Le nuove restrizioni legate al Covid-19 potrebbero “spazzare” via il doppio delle microimprese che hanno cessato l’attività tra il 2008 e il 2019, come conseguenza della grande crisi, di cui un terzo sono imprese femminili, questo avrebbe gravi ricadute sulla crescita e acuirebbe il già forte divario in termini di pari opportunità uomo-donna. A lanciare l’allarme è Rosa Gentile (Confartigianato) presidente Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio Basilicata.
In pratica le piccole imprese (con meno di 10 addetti e sotto i 500.000 euro di fatturato) sono a rischio chiusura a causa dell’epidemia. Sarebbe un doloroso addio ai nostri piccoli imprenditori-imprenditrici vittime di una strage annunciata, con gravi ricadute sulla crescita. Secondo Gentile. i dati diffusi dal «2° Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana», realizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili attraverso la ricognizione delle valutazioni di un ampio campione di 4.600 commercialisti italiani, sensori diffusi sul territorio, affidabili e autorevoli dello stato dell’economia reale, sono allarmanti specie se calati nella realtà imprenditoriale lucana. Dall’analisi emerge che il 29% dei commercialisti rileva che più della metà delle microimprese clienti ha almeno dimezzato il proprio fatturato (il dato scende al 21,2% nel caso dei commercialisti che si occupano di imprese medio-grandi). Inoltre, il 32,5% dei commercialisti registra in più della metà della clientela una perdita di liquidità superiore al 50% nell’ultimo anno (il dato scende al 26,2% tra i commercialisti che seguono imprese di maggiori dimensioni). Nel primo trimestre del 2020, quindi ancora in fase pre-Covid, la Basilicata – sottolinea – aveva già perso 310 imprese – ditte artigiane, di cui 109 nel materano .Senza un piano straordinario orientato con risorse e strumenti specifici per salvare piccole e medie imprese, assisteremo a breve a una moria più disastrosa di botteghe e laboratori artigiani». «L’imprenditoria femminile rispetto a quella maschile ha avuto un ulteriore problema. Da un’ analisi fatta dal “Movimento donne impresa” di Confartigianato a livello nazionale ma poi rapportato ai territori e quindi a Matera, è venuto fuori che il problema della conciliazione dei tempi di lavoro fa sì che nelle famiglie dove ci sono bambini piccoli o anziani, la gestione di questo problema viene affidata per lo più alle donne, mamme, donne di casa anche se oggi va detto che sempre più spesso anche i papà amano seguire il percorso della vita dei figli. In definitiva il lavoro agile, la mancata frequentazione della scuola da parte dei bambini e la cura domestica degli anziani, tutto ciò ha rappresentato per le donne un ulteriore problema perché il carico di lavoro è diventato veramente pesante. In più per le imprenditrici la situazione è diventata ancora più grave perché oltre a pensare a mantenere in atto la propria attività lavorativa si sono dovute occupare delle loro dipendenti che molto spesso sono donne e quindi devono seguire a loro volta anche il lavoro della propria famiglia quindi si è verificata questa difficoltà che è stata veramente forte. E in proposito, il problema specifico di Matera è proprio quello che molto spesso le attività artigianali sono gestite da una sola persona a livello familiare per cui tutte le difficoltà si riversano sulla donna imprenditrice per cui le attività stesse vengono cessate per seguire la vita familiare».