“La probabilità di accadimento di un terremoto in Basilicata è molto alta e non bussa sempre alla porta accanto. Per essere chiari e andare diritti al problema possiamo dire che sarà fondamentale farsi trovare pronti al prossimo appuntamento, anche perché quell’appuntamento arriverà”.E’il grido dei Geologi di Basilicata, dopo 40 anni dal terremoto dell’80 la prevenzione non può più aspettare: “Facciamo Presto”
“ Ilsisma di 40 anni fa – dice il presidente dell’Ordine Dino Colangelo – può anche essere considerato l’inizio della paleo-sismologia in Italia essendo stato il primo terremoto italiano ad aver prodotto un’evidente fagliazione superficiale, con lo spostamento fino a un metro dei due blocchi di crosta. L’evoluzione degli studi permette oggi, attraverso le reti di monitoraggio (INGV) e analisi dei dati quasi in tempo reale di determinare con grande precisione l’origine del terremoto, epicentro,ipocentro, energia rilasciata (la magnitudo), gli scenari attesi, una sorveglianza sismica di eccellenza capace di dare risposte in pochi secondi dall’accadimento e permettere l’avvio di tutte le procedure previste nella catena di comando e controllo. Negli ultimi anni ai dati raccolti al suolo si è aggiunto l’importante contributo dei dati satellitari che permettono di osservare dallo spazio spostamenti del suolo con precisioni millimetriche.
Oggi – aggiunge Colangelo – non è possibile prevedere un terremoto definendo a priori tempo, magnitudo ed epicentro ma sicuramente quello che possiamo fare è mettere in campo tutte quelle attività che vedono nella prevenzione lo strumento principale per la mitigazione del rischio sismico. Uno scenario quello davanti ai nostri occhi che ha evidenziato, nel corso di questi anni, come solo attraverso una corretta politica di governo è possibile garantire una adeguata protezione della popolazione, assegnando, nelcontempo un giusto valore alla consapevolezza del rischio.
Il cittadino deve pretendere sicurezza, costruendo bene, nel sito più idoneo ed adottando comportamenti corretti in caso di emergenza. Dopo 40 anni non possiamo permetterci più il lusso di cadere dalle nuvole ad ogni evento sismico, abbiamo bisogno di un vero e proprio cambiamento culturale. Purtroppo, non possiamo ritenerci pienamente soddisfatti per il grado di resilienza raggiunto. Non è possibile leggere di comuni ubicati in zone ad alto rischio sismico sprovvisti di un piano di emergenza o di uno studio di microzonazione di primo livello.
Il sisma del 1980 ha dato i natali all’attuale sistema di protezione civile nazionale. Prima del 1980 non si parlava di piani di emergenza, di catena di comando e controllo, era tutto deciso più o meno al momento, a seconda della gravità del caso. Purtroppo guardando i dati aggiornati a giugno 2020 e pubblicati sul sito della Protezione Civile regionale e nazionale emergono dei numeri preoccupanti sui quali riflettere: solo l’88% dei comuni italiani è dotato di un piano di emergenza ma il dato più preoccupante è che, ad esempio, in Basilicata 41 comuni (il 31% dei comuni della regione) hanno un piano obsoleto o addirittura assente, anche in comuni ad elevato rischio sismico.
Non possiamo a distanza di 40 anni pensare al terremoto ancora come una novità su cui discutere del “si poteva fare e non si è fatto” o ancora “forse questo terremoto si poteva prevedere” o addirittura che non sia possibile fare prevenzione per “mancanza di fondi”.
E’ proprio in questa direzione si inserisce il ruolo sociale che un ordine professionale deve avere quale elemento di congiunzione tra i cittadini “i quali devono pretendere sicurezza” e la politica che ha la “responsabilità di governance del territorio”.
L’Università degli Studi della Basilicata, istituita nel 1982 a seguito del terremoto del 1980 e l’avvio delle attività di ricerca con il CNR nel 1991 rappresentano elementi di estrema lungimiranza politica, dettata dal fatto che l’Università e la ricerca potesse rappresentare per le genti lucane segno di rinascita, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un futuro migliore.
Diversi sono stati i tavoli che ci hanno visto come Ordine Professionale confrontarci, insieme alle altre professioni tecniche, con la parte politica, cercando un dialogo capace di mettere al centro delle attività la messa in sicurezza del territorio, dagli studi microzonazione ad una legge al passo con i tempi in merito ai depositi e/o autorizzazioni sismiche, passaggi fondamentali per ogni tipo di intervento o pianificazione territoriale.
Nel 1980 non esisteva un geologo attestato nella pianta organica dei comuni lucani e purtroppo oggi, dopo 40 anni la situazione è ancora la stessa.
Occorre intervenire con azioni concrete e decise. Lo Stato – conclude il Presidente dell’Ordine dei Geologi – deve fornire al cittadino, al professionista e agli Enti predisposti alla tutela del territorio strumenti legislativi e piani d’intervento finalizzati alla mitigazione del rischio sismicoquale ad esempio il sismabonus, una grande occasione per la definizione di un piano nazionale di prevenzione e valutazione sismica degli edifici.
Nov 22