interventi siano pensati in forte coerenza con obiettivi comuni e condivisi tra i cittadini residenti;
inquadrare il futuro del quartiere in un nuovo sistema di relazioni fisiche e funzionali con il resto della città ed i quartieri limitrofi; si pensi ad esempio al rafforzamento delle relazioni con il quartiere CEP a Verderuolo o con l’ampia area del Vallone di Santa Lucia destinata a Parco Urbano fin dai primi anni settanta dello scorso secolo.
La proposta appena delineata si inserisce pienamente all’interno di un discorso sulla città che assume come punto di riferimento e di confronto sia le indicazioni provenienti dai diversi programmi comunitari sia da quelle “buone pratiche” di città italiane ed europee che, significativamente, hanno progettato interventi di rigenerazione urbana nel corso di questi anni.
Minor consumo di suolo pubblico, attivazione di processi di partecipazione, mobilità sostenibile, un piano di qualità per il verde, processi di rafforzamento periferico del welfare comunitario.
Il quartiere Poggio Tre Galli può diventare, da questo punto di vista e per le esperienze avviate nel corso di questi anni, un luogo per la sperimentazione di nuove modalità di partecipazione al governo della città che punti a promuovere una differente qualità e prospettiva di vita dei residenti stabili e temporanei nella nostra città.
Una sperimentazione che possa da subito riaprire anche una riflessione sulle forme di partecipazione democratica al governo della città e della cosa pubblica che riattivi e ridia senso, in forme nuove e più aggiornate, alla stessa esperienza passata dei Comitati di Quartiere, sviluppando una valutazione di merito su quanto non ha funzionato e sui limiti delle esperienze passate, finalizzata ad individuare, anche con riferimento ad esperienze di altre realtà comunali, le forme più aggiornate ed utili per favorire il coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali sul governo della città.