Consigliere regionale Braia: “Unibas ignorata dalla Regione. Non basta solo dare le risorse economiche”. Di seguito la nota integrale.
Un ateneo nato immediatamente dopo il terremoto di cui celebriamo il ricordo e il quarantennale. Oggi come allora, in emergenza coronavirus, la Basilicata deve ripartire proprio da cultura, formazione, ricerca, innovazione e, soprattutto, dal capitale umano.
“Ritorni a essere protagonista nella definizione dei progetti di sviluppo della Basilicata. Sottoscrivo la dichiarazione del Rettore Mancini, cogliendo l’occasione per augurare buon lavoro, in II Commissione: “Non esiste la Basilicata senza Università e non esiste l’Università senza la Regione.” L’Unibas sembra essere, invece, fuori da tutte le discussioni che sono in campo, allo stato attuale, in regione relative allo sviluppo, all’utilizzo delle risorse che arriveranno dal recovery fund, alla ripartizione e uso dei fondi europei, dalle compensazioni ambientali e dalle royalties. Proprio quando la programmazione regionale latita e non c’è uno straccio di discussione sul futuro della nostra terra. C’è il polo universitario di Matera da lanciare definitivamente con la casa dello studente, c’è la residenza universitaria di Corso Cavour a Potenza da completare al più presto, chiamando a responsabilità e disponibilità il dipartimento Infrastrutture, ad oggi latitante come abbiamo potuto ascoltare.
Tutte le schede progetto inviate dalla Basilicata al Governo nazionale qualche giorno fa, relative al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) per un valore di 6 miliardi di euro, di cui non ci è dato sapere nulla, sono state compilate senza nessun indirizzo politico o discussione preventiva avvenuta in consiglio regionale. Settimane fa lo avevamo richiesto come gruppo Italia Viva, come opposizione stiamo ancora ancora attendendo di poter leggere una copia. Le schede sono state redatte senza alcun coinvolgimento e/o consulenza neanche dell’istituzione principale in tema di ricerca, innovazione, sviluppo che finanziamo e sosteniamo da sempre.
Amaramente questa questione è emersa dalla lunga, partecipata e proficua audizione che ho voluto effettuare in II Commissione giovedì scorso alla presenza del Prof. Marcello Mancini, nuovo Rettore dell’Università della Basilicata, per conoscere l’idea di sviluppo dell’ateneo che caratterizza il suo mandato appena cominciato e lo stato di attuazione del piano triennale 2019/2021 oltre che dei programmi cofinanziati anche dalla Regione. Dai Cluster della strategia S3 ai 23 Gruppi Operativi/progetti pilota nati con il Psr 2014/20 nel 2018, nel recente passato il sistema universitario tutto era stato, infatti, coinvolto e messo in relazione con il sistema delle Imprese lucane, a vari livelli e con una visione lungimirante che non può e non deve essere interrotta.”
Lo dichiara Luca Braia, presidente della II Commissione Programmazione e Bilancio a valle dell’audizione del Rettore, accompagnato dal direttore generale Giuseppe Romaniello e dal dirigente dell’area tecnica dell’Unibas, Pierluigi Labella.
“E’ inaccettabile apprendere che – prosegue il Consigliere Luca Braia – in merito alle due fondamentali fonti di risorse economiche su cui potremo contare come regione nel prossimo futuro, l’Università della Basilicata non abbia avuto alcuna voce in capitolo, non sia stata mai coinvolta neanche per un confronto o per recuperare proposte e progetti da condividere o valutare. Riteniamo che, invece, sia proprio l’Ateneo lucano a dover giocare un ruolo prioritario, tornando a sedere ai tavoli per apportare un grande e fondamentale contributo alla redazione del progetto di sviluppo della nostra regione.
La scommessa vincente di istituire l’ateneo lucano fu fatta 39 anni fa, trovando compimento nella legge n. 2019 del 14 maggio 1981. Una data che simbolicamente e materialmente segnò la rinascita di un popolo e di un territorio come quello lucano coinvolto nel terremoto dell’Irpinia del 1980. Si decise, allora, insieme che la nostra regione ferita e sconvolta doveva ripartire proprio dalla cultura e dalla formazione, dalla ricerca e dall’innovazione. Dal proprio generoso e resiliente capitale umano, in merito al quale Cosimo Damiano Fonseca, primo rettore dell’Università della Basilicata, nel suo saluto in occasione della visita, accolse Papa Giovanni Paolo II nel 1991 con queste parole: «Ecco perché noi celebriamo il nostro annuale dies academicus il 23 novembre di ogni anno, perché l’Università sia per le genti lucane segno di rinascita e di risurrezione, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un avvenire migliore.»
Nel corso della discussione, ho voluto ribadire con forza che il sistema universitario di Basilicata diventerà maggiormente attrattivo non solo se avrà strutture e laboratori adeguati, residenze e case dello studente accoglienti, tecnologie e corsi di studio con docenti di eccellenza ma, soprattutto, se sarà in grado di generare e formare capitale umano all’altezza delle sfide moderne. Potrà fare, finalmente, il tanto atteso salto di qualità se si mostrerà capace di inserire i nostri laureati direttamente nel mondo del lavoro e, quindi, nelle imprese che insistono sul territorio lucano e non solo, attraverso la realizzazione di intese e stabilendo partnership con i grandi player che investono in Basilicata ingenti risorse (Fiat, Barilla, Ferrero, Orogel e chiaramente Total, Shell Mitsui, Eni ecc.). Gli investimenti che si devono realizzare nel futuro prossimo in Basilicata auspichiamo siano in grado di valorizzare le nostre vocazioni territoriali, dall’agroalimentare alla smart agriculture, dal turismo culturale e creativo ai settori delle energie green, dell’aerospazio, della meccanica avanzata e della green economy più ampiamente intesa. In questi ed altri campi, i laureati e le laureate lucane devono poter trovare alla fine del percorso la consequenziale opportunità lavorativa per rimanere a lavorare nella loro terra.
La costituenda facoltà di Medicina, sfida condivisa e ambiziosa, il cui iter di accreditamento si è appena avviato, per affermarsi a livello nazionale necessiterà di investimenti aggiuntivi importanti e integrativi a quelli confermati dei 10 milioni di euro annuali. Deve poter contribuire alla crescita di un sistema sanitario che sia all’altezza delle situazioni e criticità, se non si vuole costruire una ulteriore illusione che, se non supportata, diventa un’occasione persa insieme ai tanti soldi pubblici che dovremo impiegare. E’ per tale motivazione che ho proposto l’immediato avvio della discussione e conseguente approvazione del prossimo piano dodicennale che andrebbe anticipato rispetto alla scadenza naturale fissata al 2024. Dobbiamo poter consentire al nuovo Rettore di lavorare agli obiettivi avendo un’orizzonte temporale adeguato e con risorse economiche incrementate, certe e disponibili su cui basare il progetto di futuro dell’ateneo.
Proprio ora che la pandemia da covid-19 sta mettendo in crisi tutto – conclude Braia – con le risorse economiche di cui la Basilicata potrebbe disporre, non bisogna lasciar scappare una grande occasione per progettare e programmare tutti insieme come istituzioni, rappresentanti della politica e dei territori, sindaci, mondo sindacale e delle imprese, “un nuovo inizio per la nostra Basilicata” che non può essere distinto da quello della sua Università. Il Rettore Mancini ci ha ringraziato per aver avuto l’opportunità e ha auspicato che questa disponibilità e volontà di coinvolgimento dimostrata dalla II Commissione da me presieduta possa essere un modello da replicare per il Governo Regionale, in futuro.”