Le ore di cassa integrazione con causale Covid-19 in Basilicata da aprile ad ottobre sono state circa 25 milioni 229 mila, di cui 16 milioni 655 mila di cig ordinaria, 4 mi-lioni 900 mila per Fondi Solidarietà presso Inps e 3 milioni 600 mila per cig in deroga. A riferirlo è un report dell’Ufficio Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil. I lavora-tori lucani interessati complessivamente sono stati 21.201 di cui 13.996 per la cig ordinaria, 4.153 per i Fondi di solidarietà e 3.051 per la cig in deroga.
Ad un mese dalla fine di un anno molto critico, sia sul versante sanitario che occupazionale, possiamo sostenere – sottolinea la Uil – che il connubio cassa integrazione con causale Covid-19 e blocco dei licenziamenti, è riuscito fino ad ora a garantire la conservazione del posto di lavoro di un’ampia platea di lavoratrici e lavoratori. Nel lasso di tempo aprile-ottobre 2020, preso in considerazione in questo elaborato, so-no state complessivamente autorizzate a livello nazionale oltre 3,4 miliardi di ore di cassa integrazione “Covid-19”, pari a circa 2,9 milioni di lavoratrici e lavoratori a tempo pieno ed indeterminato posti in cassa integrazione a zero ore. Ciò significa, nella realtà, che la platea dei reali beneficiari dello strumento potrebbe essere stata anche il doppio, se non il triplo, di quella da noi stimata a seconda della percentuale di ore di cassa integrazione che li hanno interessati. In tale periodo, per una più esaustiva panoramica sulla cassa integrazione, occorre aggiungere anche i 128 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione straordinaria e le prestazioni erogate dai Fondi di Solidarietà Alternativi dell’Artigianato e della Somministrazione. Per capire la portata di questa crisi e di quanto si è rivelato imponente l’ammortizzatore sociale con causale Covid-19, è sufficiente confrontare l’ammontare di ore autorizzate durante l’emergenza sanitaria, con il precedente periodo di crisi iniziato nel 2008: in 7 mesi la cassa integrazione è stata circa pari alle ore autorizzate nel triennio 2012-2014.
La forte richiesta della UIL, unitamente a Cgil e Cisl, di prorogare fino alla fine di marzo il blocco dei licenziamenti e proseguire con gli ammortizzatori sociali, ha trovato conferma nella Legge di Bilancio, ma occorre iniziare a lavorare già da ora, e con uno sguardo lungimirante, a tutta quella strumentazione e alla messa in atto di efficaci politiche (in primis le politiche attive), che serviranno a sostenere e sviluppare il mercato del lavoro quando la crisi sarà finita e con essa le misure emergenziali adottate in questi lunghi mesi di pandemia.
“Non sottovalutiamo che Svimez – aggiunge il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli – stima “una riduzione dell’occupazione al Sud del -4,5%, il triplo rispetto al Centro-Nord” e si attende sempre al Sud una perdita di circa 280mila posti di lavoro al Sud. La crescita congiunturale dell’occupazione era già modesta, la ricerca di lavoro in diminuzione e l’inattività in aumento. Il calo della partecipazione al mercato del lavoro causato dalla crisi si vede anche nell’aumento dei NEET, giovani tra 15 e 34 anni non occupati e non in formazione: sono 1800mila nel terzo trimestre di quest’anno al Sud, di cui poco più di un milione di donne.
Dunque la crisi seguita alla pandemia è stata un acceleratore di quei processi di ingiustizia sociale in atto ormai da molti anni che ampliano le distanze tra cittadini e territori: rispetto al 2008, l’occupazione giovanile è calata di 573mila unità al Sud; l’emergenza sanitaria ha cancellato in un trimestre quasi l’80% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 ed il 2019 riportando il tasso d’occupazione delle donne a poco più di un punto sopra i livelli del 2008″.