Piano Paesaggistico Regionale, La Basilicata Possibile: “Davvero fa male al Vulture-Melfese?”. Di seguito la nota integrale.
Con Delibera della Giunta Regionale 754/2020 del 3 Novembre u.s. è stata approvata la relazione tecnica del Comitato Tecnico Paritetico Stato-Regione (composto da tecnici e rappresentanti nazionali e regionali del MIBACT e del MATTM e dei Dipartimenti Regionali competenti) che perimetra, per circa 700 km2, l’area di interesse relativa all’Ager Venosinus.
A chi si preoccupa del possibile impatto negativo sulle attività economiche del Vulture-Melfese va ricordato che il Piano Paesaggistico Regionale è strumento unico di tutela, governo e uso del territorio di cui ogni Regione deve obbligatoriamente dotarsi. Il ritardo imperdonabile accumulato per la sua adozione ha agevolato una serie infinita di operazioni speculative che hanno pesantemente deturpato il territorio di questa regione condizionandone, esse si, ulteriori e diverse opportunità di sviluppo.
Quel che non si dice è che l’unico impatto da subito prevedibile del PPR sarà sulla proliferazione incontrollata di impianti eolici che (i cittadini del Vulture-Melfese lo sanno bene), ha fatto della Basilicata la prima regione italiana per numero di impianti eolici installati (1409 a Novembre 2018, fonte Terna), 9 volte di più, in rapporto alla popolazione, della Puglia (che pure è la regione con la maggiore potenza installata), tre volte di più di tutte e 14 le regioni del centro-nord messe insieme, Abruzzo e Molise inclusi. Questo anche grazie a una normativa nazionale che, per gli impianti con taglie 20-200 kW (che in Basilicat sono la maggior parte con 1180 installazioni fino a novembre 2018), prevede un regime autorizzativo, del tipo silenzio-assenso, tutt’altro che farraginoso.
Non è certo una cattiva notizia, avere la conferma della ricchezza archeologica e paesaggistica del nostro territorio. Andrebbe piuttosto affrontato il tema di come tali risorse possano essere valorizzate al meglio in un disegno di sviluppo partecipato che ponga al centro la qualità dell’ambiente e del paesaggio, delle produzioni locali, del lavoro e dell’innovazione. Da questo punto di vista le condizioni di precarietà, in termini di risorse umane ed economiche, nelle quali le Soprintendenze sono da tempo costrette ad operare, rappresenta un limite da superare piuttosto che una colpa da attribuire.
Sarebbe, invece, più che mai il caso, che l’Assessore Rosa, cui diamo atto, inseme al sindaco di Venosa, di aver difeso l’importanza del PPR, desse seguito rapidamente agli impegni assunti sulla moratoria delle nuove autorizzazioni (almeno fino all’adozione del PPR) e sulla revoca della delibera (approvata in limine mortis dalla precedente Giunta Regionale pochi giorni prima del voto per le regionali) che ha consentito il raddoppio della potenza installabile in Basilicata rispetto ai 981 MW previsti dal PIEAR del 2010.
Sarebbe questo un segnale chiaro che salverebbe l’Assessore all’Ambiente dal rischio di finire nella palude che ha inghiottito i suoi predecessori.
Ci sarà tempo di sottoporre a verifica e eventualmente aggiornare il PPR, attraverso i procedimenti di concertazione istituzionale previsti dal DL 42/2004, nel frattempo occorrerà stabilire una volta per tutte che cosa si vuole fare di questa regione e del suo territorio, già interessato, peraltro, da attività e richieste di concessioni per estrazioni petrolifere, per quasi il 60% della sua intera superficie.