E’ morto Diego Armando Maradona. Il pipe de oro, il campione del mondo argentino che fatto sognare ad occhi aperti con le sue magie i tifosi del Napoli, si è spento nella sua casa di Tigre in Argentina. La notizia è stata diffusa dal Clarin che ha citato fonti mediche. Maradona Ha subito un arresto cardiocircolatorio nella sua casa, dove stava trascorrendo la convalescenza dopo l’intervento chirurgico alla testa di qualche settimana fa. Aveva compiuto 60 anni il 30 ottobre scorso. Il sindaco di Napoli ha proclamato il lutto cittadino e ha fatto accendere i riflettori dello stadio San Paolo. Numerosi i napoletani che sono scesi in strada, per ricordare il giocatore più amato e venerato nella storia del calcio partenopeo.
MORTE MARADONA, PITTELLA (PD): UN POETA DEL PALLONE, IL PIU’ GRANDE CALCIATORE DELLA STORIA
“In queste ore si consuma la vita terrena di un eroe tragico che gli ateniesi avrebbero immortalato nel loro teatro. Un uomo capace di farsi Dio, di piombare nell’abisso, di risalire, di ritoccare il fondo, di ritrovarsi e poi perdersi di nuovo. Un genio del ‘900 nato in una lampada argentina, cresciuto nel ventre di Napoli, morto ancora giovane ma consunto dagli abusi. Mi domando, possiamo davvero giudicare il mal di vivere di Baudelaire e il suo abuso di oppio o condannare Bukowski e il suo demone per l’alcool? Possiamo davvero ergerci a censori in cattedra della vita di Diego Armando Maradona? Non lo so, non lo credo. So solo che voglio ricordarlo così, come un poeta del pallone, come il più grande calciatore della storia e come uno dei più grandi atleti del novecento. E ricordarlo oggi personalmente, con le lacrime agli occhi, da spettatore incantato, da tifoso appassionato del Napoli, da ammiratore devoto. Come tutti i grandi della storia, muore al presente, vive nel passato ed eternamente nel futuro”. Lo dichiara in una nota il vice presidente del gruppo Pd al Senato, Gianni Pittella.
Biografia Diego Armando Maradona
L’argentino Diego Armando Maradona è nato a Lanús il 30 ottobre 1960 ed è morto a Tigre il 25 novembre 2020. E’ stato un allenatore di calcio, dirigente sportivo e calciatore argentino, di ruolo centrocampista. È stato il capitano della nazionale argentina vincitrice del campionato del mondo 1986.
Soprannominato El Pibe de Oro (“il ragazzo d’oro”), è considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto.
In una carriera da professionista più che ventennale ha militato nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, nel Siviglia e nel Newell’s Old Boys. Con la nazionale argentina ha partecipato a ben quattro Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994), vincendo da protagonista il torneo del 1986; i 91 incontri disputati e le 34 reti realizzate in nazionale costituirono due record, successivamente battuti.[9] Contro l’Inghilterra ai quarti di finale di Messico 1986 segnò una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver segnato un gol con la mano (noto come mano de Dios), altro episodio per cui è spesso ricordato.
Non è mai potuto entrare nelle graduatorie del Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei: per questo motivo nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera. Ha comunque ricevuto altri numerosi riconoscimenti individuali: condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo, e nel 1993 è stato insignito del titolo di miglior calciatore argentino di sempre, tributatogli dalla federazione calcistica dell’Argentina. Nel 2002 è stato inserito nella FIFA World Cup Dream Team,[12] selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali, ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti. Nel 2004 è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, stilata in occasione del centenario della federazione.[13] Nel 2012 viene premiato come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards e nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.
Tra le figure più controverse della storia del calcio per la sua personalità eccentrica dentro e fuori il campo, fu sospeso due volte dal calcio giocato per differenti motivi: una volta per uso di cocaina nel 1991 e un’altra volta per positività ai test antidoping, al mondiale degli Stati Uniti 1994 (per uso di efedrina, sostanza non legale spesso usata per perdere peso). CT dell’Argentina per un breve periodo alla fine degli anni duemila, dopo il suo ritiro ufficiale dal calcio nel 1997, Maradona ha subito un aumento eccessivo di peso (risolto con l’aiuto di un bypass gastrico) e le conseguenze della dipendenza dalla cocaina, dalla quale si è liberato dopo lunghi soggiorni in centri di disintossicazione.
Nato a Lanús da Diego e Dalma, è padre di cinque figli: Dalma Nerea (1987) e Gianinna Dinorah (1989), nate dal matrimonio con Claudia Villafañe – sposata nel 1984 e dalla quale ha poi divorziato nel 2004 –, Diego Sinagra (1986), nato dalla relazione con Cristiana Sinagra e non riconosciuto da Maradona fino al 2007, Jana (1996), dalla relazione con Valeria Sabalaín e Diego Fernando (2013), nato dalla relazione con Veronica Ojeda. Nel 2009 nasce Benjamin, figlio del calciatore Sergio Agüero e di Gianinna e primo nipote di Maradona.Anche suo figlio Diego jr. è calciatore, così come lo sono stati i suoi fratelli Hugo e Raúl (detto Lalo)[16] e come lo sono i suoi nipoti
Durante la sua vita ha stretto forti amicizie con diversi politici di spicco tra cui il peronista di sinistra ed ex presidente dell’Argentina Carlos Saúl Menem, il leader cubano Fidel Castro, il presidente venezuelano Hugo Chávez, e Cristina Fernández de Kirchner. Ha inoltre espresso ammirazione per Ernesto ‘Che’ Guevara e avversione per George W. Bush. Maradona è stato coinvolto in diversi problemi con la giustizia e controversie legali, in particolare con il fisco italiano che l’ha accusato di evasione per 39 milioni di euro: nell’ottobre 2013 Maradona ha firmato l’atto per il recupero del credito e nel maggio 2014, Equitalia decide la sospensione dei pignoramenti presso terzi delle somme di cui risulta creditore.
Il 5 luglio 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli.
Maradona nel 2010 alla Casa Rosada alle esequie di Néstor Kirchner, assieme alla vedova Cristina e al presidente boliviano Evo Morales.
Problemi di salute
Dai primi anni ottanta fino al 2004 Maradona fu dipendente dalla cocaina: egli ammise, nella sua autobiografia pubblicata nel 2000, di aver iniziato a farne uso dal 1982 quando giocava nel Barcellona.[38] Durante il suo soggiorno a Napoli il consumo divenne una vera e propria tossicodipendenza, che cominciava ad interferire con la sua capacità di giocare a calcio. Negli anni successivi al suo ritiro, a causa degli eccessi con alcol, cibo e cocaina la sua salute peggiorò progressivamente, costringendolo a diversi ricoveri ospedalieri,interventi chirurgici,[42] oltre a piani di riabilitazione e disintossicazione tra gli anni duemila e gli anni duemiladieci. A causa del vertiginoso aumento di peso subito all’inizio degli anni duemila, è costretto a due bypass gastrici, uno nel 2005 e uno nel 2015.
Circolarono alcune notizie riguardo alla sua morte che furono subito smentite, così come le voci precedenti che lo dichiaravano morto in un incidente automobilistico.
Sin dalla vittoria del Mondiale 1986, gli argentini usano il nome di Maradona per farsi riconoscere come suoi compatrioti in tutte le parti del mondo: in Argentina e a Napoli il campione argentino è indicato come simbolo ed eroe dello sport[52] (lo sportivo è infatti un mito “democratico”, in quanto pone le sue basi nella gente comune: è infatti rappresentante del popolo e dei suoi valori[52]). Maradona incarnò perfettamente questo spirito, date le sue umili origini e la sua originaria bassa condizione sociale: i molteplici guadagni non gli fecero perdere i modi di esprimere e il vocabolario proprio della frangia meno agiata della popolazione. A ciò si aggiunse il suo schierarsi contro i “poteri forti”: in particolar modo con i napoletani che lo videro come un rappresentante degli “oppressi” del Sud Italia che lottava contro lo “strapotere” delle squadre del Nord. Numerose furono anche le “battaglie” combattute contro i “poteri forti” come la FIFA (e il suo presidente Havelange), e la AFA presieduta da Grondona.
Fu anche per questo e non solo per le sue prodezze nei campi di calcio che Maradona venne in pratica idolatrato sia dagli argentini che dai napoletani.[55] A Rosario, in Argentina, i suoi tifosi fondarono nel 1998 la Iglesia Maradoniana (Chiesa di Maradona), dove il calendario si calcola contando gli anni dalla sua nascita: il suo quarantatreesimo compleanno, nel 2003, rappresentò l’inizio dell’anno 43 d.D. – después de Diego (dopo Diego). Se alla sua nascita la chiesa contava 200 membri, i fedeli raccolti anche tramite il sito ufficiale raggiunsero gli 80.000, tra cui alcuni giocatori famosi come Michael Owen, Ronaldinho e Juan Román Riquelme. Il 26 dicembre 2003 la sua prima squadra, l’Argentinos Juniors, inaugurando il nuovo stadio costruito nel quartiere di La Paternal a Buenos Aires, decise di dedicarglielo chiamandolo Estadio Diego Armando Maradona: il nome fu ufficializzato il 10 agosto 2004. Inoltre ha un monumento situato nel museo del Boca Juniors, all’interno della Bombonera, una statua nella cittadina di Bahía Blanca e numerose altre sculture in diverse parti del mondo.
L’altarino dedicato a Maradona, in via San Biagio dei Librai a Napoli.
A Napoli, in una via pubblica, gli fu dedicato addirittura un altarino con una foto nella quale indossa la maglia del Napoli e un suo capello in una teca, dove i tifosi si recavano prima delle partite a chiedere la “grazia calcistica”. L’11 maggio 1991 fu celebrato nella città partenopea un convegno in onore di Maradona, intitolato Te Diegum, al quale presero parte molti intellettuali tifosi della squadra azzurra. Il report di questa esperienza (oltre che della sua preparazione) è riportato in un libro omonimo, pubblicato nello stesso anno.
Il 15 agosto 2005 debuttò come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10, che fu molto seguito.
Oltre a ciò e alla sua autobiografia Yo soy el Diego, pubblicata nel 2000 e subito diventata un bestseller, Maradona è stato citato in numerosi libri, fumetti e film, oltre ad aver recitato in diversi camei in serie televisive. A lui furono dedicate diverse canzoni da artisti più o meno famosi, come Rodrigo Bueno, che interpretò La mano de Dios. Altri furono i Mano Negra con Santa Maradona, Charly García con Maradona blues, i Teflon Brothers con Maradona (kesä ’86), gli Attaque 77 con Francotirador, Manu Chao con La vida tombola, Pino Daniele con Tango della buena suerte e altri.
Caratteristiche tecniche
Maradona era un centrocampista offensivo dotato di grande carisma e personalità estroversa.Mancino, era rinomato per la visione di gioco, il controllo di palla, la precisione nei passaggi e l’eccezionale abilità nel dribbling;[secondo Johan Cruijff, la maestria di Maradona era tale da infondere l’impressione che la sfera gli restasse incollata al piede.
Pur non raggiungendo i 170 cm di altezza, aveva comunque una struttura fisica compatta e, grazie alle sue gambe forti e al baricentro basso, era in grado di resistere efficacemente alla pressione fisica avversaria durante la sua corsa col pallone tra i piedi. Dotato di grande fantasia[62][63] e intelligenza tattica, specialista della rabona, era inoltre un ottimo finalizzatore, nonché abilissimo esecutore di calci piazzati. Alle eccellenti doti tecniche univa un notevole spirito di sacrificio che, all’occorrenza, gli permetteva di contribuire con profitto alla fase difensiva della propria squadra.
Sapeva imprimere alla palla curvature estreme, riuscendo a segnare direttamente da calcio d’angolo[75] o dal dischetto di centrocampo appena dopo il fischio d’inizio.
Carriera
Giocatore
Club
Formazione calcistica e primi passi in Argentina
Maradona iniziò a giocare a calcio nella squadra del padre, l’Estrella Roja, di cui Diego era il talento più apprezzato. L’acerrima antagonista era la squadra del miglior amico di Maradona: Goyo Carrizo. Fu proprio questi a farlo partecipare ad una selezione nelle giovanili dell’Argentinos Juniors di Buenos Aires.Entrò così a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell’Argentinos, il 5 dicembre 1970 a 10 anni. Il suo primo allenatore fu Francisco Cornejo, che all’inizio non credette alla giovane età di Maradona (gli fu addirittura richiesto un documento, che però non aveva con sé al momento del provino). Con lui e Carrizo in rosa, la squadra giovanile raggiunse una striscia di 136 risultati utili consecutivi.
Maradona iniziò la sua carriera da professionista nell’Argentinos Juniors nel 1976, debuttando con la maglia numero 16 il 20 ottobre nella partita contro il Talleres, dieci giorni prima di compiere sedici anni, diventando il più giovane di sempre a esordire nella prima divisione argentina, record battuto da Sergio Agüero nel 2003. Poco prima di farlo esordire l’allora allenatore dell’Argentinos Juniors, Juan Carlos Montes, disse a Maradona: “Vai Diego, gioca come sai”.In tutta risposta, Diego fece subito un tunnel al primo avversario che gli si parò davanti, Juan Domingo Patricio Cabrera. L’Argentinos perse 1-0, tuttavia Maradona iniziò a giocare spezzoni di partite fino a diventare titolare. I primi gol nell’Argentinos arrivarono il 14 novembre dello stesso anno, con una doppietta al San Lorenzo. Nel 1978 divenne capocannoniere del campionato argentino con 22 reti di cui una dal dischetto di centrocampo dopo il fischio d’inizio.
Nel 1979 e nel 1980 vinse il Pallone d’Oro sudamericano, il premio che spetta al miglior giocatore del continente. Sempre nel 1980 mise già a segno uno dei più bei gol della sua carriera nella partita contro il Deportivo Pereira disputata il 19 febbraio. Lui stesso ha affermato che si tratta del più bel gol in assoluto da lui realizzato.
Boca Juniors
Un giovane Maradona esultante al Boca Juniors nel 1981
Trasferitosi al Boca Juniors, la squadra per la quale tifava il padre, nella trattativa, oltre a un conguaglio pari a 2 milioni di dollari, hanno fatto il percorso inverso Salinas, Santos, Bordón, Zanabria e Randazzo. Per il passaggio alla nuova squadra fu organizzata un’amichevole con l’Argentinos, il 20 febbraio 1981. Maradona giocò il primo tempo con i vecchi compagni e la ripresa con il Boca Juniors. L’amichevole finì 3-2 per l’Argentinos, con un gol di Maradona. Due giorni dopo il debutto ufficiale alla Bombonera, il Boca vinse contro il Talleres per 4-1, con doppietta di Maradona. Un infortunio lo fermò per quattro giornate, e al suo rientro segnò 28 gol in 40 partite e guidando il Boca Juniors alla vittoria del Campionato Metropolitano di Apertura 1981.
L’anno successivo, a causa di problemi economici, il Boca Juniors dovette privarsi di Maradona, non essendo in grado di pagare il suo trasferimento definitivo (Maradona era arrivato in prestito). Si fece quindi avanti il Barcellona, con l’offerta di un milione e duecentomila peseta spagnole (pari a circa dodici miliardi di lire). L’ufficializzazione poté arrivare solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna e per i quali Maradona – al contrario di quattro anni prima – venne convocato.
In un’intervista del 2013 ha raccontato: “Prima che io andassi al Barcellona la Juventus mi ha contattato attraverso Omar Sivori, ma io in quel momento ero troppo piccolo e non avevo voglia di andarmene dall’Argentina, e poi l’avvocato Agnelli aveva un grosso problema con la Fiat, e portare un giocatore come me, con quello che costavo, poteva far restare male tutti gli operai della Fiat e non ne abbiamo parlato più. Sono rimasto in Argentina”.
Barcellona
Il 5 giugno 1982 diventò un giocatore del Barça dell’allora presidente Josep Lluís Núñez; rimediò diversi infortuni sino a che un’epatite virale lo allontanò dai campi per oltre tre mesi. In Coppa delle Coppe i catalani furono eliminati ai quarti di finale dall’Austria Vienna, e Maradona poté giocare solo la partita di ritorno allo stadio Camp Nou di Barcellona a causa dell’epatite che ancora lo debilitava. A fine annata il Barça ottenne il quarto posto nel campionato spagnolo, vincendo la Coppa del Re, sconfiggendo il 4 giugno 1983 in finale il Real Madrid, e la Copa de la Liga nella doppia finale sempre contro il Real Madrid (2-2 all’andata il 26 giugno 1983 e 2-1 al ritorno il 29 giugno 1983), con un gol di Maradona in entrambe le partite.
Maglia autografata di Maradona al museo del Barcellona
La stagione 1983-1984, con César Luis Menotti sulla panchina del Barça, cominciò meglio: a settembre, alla prima partita di Coppa delle Coppe contro la squadra tedesca del Magdeburgo, Maradona segnò una tripletta e la partita terminò 5-1. Alla quarta giornata di campionato, durante l’incontro fra Barcellona e Athletic Bilbao, mentre la partita era sul 4-0 a favore del Barça, Maradona subì un infortunio per un fallo del difensore dell’Athletic Andoni Goikoetxea Olaskoaga. Durante il suo infortunio il Barça vinse la Supercoppa spagnola nella doppia finale con l’Athletic Bilbao (1-3 all’andata il 26 ottobre 1983 e 0-1 al ritorno il 30 novembre 1983).
Rientrato all’inizio del 1984, grazie alle cure del suo medico di fiducia Ruben Dario Oliva, Maradona condusse il Barcellona a sei risultati utili consecutivi, fino a quando una sconfitta di 2-1 contro il Real Madrid fermò i blaugrana. Intanto a marzo riprese la Coppa delle Coppe: il Barcellona contro il Manchester Utd vinse 2-0 la gara d’andata, ma il 3-0 del ritorno per gli inglesi lo condannò all’eliminazione.
La stagione 1983-1984 vide di nuovo il Barça lontano dal primo posto nella Liga. Maradona giocò 16 partite in cui segnò 11 gol. A maggio si tenne la finale di Coppa del Re fra Barça e Athletic Club, gara che segnava l’occasione per Maradona per rincontrare Goikoetxea. Alla fine della partita, vinta dal Bilbao per 1-0, Maradona si avventò contro il giocatore basco, innescando una rissa tra le due squadre. In seguito si scusò personalmente in un incontro ufficiale con il re di Spagna Juan Carlos.
Ripresosi completamente dall’infortunio, al termine di una complessa trattativa,[94] Maradona fu ingaggiato dalla società italiana del Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire. Il contratto fu firmato senza che il Napoli avesse la liquidità per regolarizzare l’acquisto; il denaro venne versato solo in un secondo momento.
Vittorie con il Napoli
Maradona fa il suo ingresso in un San Paolo gremito per la presentazione come nuovo acquisto del Napoli, 5 luglio 1984.
Il 5 luglio 1984 Maradona venne presentato ufficialmente allo stadio San Paolo e fu accolto da circa ottantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Nella prima stagione il Napoli raggiunse una posizione di centro classifica, mentre l’anno successivo ottenne il terzo posto.
Sotto la guida dell’allenatore Ottavio Bianchi, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987, stagione in cui batté dopo trentadue anni la Juventus al Comunale di Torino. Il 10 maggio 1987 il club partenopeo pareggiò per 1-1 la partita casalinga con la Fiorentina, aggiudicandosi aritmeticamente il suo primo scudetto. Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le 13 gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. L’accoppiata scudetto/coppa fu un’impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino e alla Juventus.
Nella stagione 1987-1988 il Napoli di Ottavio Bianchi partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni, da cui fu eliminato dopo un doppio confronto con il Real Madrid. In campionato il Napoli, fino alla ventesima giornata, mantenne cinque punti di vantaggio sulla seconda, quindi si fece superare dal Milan, perdendo quattro delle ultime cinque partite. Maradona fu capocannoniere del torneo con 15 reti all’attivo. Nel 1994 un pentito camorrista sostenne che Maradona e compagni avessero venduto lo scudetto su pressioni del Clan Giuliano di Forcella che, in caso di vittoria dello scudetto da parte dei partenopei, avrebbe perso decine di miliardi nelle scommesse clandestine,[96] accuse che successivamente si riveleranno infondate.
Maradona e lo juventino Michel Platini nel campionato 1986-1987
Nel 1989 il Napoli sfiorò la tripletta, concludendo il campionato ancora al secondo posto, dietro l’Inter dei record, arrivando in finale di Coppa Italia e vincendo la Coppa UEFA (terzo titolo internazionale) dopo aver battuto nella doppia finale lo Stoccarda (2-1 all’andata e 3-3 al ritorno). Durante l’estate del 1989, Maradona fu quasi sul punto di trasferirsi all’Olympique Marsiglia: aveva già firmato il contratto, ma poi il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, bloccò la trattativa.
Nella stagione 1989-1990 a Bianchi subentrò Albertino Bigon. Maradona non giocò le prime partite della stagione e venne sostituito da Gianfranco Zola, rientrando presto in squadra. Il campionato fu riconquistato dal Napoli con Maradona pronto a presentarsi al mondiale di Italia 1990 fregiandosi del titolo di campione d’Italia.
Ultima stagione italiana
La stagione 1990-1991 cominciò con la vittoria nella Supercoppa italiana del 1990 ottenuta battendo la Juventus per 5-1. Nelle prime tre partite di campionato, invece, la squadra ottiene un punto. In Coppa dei Campioni, dopo la doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpest, al secondo turno il Napoli incontrò lo Spartak Mosca; l’andata al San Paolo finì in parità, 0-0, e in occasione della partita di ritorno in Russia Maradona non partì con la squadra, bensì noleggiò un aereo privato ed arrivò a Mosca solo la sera successiva; il caso fu ampiamente affrontato dalla stampa italiana, che tra l’altro riportò alcune dichiarazioni di Luciano Moggi (allora dirigente del Napoli) e Albertino Bigon. Maradona entrò in campo solo nel secondo tempo, l’incontro finì 0-0 anche dopo i supplementari e i russi vinsero la partita ai rigori (nonostante Maradona avesse siglato il suo).
Maradona, capitano del Napoli, solleva la Supercoppa italiana 1990
L’esperienza italiana di Maradona finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari (1-0) che diede il responso di positività alla cocaina. Il Napoli chiuse la stagione 1990-1991 al settimo posto.
Nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero 10 appartenuto a Maradona. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e per il regolamento della numerazione delle maglie di quest’ultima, il Napoli fu comunque costretto a ristampare la maglia con quel numero, fino al nuovo ritiro nel 2006, grazie alla promozione in Serie B.
Cessione al Siviglia e ritorno in patria
Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese nel Siviglia. Dei 7,5 milioni di dollari dovuti al Napoli dalla squadra spagnola, la società italiana ne ricevette solo quattro: la FIFA, infatti, autorizzò il Siviglia a non completare il pagamento.
Al Siviglia Maradona incontrò nuovamente Carlos Bilardo, l’allenatore dell’Argentina ai mondiali del 1986 e del 1990. Maradona debuttò il 28 settembre 1992 contro il Bayern Monaco e il 4 ottobre giocò la sua prima partita nella Liga, in cui il Siviglia fu sconfitto dall’Athletic Bilbao per 2-1. Tornato anche nella nazionale argentina come capitano, vinse, nel 1993, il Trofeo Artemio Franchi, ovvero la coppa intercontinentale per nazioni (disputata, nella storia, per due volte; l’altra coppa fu vinta nel 1985 dalla Francia), superando la Danimarca vincitrice del campionato d’Europa 1992.
Il Siviglia fallì la qualificazione per la Coppa UEFA; in 25 partite Maradona segnò 5 gol e fu autore di 12 assist. Dopo solo una stagione, la sua esperienza sivigliana giunse al capolinea.
Maradona tornò a giocare in Argentina nel Newell’s Old Boys. Il 31 ottobre 1993, un giorno dopo il suo compleanno, ritornò a giocare con la nazionale, a Sydney contro l’Australia per l’andata dello spareggio interzona di qualificazione al mondiale di Stati Uniti 1994. La partita finì 1-1 e la rete argentina di Abel Balbo fu propiziata da un cross di Maradona. Nella gara di ritorno del 17 novembre, al Monumental di Buenos Aires, l’Argentina vinse per 1-0, qualificandosi al mondiale statunitense.
Dopo 5 partite disputate, a seguito della partita contro l’Huracán, il 12 febbraio 1994, Maradona sciolse il contratto con il Newell’s, recependo un milione e mezzo di dollari, la metà di quanto previsto dal contratto. In seguito si ritirò per alcuni mesi dalle competizioni in attesa del mondiale di USA ’94, tornando a giocare in nazionale il 20 aprile 1994.
Parentesi da allenatore e ritiro
A seguito della squalifica per doping rimediata durante il mondiale statunitense per positività all’efedrina, Maradona provò a lavorare come allenatore in due brevi periodi, guidando il Dep. Mandiyú di Corrientes (dal 3 ottobre al 30 dicembre 1994) e il Racing Club (dal 6 gennaio al 26 marzo 1995), senza successo. Nel primo caso le dimissioni furono dovute ad uno scontro con la dirigenza della squadra;al momento delle dimissioni il Deportivo Mandiyú non era ancora in zona retrocessione, poi concretizzatasi alla fine della stagione 1994-1995. Nel secondo caso Maradona lasciò la conduzione tecnica quando l’allora presidente del Racing perse le elezioni per rimanere a capo della società.
Nel 1995 gli venne assegnato il Pallone d’oro alla carriera.[79] In attività non poté concorrere all’assegnazione del premio perché i calciatori non europei erano allora esclusi dalla competizione.
Il 7 ottobre dello stesso anno tornò a giocare con la maglia del Boca Juniors nella partita contro il Colón (SF) (1-0). Rimase nel Boca Juniors per due anni prima di ritirarsi dal calcio al termine del superclásico contro il River Plate[79] disputato il 25 ottobre 1997.[79]
Nazionale
Esordio e Mondiale 1982
Maradona con la maglia dell’Under-20 nel 1979, contro l’Unione Sovietica, nella vittoriosa finale del mondiale di categoria
Pochi mesi dopo il debutto in campionato per Maradona arrivò anche il debutto internazionale: il 27 febbraio 1977 l’allora allenatore della Nazionale maggiore César Luis Menotti lo convocò per un’amichevole contro l’Ungheria allo stadio La Bombonera di Buenos Aires.[Successivamente esordì anche con la Nazionale giovanile il 3 aprile dello stesso anno.
Diventato capocannoniere del campionato argentino, non venne inserito nella rosa della Selección (che divenne campione del mondo per la prima volta nella sua storia), in quanto il CT Menotti gli preferì René Houseman.
Subito dopo la vittoria mondiale, Maradona divenne titolare della Nazionale; nell’amichevole fra Argentina e Resto del Mondo allo stadio Monumental di Buenos Aires, il 25 giugno 1979, finita 2-1 per gli avversari, fu suo l’unico gol degli argentini. Contemporaneamente continuò a giocare con la Nazionale Juniores, vincendo nello stesso anno i Mondiali di calcio giovanili in Giappone (finale vinta contro l’URSS 3-1, segnando un gol), durante il torneo segnò 6 reti diventando il secondo miglior marcatore del torneo dietro il compagno di squadra Ramón Díaz.
Maradona venne convocato per i Mondiali del 1982, disputati in Spagna. Complessivamente collezionò 5 presenze e fece 2 gol, venendo anche espulso contro il Brasile all’85’ minuto per un fallo di reazione su João Batista da Silva.
Messico 1986: Argentina campione
Maradona con la Coppa del Mondo vinta dall’Argentina a Mexico ’86.
Nel 1986 Maradona vinse i Mondiali in Messico: segnò 5 gol e realizzò 5 assist nelle 7 partite giocate nel torneo (tutte vinte, tranne l’1-1 contro l’Italia nella prima fase a gironi). In particolare, nel corso del secondo tempo dei quarti di finale contro l’Inghilterra, realizza due gol passati alla storia del calcio rispettivamente come «la mano de Dios» e «il gol del secolo»[6] apre le marcature segnando un gol di mano nel tentativo di anticipare il portiere avversario Peter Shilton in uscita–– la terna arbitrale guidata da Ali Bennaceur non si accorge dell’infrazione e convalida erroneamente la rete (poi rivendicata da Maradona come atto di giustizia a seguito della sconfitta patita dagli argentini contro i britannici nella guerra delle Falkland del 1982) –– e firma il 2-0 dopo aver dribblato tutti gli avversari che hanno provato ad ostacolarlo nella sua corsa dalla linea di centrocampo alla porta difesa da Shilton. Il secondo è stato inoltre votato come il più grande gol nella storia della Coppa del Mondo, in un sondaggio indetto dalla FIFA nel 2002.
L’Argentina affronta il Belgio in semifinale e Maradona sigla una doppietta nel 2-0 che vale la finale contro la Germania Ovest: nell’ultimo atto, i tedeschi non gli lasciano libertà di manovra, tuttavia la mezzala riesce a inventarsi l’assist per il 3-2 finale realizzato da Jorge Burruchaga. Per l’Argentina si tratta del secondo Mondiale, l’unico vinto da Maradona.
Italia 1990
Negli ottavi di finale contro il Brasile, Maradona fu autore dell’assist a Claudio Caniggia per il gol vincente. Nei quarti di finale l’Argentina affrontò la Jugoslavia; dopo che i tempi regolamentari e supplementari si erano chiusi a reti inviolate, gli argentini superarono gli jugoslavi 3-2 ai calci di rigore nonostante l’errore dello stesso Maradona (e del compagno di squadra Troglio).[ Si giunse così alla partita successiva contro l’Italia, padrona di casa, allo Stadio San Paolo del suo Napoli, dove il pubblico si divise a metà tra il sostegno alla Selección e agli Azzurri guidati da Azeglio Vicini. La gara si risolse anch’essa ai rigori dopo un 1-1 all’overtime; questa volta Maradona segnò il suo tiro dal dischetto, e l’Argentina si qualificò per la finale.
Nella gara decisiva, a Roma, l’Albiceleste perse contro la Germania Ovest per 1-0 con un calcio di rigore trasformato da Andreas Brehme all’85’, a seguito di un fallo di Néstor Sensini su Rudi Völler. In quest’occasione, Maradona si rese protagonista di un discusso episodio extracalcistico: prima della partita, il pubblico dell’Olimpico fischiò l’intera esecuzione dell’inno nazionale argentino e il giocatore, ripreso dalle telecamere, rispose con l’esclamazione «hijos de puta» (in lingua italiana figli di puttana), rivolta agli spalti.
USA 1994 e squalifica per doping
In attesa dei Mondiali per alcuni mesi Maradona si ritirò dalle competizioni di club e tornò a giocare il 20 aprile, in un’amichevole tra Argentina e Marocco che terminò 3-1 per l’Argentina, con una rete di Maradona su rigore (dopo 1.255 minuti di gioco di “digiuno”). Maradona non avrebbe potuto partecipare alla prevista tournée pre-mondiale in Giappone in quanto gli fu negato il visto di ingresso a causa dei precedenti con la droga.[112] La Nazionale argentina decise di non recarsi in Giappone senza Maradona, cambiò quindi il programma di incontri sfidando Israele (3-0), Ecuador (1-0) e Croazia (0-0).
Ai Mondiali, iniziati a metà giugno, l’Argentina vinse 4-0 la prima partita a Boston contro la Grecia, in cui Maradona realizzò il terzo gol. Gli argentini vinsero (2-1) anche la seconda partita contro la Nigeria. Ancora una volta l’esito positivo di un controllo antidoping fermò la carriera di Maradona, che fu trovato positivo all’efedrina, sostanza stimolante proibita. La FIFA lo espulse dal campionato[113] e l’Argentina fu eliminata agli ottavi contro la Romania di Gheorghe Hagi.
Maradona si è sempre difeso affermando che la positività al test era dovuta all’ingestione di una bevanda energetica, la Ripped Fuel, datagli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permessa dalla FIFA, a differenza della Ripped Fuel, versione statunitense che, all’insaputa dell’allenatore, disse conteneva efedrina.
Allenatore
Nazionale argentina
Maradona nel 2009 sulla panchina della Selecciòn
Dopo alcune brevi esperienze a metà anni novanta, il 28 ottobre 2008 viene nominato nuovo CT dell’Argentina, subentrando ad Alfio Basile. Dopo il vittorioso esordio, 1-0 alla Scozia, sotto la sua gestione l’Albiceleste subisce la sconfitta più pesante nella storia delle qualificazioni mondiali, un 6-1 contro la Bolivia penultima in classifica: ciononostante, la selezione si qualifica per il Mondiale sudafricano all’ultimo turno, battendo l’Uruguay in trasferta per 1-0.[115] Seguono due mesi di squalifica inflitti dalla FIFA al CT, reo di aver insultato i giornalisti che avevano messo in dubbio le sue capacità da tecnico.[116] In Sudafrica, dopo un inizio convincente grazie a quattro vittorie consecutive, Maradona esce dalla rassegna ai quarti di finale per mano della Germania (4-0) ed è esonerato da CT.
Emirati Arabi Uniti e Dorados
Il 14 maggio 2011, dopo 10 mesi di inattività, Maradona viene ingaggiato dall’Al-Wasl di Dubai, firmando un contratto biennale da $ 4,5 milioni a stagione più un jet privato a disposizione come benefit. Il 15 settembre seguente perde la sua prima partita di Emirates Cup per 4-3 contro l’Al-Jazira.
Maradona nel 2012
Debutta in campionato il 16 ottobre con la vittoria contro lo Sharjah per 3-0. Dalla Coppa del Presidente degli Emirati Arabi Uniti viene eliminato nei quarti di finale dopo la sconfitta per 3-2 contro l’Al-Wahda del 10 gennaio 2012. Debutta poi anche nella Coppa dei Campioni del Golfo il 6 marzo vincendo contro l’Al-Nahda dell’Oman per 0-2. L’11 marzo esce dall’Emirates Cup eliminato in semifinale dall’Al-Ahli di Fabio Cannavaro con il risultato di 1-0. Vincendo tutte e quattro le partite del girone della Coppa dei Campioni del Golfo si qualifica ai quarti di finale dove il 15 maggio elimina i connazionali dell’Al-Wahda per 5-3 ai calci di rigore dopo che i tempi regolamentari erano terminati con il risultato di 1-1. Il 26 maggio all’ultima giornata di campionato perde per 2-6 in casa contro l’Al-Alhi terminando il campionato all’ottavo posto con 26 punti. Conquista poi la finale della Coppa dei Campioni del Golfo il 30 maggio dopo aver superato i qatariani dell’Al-Khor in semifinale. Il 5 giugno vince la gara d’andata della finale per 1-3 contro l’Al-Muharraq del Bahrain. Il 10 giugno perde però la gara di ritorno ai rigori per 4-5 dopo che i tempi regolamentari erano terminati con il punteggio di 1-3 per gli ospiti.
Il 10 luglio seguente dopo alcuni attriti con la dirigenza e con alcuni giocatori, viene sollevato dall’incarico.
Il 7 maggio 2017 viene nominato allenatore dell’Al-Fujairah, tornando così in panchina dopo cinque anni. La squadra gioca nella seconda divisione degli Emirati Arabi, firma un contratto annuale. Il 27 aprile 2018 si dimette dopo aver fallito la promozione in prima divisione: la sua squadra è stata l’unica a non aver perso neppure una partita in stagione.[
Il 7 settembre 2018 viene annunciato come nuovo tecnico dei Dorados.[123] Perde due volte il campionato di seconda divisione messicana, entrambe le volte nella doppia finale contro l’Atlético San Luis, rassegnando le dimissioni il 14 giugno 2019 per motivi di salute.[124]
Dopo il ritiro dall’attività agonistica
Nel 2000 Maradona pubblicò la sua autobiografia, intitolata Yo Soy El Diego (Io sono il Diego), che in Argentina divenne subito un bestseller.
Maradona dopo una dieta rigorosa che gli fece perdere peso
In seguito il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia con il numero 10 appartenuto a Maradona, ritirandone la maglia. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e visto il regolamento della numerazione delle maglie di quest’ultima, il club sarà costretto a ristampare la maglia con il 10, fino al nuovo ritiro nel 2006 grazie alla promozione in Serie B.
Nel 2001 anche l’AFA chiese alla FIFA l’autorizzazione a ritirare la maglia numero 10 della Nazionale argentina in onore di Maradona, ma la FIFA dichiarò respinta la richiesta nel 2002 poiché in vista dei Mondiali 2002 la lista dei giocatori doveva essere numerata dall’1 al 23.[126] La Federazione argentina annunciò che l’avrebbe assegnato al terzo portiere, Roberto Bonano, ma ai Mondiali la maglia fu vestita da Ariel Ortega e a Bonano andò il numero 23.
L’11 dicembre dello stesso anno, all’Auditorium del Foro Italico di Roma al FIFA World Player 2000 condotto da Massimo Giletti, viene premiato con il FIFA Internet Century Awards come Calciatore del Secolo secondo un sondaggio popolare (53,6%) mentre Pelé, presente anch’esso in sala, ottiene lo stesso premio da una giuria della FIFA.
Il 10 novembre 2001 diede ufficialmente l’addio al calcio giocato nell’amichevole fra l’Argentina e una selezione di Stelle Mondiali, conclusasi sul 6-3 con doppietta di Maradona su rigore.[126] Il 26 dicembre 2003, l’Argentinos Juniors rinominò il suo stadio Stadio Diego Armando Maradona, in onore al campione argentino.
Il 27 aprile 2005 fu nominato direttore sportivo del Boca Juniors, il primo agosto successivo divenne vicepresidente onorario del club.[79] Tra le sue prime decisioni assunse Alfio Basile come nuovo allenatore. In quell’anno il Boca vinse il campionato di Apertura, la Copa Sudamericana e la Recopa Sudamericana e nel 2006 vinse invece il campionato di Clausura e nuovamente la Recopa Sudamericana. Il 26 agosto 2006 Maradona abbandonò la carica per disaccordi con l’AFA, che scelse proprio Basile come nuovo allenatore della Nazionale argentina. Il Boca Juniors ha voluto inoltre onorare Maradona con una statua posta all’interno dello stadio Bombonera.
Il 15 agosto 2005 esordì come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10 che fu molto seguito. In una puntata ospitò e intervistò Pelé, uno dei calciatori che gli contende la palma di miglior giocatore di ogni tempo. Altri ospiti furono Zidane, Ronaldo, Hernán Crespo, Fidel Castro, Mike Tyson, Raffaella Carrà e Robbie Williams. Inoltre, durante una puntata incentrata sul tema dei talenti calcistici più promettenti dell’Argentina, tra i vari Messi e Agüero, spuntava anche Ezequiel Lavezzi, che in quel periodo giocava nel San Lorenzo.
Diego Maradona durante il Soccer Aid del 27 maggio 2006
Nel maggio 2006 ha accettato di partecipare al Soccer Aid, un programma di sostegno all’UNICEF. Nello specifico, Maradona giocò nel Resto del Mondo contro l’Inghilterra il 27 maggio: segnò su calcio di rigore per la rappresentativa mondiale e la partita finì 2-1 per l’Inghilterra.
Nel corso degli anni ha partecipato a diverse trasmissione televisive.[79] In seguito sponsorizzò e partecipò in prima persona, in Sudamerica, a incontri amichevoli di showbol tra ex stelle del calcio, che riscossero un buon successo.
L’11 maggio 2011 ha partecipato alla partita d’inaugurazione del nuovo stadio della squadra cecena Terek Groznyj di proprietà del dittatore Ramzan Kadyrov. La squadra di Maradona era composta da elementi come Jean-Pierre Papin, Alessandro Costacurta, Christian Vieri, Iván Zamorano, Fabien Barthez, Franco Baresi, Luís Figo, Roberto Ayala, Alain Boghossian, Manuel Amoros, Robbie Fowler, Nelson Dida e Enzo Francescoli. La partita è stata vinta per 5-2 dalla formazione del Caucaso del Nord con anche tre gol del presidente Kadyrov tra cui uno segnato dopo aver dribblato Maradona che si è poi riscattato segnando su punizione. Nel dicembre 2012 a Dubai viene premiato come miglior calciatore del secolo ai Globe Soccer Awards.
In seguito a Dubai ha sfidato amichevolmente il connazionale Juan Martín del Potro, 7º tennista al mondo. Nello stesso periodo sempre nella città degli emirati ha disputato un match di un torneo di esibizione di calcio a 7 trascinando nella prima partita la sua squadra, il Dubai Sports Council, alla vittoria per 3-2 contro il Dubai Courts con 2 gol, uno su punizione e l’altro su rigore.
Il 17 ottobre a Milano ha presentato una collana di DVD a lui dedicata e curata dell’amico Gianni Minà per La Gazzetta dello Sport.
Il 1º settembre 2014 partecipa alla Partita per la Pace organizzata da Papa Francesco e Javier Zanetti allo Stadio Olimpico di Roma: gioca per tutti i 90 minuti servendo anche un assist al compagno di squadra Roberto Baggio. A dicembre, all’età di 54 anni, torna in campo in occasione del Dubai National Day Match, una maratona calcistica da 36 ore no-stop.
Il 22 giugno 2015, Maradona, tramite lo storico telecronista celebre per aver commentato in diretta il gol del secolo, Víctor Hugo Morales, annuncia di volersi candidare alla presidenza della FIFA al posto di Joseph Blatter.
Il 15 maggio 2018 viene nominato presidente onorario della squadra bielorussa Dinamo Brėst.
Statistiche
Tra club, nazionale maggiore e nazionale Under-20 (escluse le partite non ufficiali), Maradona ha giocato globalmente 694 partite segnando 354 reti, alla media di 0,51 gol a partita.
Ciao Diego, il fantasista dei poveri, sei e sarai sempre un Campione nel cuore di Napoli e di tutti noi Materani che ti apprrezziamo!!!