“La data del 23 novembre 1980 resta indelebile nel ricordo di tutti”. È quanto dichiarano i segretari dell’Ugl in Basilicata, Giuseppe Palumbo e Pino Giordano.
“1980 – 2020, quarant’anni di sacrifici, promesse di sviluppo con esito di un fallito sogno industriale: ad oggi, la situazione nell’industria lucana e la percentuale di occupati nel settore la dice lunga sulla scarsa capacità innovativa ed il mancato tentativo di far partire dopo anni il sistema industria. Erano le sette e mezza di sera, quel 23 novembre di 40 anni fa, quando la Basilicata e l’Irpinia tremarono forte. Fu grande spavento con paesi della Basilicata, Balvano su tutti, rasi al suolo, una vera e propria tragedia. Alla fine si contarono in tutto quasi 3 mila morti e 300 mila sfollati. L’intera regione ha pagato un prezzo altissimo in costo di perdite di vite umane, lavoratori scomparsi e figli orfani che hanno dovuto combattere con un sogno di promesse ed illusioni, nella speranza di uno sviluppo industriale che non si è mai avvertito. Un po’ tutte le aziende che attinsero a piene mani ai fondi statali per ricostruire la Basilicata sono sparite dalla circolazione. Per lo più se ne sono tornate da dove erano giunte, dall’Italia del nord ed anche dal nord-est. Naturalmente al dramma del terremoto, pur accompagnato da una grande solidarietà civica, ispirata dall’appello di Sandro Pertini, che per primo denunciò il ritardo nei soccorsi, seguì negli anni il dramma, anzi il melodramma, della disorganizzazione, per cui le attività di ricostruzione, le opere di ripristino e le misure straordinarie furono lente e macchinose e spesso deviate e soprattutto, come ‘normalmente’ accade quando arrivano contributi pubblici a pioggia, tanti furono i casi di speculazione edilizia sfociati in vari processi. In tutto questo, come sempre, per l’Ugl chi ci ha rimesso, sono stati i tanti cittadini che dopo aver assistito alla morte dei loro familiari ed alla distruzione delle loro case, hanno dovuto subire sulla loro pelle le conseguenze di questo sciacallaggio trovandosi improvvisamente a dover vivere per decenni prima in tende, poi in roulotte o vagoni ferroviari e infine in container. La loro ‘colpa’, che in fondo è anche la nostra, sta nel fatto di essere italiani, e come se non bastasse, di essere pure meridionali. E questo per l’Ugl è insopportabile. Oggi – concludono Giordano e Palumbo – c’è in qualcuno ancora la speranza che ci si ricordi dei tanti che aspettano una ricostruzione mai giunta, ma soprattutto il desiderio che le parole evidenziate dal compianto Presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, non debbano tornare a vivere sui giornali di altre zone del nostro Paese che ancora soffrono, lottano e vogliono giustizia”.
Nov 23